I cristiani del Medio Oriente e una recente nomina vaticana

Cari amici di Duc in altum, ricevo e vi propongo una lettera che esprime forti perplessità (per usare un eufemismo) sulla nomina di monsignor Claudio Gugerotti, finora nunzio in Gran Bretagna, a prefetto del Dicastero per le Chiese orientali. Nella lettera vengono espresse anche dure critiche al papa e ci sono giudizi assai forti su altre realtà. L’autore mi ha chiesto di firmare il suo contributo con il solo nome di battesimo: Marco. Ovviamente il blog è a disposizione di chi volesse rispondere con valutazioni diverse.

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di Marco

Caro Valli,

mi chiamo Marco, e sono un appassionato sia delle Chiese sia dei cristiani del Medio Oriente, che io ritengo i nostri fratelli migliori, poiché testimoniare il Vangelo dove la maggioranza è musulmana (ma andando “sul campo” mi sono accorto che molti musulmani non sono ostili ai cristiani) o peggio ancora sionista (gli ebrei israeliani odiano i cristiani e li discriminano, inutile girarci intorno in nome del famigerato politicamente corretto) può anche essere molto difficile.

Ho studiato la storia dei cristiani d’Oriente e la storia del Medio Oriente. E da quattordici anni a questa parte mia moglie ed io abbiamo girato il Medio Oriente (Terra Santa più volte, Libano – paese che noi amiamo molto, unica democrazia del Medio Oriente – cinque volte, due volte in Giordania, due volte in Siria, due volte in Armenia, una volta ad Alessandria d’Egitto, una volta ad Ankawa, quartiere cristiano di Erbil in Iraq, una volta in Iran e innumerevoli volte in Turchia), cercando sempre di incontrare le comunità cristiane locali, sia cattoliche sia ortodosse, e chiedendo ogni volta guide cristiane che conoscessero bene la realtà.

Inoltre abbiamo sempre cercato di visitare le chiese dei cristiani del Medio Oriente in diaspora, a partire da Roma (dove abbiamo conosciuto anche le suore caldee) e dalla Francia, dove ce ne sono tanti.

Il cristianesimo del Medio Oriente, anche se forse non grande nei numeri, è però grande per la fede, la partecipazione religiosa e la testimonianza del Vangelo. Tra di loro, atei e relativisti albergano raramente.

I i riti cristiani d’Oriente non sono solo una peculiarità di tipo religioso, ma anche una realtà storica, culturale, linguistica ed etnografica che vive e va mantenuta viva.

Gli armeni sono armeni, i copti sono egiziani più che arabi (infatti la lingua dei loro riti è il copto e non l’arabo), i siri, i giacobiti, i nestoriani, i caldei sono assiri e parlano due versioni dell’aramaico (il siriaco occidentale o quello orientale), i maroniti sono libanesi con un misto di arabo e di siriaco e una forte influenza culturale francese, i melkiti sono arabi, come i greco-ortodossi (ma quelli del Patriarcato di Antiochia hanno vertici e clero arabi, quelli del Patriarcato di Alessandria vertici e clero greci, quelli del Patriarcato di Gerusalemme vertici greci, mal digeriti dai fedeli che sono arabi, e clero arabo), mentre i latini sono o arabi oppure levantini (i discendenti degli europei trasferitisi nell’Impero Ottomano) soprattutto in Libano, Egitto e Turchia.

Ora, dal 2011 i cristiani del Medio Oriente sono sotto attacco anche militare. Dei musulmani? No. Dell’Occidente liberal, dei democratici Usa e dell’empia e apostata Ue. L’attacco alla Siria è stato anche un attacco ai cristiani, che ora devono pure sopportare le ignobili sanzioni affamatrici occidentali, alla faccia delle chiacchiere dei liberal sui diritti umani; gli stessi cristiani che sono vittime delle sanzioni al Libano e sono stati travolti dalle guerre occidentali all’Iraq.

L’Occidente, per cacciare i russi (e i cinesi) dal Medio Oriente, ha tentato di mettere al potere ovunque i Fratelli Musulmani, notoriamente intolleranti, o estremisti ancora peggiori come quelli di Al Nusra. E quindi i cristiani, vittime sacrificali, dovevano perire o andarsene, come disse una volta il presidente francese Sarkozy al Patriarca maronita Raï.

Questo piano è fallito, per l’intervento della Russia in Siria. Una volta i protettori dei cattolici in Medio Oriente erano i francesi, mentre i russi lo erano degli ortodossi, ma ora gli unici protettori di tutti i cristiani in Medio Oriente sono i russi, e i cristiani del Medio Oriente lo hanno capito benissimo. Difatti, se una volta erano tendenzialmente filo-occidentali, oggi da quelle parti gli occidentali sono detestati, come non sono amati i protestanti, visti come emanazione dell’Occidente.

Il piano è fallito perché molti musulmani, anche a prezzo della vita, si sono opposti, in quanto nemmeno loro vogliono vivere in paesi fascisti, intolleranti e integralisti.

La realtà è molto diversa da come la raccontano i media mainstream di regime in Occidente.

I cristiani in Siria si sono schierati compattamente con il legittimo governo Assad. Uno dei sacerdoti caldei di Ankawa mi raccontava che i cristiani stavano meglio con Saddam Hussein, così come i cristiani egiziani stanno meglio con Al Sisi che non con Mubarak o peggio ancora Morsi. E padre Bertogli, parroco di Antiochia andato in pensione a 86 anni questo mese dopo decenni in Turchia, mi diceva il mese scorso, quando siamo andati a trovarlo in occasione di un week-end di studio sui cristiani e gli alawiti della provincia di Antiochia, che le minoranze religiose stanno molto meglio con il governo presunto islamista dell’Akp e con il “dittatore” Erdogan che non con i precedenti governi kemalisti tanto elogiati dai media di regime occidentali come “laici e democratici”.

Padre Bertogli mi ha detto una cosa bellissima, che tutti i sacerdoti, soprattutto i tanti vescovi e sacerdoti italiani che si sono ridotti miserabilmente a fare gli impiegati del regime, dovrebbero sempre avere a mente: “A seminare il Vangelo si raccoglie sempre qualcosa”.

E il Vaticano, in tutto questo? E Papa Francesco?

Una vergogna ai limiti dell’apostasia. Papa Francesco, cappellano dei democratici americani e della Ue nuova Unione Sovietica (ma peggiore), ha abbandonato in modo vile e ignobile i cristiani del Medio Oriente a loro stessi: mai una parola sulla sorte dei cristiani siriani, mai una parola sulle vessazioni subite dai cristiani palestinesi da parte dei sionisti e delle squadracce naziste dei coloni che fanno il bello e il cattivo tempo sotto lo sguardo compiacente e complice delle autorità israeliane. Ha visitato l’Iraq ma più per fare da pontiere tra sciiti e sunniti che per i cristiani, i quali comunque, indipendentemente dalle intenzioni del Papa, hanno avuto un grande giovamento da quel viaggio.

Pochissime le nomine cardinalizie tra i Patriarchi delle sette chiese del Medio Oriente.

E, cosa assai grave, il viaggio in Libano non fatto, per compiacere l’amministrazione Biden che non lo gradiva.

A fine aprile siamo stati in Libano, partecipando anche alla marcia degli armeni (a Beirut sono più di 120 mila) per commemorare il loro genocidio (genocidio non solo armeno ma anche assiro, va sempre ricordato). Il Libano, paese in grave crisi economica dovuta alla rovinosa svalutazione della moneta e alle criminali sanzioni occidentali, attendeva il Papa per metà giugno. Un viaggio che sarebbe stato di grande aiuto per tutto il Libano e soprattutto per i cristiani libanesi che sono dal 30 al 40% della popolazione. Ma vigliaccamente il Papa ha rinunciato adducendo “motivi di salute”, salvo una settimana dopo andare in Canada (viaggio ben più impegnativo per ore di volo) a baciare la pantofola a Trudeau, politico di punta della scuderia di Klaus Schwab e degli oligarchi di Davos. Vergogna!

Adesso leggo della nomina da parte del Papa del nuovo prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, monsignor Claudio Gugerotti. Il cui curriculum professionale non spiega come mai sia stato scelto per questo incarico. Nunzio apostolico in Gran Bretagna, e prima in Ucraina, ha avuto esperienze precedenti in alcuni paesi ex sovietici come Bielorussia, Armenia, Georgia ed Azerbaigian.

In Bielorussia ed Azerbaigian i cattolici sono di rito latino e non sono mediorientali bensì polacchi e lituani. In Armenia i cattolici sono pochissimi, di rito armeno-cattolico, concentrati nell’area di Gyumri (ex Alexandropol). In Georgia sono di rito latino, con una piccola ma viva minoranza caldea. Resta l’Ucraina, ma dei greco-cattolici della Galizia, del loro clero e dei loro vescovi è meglio che ci vergogniamo e basta, visto che durante la seconda guerra mondiale hanno tutti collaborato con i nazisti per lo sterminio degli ebrei e dei polacchi. E l’arcivescovo maggiore di oggi, Shevchuk, è un  guerrafondaio che incita all’odio contro i russi, compresi i tanti che vivono in Ucraina, seguito da tutto il suo clero. Altri papi per molto meno lo avrebbero sconfessato (non so se un arcivescovo maggiore di una Chiesa sui iuris possa essere destituito dal Papa), e ricordo che lo stesso Benedetto XVI, che la storia la conosceva, era fortemente diffidente nei confronti della Chiesa greco-cattolica galiziana.

E comunque l’incarico in Gran Bretagna da solo rende Gugerotti inadatto a occuparsi delle Chiese orientali. Conoscenza approfondita del Medio Oriente? Zero. Forse qualche viaggio e niente più. Non conosce né l’arabo né il siriaco. Magari chiedergli di conoscere il siriaco è un po’ troppo, ma uno che si deve occupare di Medio Oriente l’arabo deve conoscerlo.

In poche parole, il Vaticano avrà per le Chiese orientali un prefetto che ignora totalmente le chiese del Medio Oriente (di cui continua l’abbandono se non l’ostilità da parte di questo Papa) nonché clamorosamente filo-occidentale e filo-ucraino. La scelta più sbagliata che si potesse fare. Una scelta vergognosa, indecente, ignobile e inaccettabile per i cristiani del Medio Oriente e per quelli di noi che li amano e li sostengono.

Spero che il prossimo Papa (che lo Spirito Santo sappia guidare bene i cardinali nella scelta!) rimedi all’errore affidando la responsabilità di un dicastero così importante a un nuovo prefetto con un profilo ben più adatto al ruolo.

 

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