Voci dall’Honduras: “Diaconi permanenti al servizio della Chiesa o di Maradiaga?”
Cari amici di Duc in altum, torniamo a occuparci del cardinale honduregno Óscar Ándres Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e coordinatore del Consiglio dei cardinali, uomo vicinissimo a papa Francesco. Mentre si avvicina la data del suo ritiro (il 29 dicembre compirà ottant’anni) si infittiscono le accuse nei suoi confronti. Ampiamente documentate da Martha Alegría Reichmann nel libro Traiciones sagradas (Sacri tradimenti, di prossima pubblicazione anche in italiano), esse trovano ora conferma in quanto scrive il gruppo che si firma Laicos de Honduras.
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di Laici dell’Honduras
La figura del diacono permanente, un uomo maturo che può essere sposato e riceve un grado di ordinazione che gli permette di svolgere alcuni ministeri nella Chiesa cattolica, esisteva già nell’antichità ed è stata ripristinata dal Concilio Vaticano II (1962-1965).
Per affrontare il tema del diaconato all’interno della Chiesa cattolica, dobbiamo innanzitutto definirne il termine e la classificazione, in modo che coloro che hanno meno familiarità con la struttura della gerarchia cattolica possano capire.
Il diacono (dal greco diakonos e poi dal latino diaconus, “servo”) è considerato un servitore, chierico o ministro ecclesiastico, le cui qualifiche e funzioni variano a seconda dei diversi rami del cristianesimo.
Nella Chiesa cattolica esistono due tipi di diaconi: il diacono transitorio, che si prepara al sacerdozio, e il diacono permanente, un uomo profondamente spirituale e prudente che, dopo anni di studio e formazione, assiste il pastore e serve la Chiesa e il suo popolo.
Il Catechismo della Chiesa cattolica dice:
“Il ministero ecclesiastico di istituzione divina viene esercitato in diversi ordini, da quelli che già anticamente sono chiamati vescovi, presbiteri, diaconi” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 10]. La dottrina cattolica, espressa nella Liturgia, nel magistero e nella pratica costante della Chiesa, riconosce che esistono due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo: l’episcopato e il presbiterato. Il diaconato è finalizzato al loro aiuto e al loro servizio. Per questo il termine ” sacerdos ” – sacerdote – designa, nell’uso attuale, i vescovi e i presbiteri, ma non i diaconi. Tuttavia, la dottrina cattolica insegna che i gradi di partecipazione sacerdotale (episcopato e presbiterato) e il grado di servizio (diaconato) sono tutti e tre conferiti da un atto sacramentale chiamato “ordinazione”, cioè dal sacramento dell’Ordine (1554).
“In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani “non per il sacerdozio, ma per il servizio” (1569).
“Dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa latina ha ripristinato il diaconato “come un grado proprio e permanente della gerarchia”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 29] mentre le Chiese d’Oriente lo avevano sempre conservato. Il diaconato permanente, che può essere conferito a uomini sposati, costituisce un importante arricchimento per la missione della Chiesa. In realtà, è conveniente e utile che gli uomini che nella Chiesa adempiono un ministero veramente diaconale, sia nella vita liturgica e pastorale, sia nelle opere sociali e caritative “siano fortificati per mezzo dell’imposizione delle mani, trasmessa dal tempo degli Apostoli, e siano più strettamente uniti all’altare, per poter esplicare più fruttuosamente il loro ministero con l’aiuto della grazia sacramentale del diaconato” (1571).
Questo diaconato permanente, che può essere conferito a uomini sposati, costituisce un importante arricchimento per la missione della Chiesa.
I Laicos de Honduras, come gruppo di fedeli cattolici e guardiani della Chiesa di Gesù Cristo in Honduras, si sono nuovamente interessati all’argomento, viste le infallibili denunce emanate dall’arcidiocesi di Tegucigalpa in questi tempi bui del cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga.
L’indagine nasce dall’incontro con una fonte molto vicina sia a Rodríguez Maradiaga sia a Elio Alvarenga Amador, attuale rettore dell’Università Cattolica dell’Honduras.
Il primo diacono permanente in Honduras è stato ordinato nell’aprile 2012 dal cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga nell’arcidiocesi di Tegucigalpa. Una “grazia” andata proprio al famigerato Elio David Alvarenga Amador, “fondatore” e rettore eterno dell’Università Cattolica dell’Honduras. Il secondo, un accademico, ordinato nel 2015 sempre a Tegucigalpa, è il signor Carlos Echeverría, che dopo essere stato ordinato diacono permanente è stato anche assunto per lavorare presso la stessa Università Cattolica, al servizio del rettore e del suo primo cugino e vicerettore accademico. Un terzo è stato ordinato nel 2018. C’è poi un altro diacono permanente, di origine salvadoregna, José Peñate, che lavora in un quartiere povero di Comayagüela, nella parrocchia di Santísima Trinidad, nella colonia di Nueva Capital. Un quinto, Javier Amilcar Suazo, lavora nella Basilica di Suyapa. Tutti questi sono incardinati nell’arcidiocesi di Tegucigalpa, il territorio dell’astuto amministratore Rodríguez Maradiaga. Ultimo nome è quello di Juan Donaghy, nella diocesi di Santa Rosa de Copán.
Il Nuovo Testamento (1 Timoteo 3), occupandosi dei requisiti dei vescovi e dei diaconi, ricorda: “Non sia dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non amante del denaro”, “Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni”, “ Anche questi siano prima provati, poi assumano l’incarico di diaconi se sono irreprensibili”, “I diaconi siano mariti di una sola moglie e governino bene i loro figli e le loro famiglie”.
La nostra fonte, che ha preferito l’anonimato, prosegue soffermandosi sull’ordinazione del primo diacono permanente in Honduras: come abbiamo detto, l’attuale rettore dell’Università Cattolica, il signor Elio Alvarenga Amador. Una scelta scioccante e sospetta sia per la comunità dell’Università Cattolica sia per gli amici e i colleghi dello stesso Alvarenga Amador. Non tanto perché nella gerarchia cattolica honduregna si tratta di una figura nuova, in precedenza sconosciuta, né tanto meno per il povero curriculum presentato dal candidato, tenendo conto che c’erano altri candidati più meritevoli come don Virgilio Madrid Solís, un esempio di dignità, ma perché la nomina è qualcosa di “opaco e oscuro” nelle mani di Rodríguez Maradiaga, Juan José Pineda Fasquelle e dello stesso Alvarenga Amador. Tutti e tre trarrebbero infatti beneficio dall’ordinazione.
Ma qual è stato lo scopo ultimo dell’ordinazione diaconale di Alvarenga Amador? Secondo le nostre consultazioni con altre fonti, Elio Alvarenga ha trascorso diversi anni della sua giovinezza nel seminario minore di San José, nel quartiere Casamata di Tegucigalpa, e dopo anni di formazione i saggi formatori di allora (veri sacerdoti), dopo aver valutato la sua crescita personale e spirituale in vista del sacerdozio, constatarono che essa non soddisfaceva né i requisiti personali né quelli spirituali. Di conseguenza, dissero che avrebbe potuto dedicarsi a qualsiasi professione ma niente sacerdozio.
Questa situazione segnò per sempre la vita di Elio Alvarenga, facendolo sprofondare in una forte depressione che si manifestò anche con un alcolismo mascherato e un fanatismo religioso debordante.
Ma le menti ambiziose e perverse del cardinale Rodríguez Maradiaga e del suo vescovo ausiliare Pineda Fasquell, che ormai avevano formato un duo malefico con l’obiettivo di arricchirsi a ogni costo, misero gli occhi sui tesori dell’Università Cattolica dell’Honduras e, vedendo la debolezza del suo rettore, l’uomo che aveva sempre voluto essere un sacerdote, decisero che per assicurarsi le entrate future la chiave era proprio Alvarenga, perché se avessero posto rimedio a quella frustrazione che lo affliggeva da molti anni avrebbero potuto disporre non di un diacono al loro servizio nelle liturgie, ma di un religioso subalterno che, in virtù di un ordine “clericale” emanato dall’autorità gerarchica, avrebbe potuto riempirsi le tasche con i fondi dell’Università Cattolica dell’Honduras.
Oggi Elio Alvarenga si muove come un sacerdote qualsiasi, con tanto di camicia e colletto, ma, secondo i dipendenti ed ex dipendenti dell’università, non è per niente un sacerdote qualsiasi perché è riconosciuto dall’intera Conferenza episcopale dell’Honduras per la sua “generosità” nel distribuire assegni durante le riunioni del personale universitario.
La storia non finisce qui, dice la fonte. Il diacono ormai è invecchiato e sta entrando nella senilità. Pineda Fasquell è diventato il capro espiatorio per i peccati del suo capo ed è stato allontanato dalla Chiesa per ordine di Papa Francesco. E il cardinale Rodríguez Maradiaga dovrebbe ora andarsene nel giorno del suo ottantesimo compleanno.
Sia il “cardinale dell’opzione per i poveri” sia l’eterno rettore Alavarenga Amador sono preoccupati. Non vogliono lasciare l’università nelle mani di qualcuno che potrebbe indagare sulla corruzione che regna da anni, qualcuno che potrebbe interrompere il flusso di denaro drenato per decenni. Dunque?
“La soluzione è in cantiere da alcuni mesi”, ci dice la fonte mentre si pulisce le labbra con un tovagliolo dopo aver bevuto un caffè.
È emerso che all’interno dell’università c’è un nepotismo peggiore di quello che vediamo nei governi al potere nel nostro Paese. C’è una famiglia di cognome Fernández García, ci dice la fonte anonima con un sorriso malizioso, che è riuscita a entrare nelle grazie del rettore Alvarenga Amador, ottenendo alcune delle migliori posizioni nella struttura universitaria. La madre della famiglia Fernández García, che è riuscita a convincere Alvarenga di essere una veggente in contatto con la Vergine Maria, gli porta costantemente messaggi affinché proceda secondo le rivelazioni. La figlia, dentista, vicerettore della pastorale universitaria, è responsabile delle cliniche odontoiatriche dell’Università Cattolica dell’Honduras. E il figlio, Victor Fernandez Garcia, è il delfino di Rodriguez Maradiaga e dello stesso Alvarenga Amador.
Victor, come lo chiama la maggior parte della comunità universitaria, è un giovane simpatico, ma non di più: l’anno scorso è stato proclamato dottore in Teologia, e quest’anno è stato promosso, contro ogni previsione, a segretario generale dell’Università. Non solo. Secondo la nostra fonte, si sta pensando di consacrarlo come sesto diacono dell’arcidiocesi di Tegucigalpa, il tutto per completare il suo curriculum e farne così il nuovo rettore dell’Università Cattolica dell’Honduras, ovviamente non al servizio della Chiesa ma al servizio dell’arcivescovo emerito Rodriguez Maradiaga e del suo diacono d’oro Elio Alvarenga Amador.
Se nessuno farà e dirà nulla, il cardinale Rodriguez Maradiaga ed Elio Alvarenga Amador, ora che se ne vanno, potranno dormire tranquilli e godere di quei beni della Chiesa cattolica che da anni sono gestiti per loro uso personale in modo corrotto e perverso. Potranno congratularsi con loro stessi di essere stati prototipi eccellenti dell’amministratore astuto dei Vangeli, avendo distribuito ciò che non è loro. E potranno essere accettati e riveriti quando torneranno a essere ciò che sono sempre stati, cioè nulla.
“Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?” (Luca 16,8-12).
Fonte: infovaticana.com