Caro Aldo Maria, ti scrivo / Cronache dal clero. Il dovere di non dimenticare. E la forza del perdono
di padre Mario Begio
Un paio di settimane fa sui social ho trovato uno scritto di Rossella Fidanza. Io non so chi sia questa autrice, ma intuisco che sia meglio non dire al vicario zonale che leggo Rossella Fidanza, altrimenti mi toglie i benefici ecclesiastici o quel che ne è rimasto.
Ebbene, scrive la Fidanza: “È passato un anno. Non un bell’anniversario da festeggiare”. Concordo.
Il 21 settembre 2021 con il decreto legge n. 127 entrava in vigore il green pass per andare a lavorare. E meno male che i preti non lavorano: sono salvo! Forse.
“Il lavoratore sprovvisto di un green pass valido non può accedere al luogo di lavoro ed è considerato assente ingiustificato, senza diritto allo stipendio, fino alla presentazione di un valido green pass”.
È vero: noi abbiamo creato una raccolta fondi per i fedeli lasciati a casa senza soldi e con famiglie da mantenere, ma di nascosto, altrimenti il maresciallo, il dottore, il sindaco e il prevosto si indignavano.
“In poche righe, nero su bianco, la volontà di sottomettere e discriminare chi non si è voluto piegare al volere di maledetti tecnocrati collusi con Big Pharma”.
Maledetti non so, mi piace pensare che Dio non maledice. Però cattivi, molto cattivi, e i cattivi rischiano l’Inferno.
“Il dolore di chi in seguito ha subito la violenza di una vaccinazione obbligatoria perché non aveva scelta, l’umiliazione di coloro che per lo stesso motivo per mesi si sono sottoposti ogni quarantotto ore a un tampone fasullo pagandolo un patrimonio, l’eroismo di chi ha detto no e ne ha affrontato le conseguenze, e tutt’ora le subisce, sanitario sospeso dal lavoro”.
Sottoscrivo, concordo, ho raccolto e raccolgo scaglie di questo dolore dal confessionale che non ho mai chiuso, mai: solo l’ho spostato a cielo aperto.
“È stata un’escalation, ci avevano già escluso dalla vita sociale, trattandoci come paria che non meritavano di potersi sedere con la famiglia a mangiarsi una pizza in mezzo a quell’esercito di zombie punturati che si sentivano per questo superiori e legittimati ad ogni tipo di insulto”.
“Zombie punturati” è un’espressione che non mi piace; tanti sono stati ricattati, tutti comunque sono miei parrocchiani e per questo non li ho messi alla porta neanche quando mi ci hanno messo loro.
Poi Rossella scrive altre cose che sono vere, anche se le racconta con molta amarezza e io non sto a riportare tutto. Salto al finale: “Non so se vivrò abbastanza per vederli pagare per le loro responsabilità, ma so di certo che questa ferita profonda non è rimarginabile e non permette di dimenticare”.
Beh, che cosa pensarne? Penso che la ferita è profonda davvero e in molti casi è come una piaga sul cuore che sta lì sotto e geme, anche se non sembra. So che vivremo abbastanza a lungo per vedere compiersi la giustizia, almeno quella eterna, perché nel giorno del giudizio saremo vivi, almeno in spirito, per assistere al verdetto del Signore. E d’un tratto provo così tanta pena per i malvagi responsabili di tutto questo, i quali leggendo queste righe rideranno. Ma sotto sotto sapranno che ho ragione, o almeno sapranno che per scoprire se hanno torto dovranno attendere finché non sia troppo tardi. E quindi anche loro lì dentro gemono, anche se non sembra.
E infine, si può dimenticare? La risposta non è semplice. Spiritualmente è necessario perdonare, è l’unico modo per cacciare il male e la tentazione dal nostro cuore. In un senso più concreto invece non si può effettivamente dimenticare, non si può lasciar correre le ingiustizie e abbandonare a sé le vittime dei torti accumulati. E dunque? E dunque di questo dobbiamo tornare a parlare, ma non adesso perché odio le prediche lunghe e gli articoli lunghi.
E mi fermo qui. Per oggi.
6.continua
Le precedenti Cronache dal clero di padre Mario Begio sono state pubblicate qui, qui, qui, qui e qui
Padre Mario ora ha una mail alla quale potete scrivere: mario.begio@gmail.com