Nelle scorse ore la Compagnia di Gesù ha emesso un comunicato nel quale chiarisce di aver preso provvedimenti amministrativi di tipo cautelare nei confronti di padre Mark Ivan Rupnik, sacerdote e artista gesuita. Il comunicato si è reso necessario a seguito del nostro articolo del 1° dicembre 2022 Padre Rupnik accusato di violenze sessuali e psicologiche. Il silenzio dei gesuiti.
I gesuiti chiariscono: “La Compagnia di Gesù ha immediatamente nominato per l’indagine un istruttore esterno”. Specificando, così, di aver utilizzato massima imparzialità. Difatti, l’indagine di cui parlano non si riferisce a quella condotta da monsignor Libanori, il quale ha agito come vescovo ausiliare della diocesi di Roma e non come delegato della Compagnia di Gesù.
Sul gesuita Rupnik, infatti, sono arrivate diverse segnalazioni da diversi ambienti e dirette a differenti enti. Questo conferma, peraltro, che le denunce non sono “vendette” o cos’altro, che giungono da un solo soggetto. Inoltre, i superiori scrivono: “Dopo aver studiato il risultato di questa indagine, il Dicastero ha costatato che i fatti in questione erano da considerarsi prescritti e ha quindi chiuso il caso, ad inizio ottobre di quest’anno 2022”.
Le conclusioni di monsignor Libanori, pertanto, trovano conferma nella decisione del Dicastero. Le due indagini hanno appurato che i fatti sono avvenuti e le vittime sono credibili. Due persone di due diversi ambienti. I fatti, però, sono prescritti. Sia chiaro, la prescrizione è un principio fondamentale dello stato di diritto e, pertanto, va rispettata la procedura. Altresì è necessario chiarire che prescrizione non è archiviazione. I fatti prescritti sono appurati e verificati. Semplicemente non si è più punibili perché è passata la pretesa punitiva. Nell’ordinamento canonico, ancor più che negli altri ordinamenti, si auspica che il colpevole si sia ravveduto e abbia compiuto un cammino di redenzione. Certo, bisognerebbe, anche, che si comprendesse anche il proprio peccato/delitto.
A quanto pare, però, il preposito generale dei Gesuiti non ritiene padre Rupnik inoffensivo. “Durante il percorso dell’indagine previa, varie misure cautelari sono state prese nei confronti del padre Rupnik: proibizione dell’esercizio del sacramento della confessione, della direzione spirituale e dell’accompagnamento di Esercizi Spirituali. Inoltre, era fatto divieto a padre Rupnik di esercitare attività pubbliche senza il permesso del suo superiore locale” ha chiarito il comunicato. E sottolinea: “Queste misure a tutt’oggi in vigore, come misure amministrative, anche dopo la risposta del Dicastero per la dottrina della fede”.
Pertanto, Rupnik non può confessare, non può fare direzione spirituale e non può predicare esercizi spirituali. Tutto chiaro. C’è da dire che le misure adottate sono valide e il lavoro della Compagnia è encomiabile. “I gesuiti si sono lavati la coscienza” dice qualche malizioso. Difatti, il comunicato mette le mani avanti: “Noi abbiamo fatto quel che dovevamo fare”. Facendo intendere che, per quanto riguarda altre questioni, loro non hanno competenza. Remissione di scomuniche, sviluppi di altri procedimenti eccetera. Tutto compete ai dicasteri competenti. E in effetti è così.
Come avevamo già scritto, il preposito è risultato molto più fermo del papa. Ritenendo che vi siano ancora i motivi che le giustificano, ha disposto che le limitazioni perdurino. Rupnik, però, non sembra pentito del suo operato, anzi, continua serenamente la propria attività incurante delle imposizioni del proprio superiore.
Dal 13 al 17 febbraio 2023, presso il santuario della Santa Casa di Loreto, Rupnik guiderà gli esercizi spirituali ai presbiteri e i religiosi. In sostanza dovranno ricevere delle meditazioni sulla vita ministeriale da una persona che sta contravvenendo a un provvedimento dell’autorità ecclesiastica. Ma come è possibile che il prelato Fabio Dal Cin permetta una cosa del genere? Allo stesso tempo c’è da chiedersi: chi ha emesso il provvedimento ha certamente svolto il suo dovere, ma la verifica che questo venga rispettato a chi spetta? Cicero pro domo sua?
In queste dinamiche si percepisce realmente il potere dei singoli. Ed è qui che le affermazioni di qualche ecclesiastico trovano conferma: “Too big to fail”. Sacerdoti e religiosi che hanno commesso azioni molto meno gravi si ritrovano castigati ed esiliati; Rupnik, invece, continua ad andare a riscuotere lauree in giro per il mondo e a racimolare denaro con le sue opere.
Ve lo ricordate monsignor Michel Christian Alain Aupetit, arcivescovo di Parigi? È stato accusato di aver “flirtato” con una donna consenziente. Chiaro? Una donna consenziente! Il papa lo ha dimesso senza spiegare ai giornalisti serpenti che ognuno è libero di fare ciò che vuole nella propria vita privata, se non commette reati.
Mark Ivan Rupnik, invece, papa Francesco lo riceve a gennaio 2022 mentre, specificano da Borgo Santo Spirito, era in corso ancora il giudizio al Dicastero per la dottrina della fede che si è concluso solo lo scorso ottobre.
Ma quando mai il papa riceve un prete qualunque accusato di delitti così gravi? Come abbiamo sottolineato, infatti, Rupnik non aveva alcuna carica per cui sarebbe dovuto andare in udienza da Francesco.
Ancora una volta, due pesi e due misure.
Mentre il Preposito scrive: “Durante il percorso dell’indagine previa, varie misure cautelari sono state prese nei confronti del padre Rupnik”, ritornano alla mente alcuni eventi che, anche qui in Vaticano, hanno visto protagonista Rupnik.
Ricordate l’Incontro mondiale delle famiglie che si è tenuto dal 22 al 26 giugno 2022? L’immagine ufficiale dell’incontro era stata dipinta dal gesuita Mark Rupnik.
Non dimentichiamo, poi, la catechesi che Rupnik ha tenuto per illustrare l’opera. Il provvedimento è nell’archivio dell’Ufficio giuridico del Vicariato: De Donatis non lo ha letto?
Dal 9 al 13 agosto 2022 padre Rupnik ha predicato alla scuola di spiritualità in una parrocchia del Mantovano (Castel d’Ario). A settembre 2022, mentre il dicastero tirava le conclusioni, il cardinale Osoro benediva la prima pietra della Cappella dell’Università Francisco de Vitoria (UFV) ideata totalmente da Rupnik. La stessa università ha conferito, nel 2013, al gesuita una laurea honoris causa.
Per non dimenticare la Cappella del Seminario Romano Maggiore, “un’iniziativa fortemente voluta dal cardinale vicario Angelo De Donatis”, scrive Romasette.it. E aggiunge: “Il progetto è stato sottoposto a papa Francesco, che lo ha approvato”. Il cardinale vicario, quindi, sapeva delle condotte di Rupnik ed ha affidato il progetto (fortemente voluto) per la cappella dei futuri presbiteri della sua diocesi a un soggetto del genere. Il papa? Ha approvato. Probabilmente a gennaio 2022, quando lo ha ricevuto, gli ha dato una pacca sulla spalla e gli ha detto di stare sereno, proprio come fece con il cardinale Maradiaga e monsignor Zanchetta.
Il problema del caso Rupnik è molto più profondo di quanto possa apparire: si tratta di un ulteriore caso di cui papa Francesco era a conoscenza e non ha fatto nulla per fermarlo [caso Inzoli].
S.I.
Fonte: silerenonpossum.it