Cari amici di Duc in altum, ricevo e volentieri e vi propongo questa nota di Liberi in Veritate.
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Comunicato ufficiale di Liberi in Veritate riguardo alcune problematiche prive di certezza oggettiva e fortemente divisive
“Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore”
Mt, 26,31
Care amiche, cari amici di LiVe,
con il presente comunicato si indicano e risolvono in via definitiva alcune questioni e posizioni che hanno provocato dubbi o comunque mancanza di chiarezza.
La guida della nostra azione nel campo religioso e in quello civile e culturale sono i 25 punti programmatici, come sul piano politico partitico sono i 10 punti che da questi derivano.
Sui 25 punti si fonda l’accordo tra i fondatori del progetto e in nome di questi punti hanno aderito tutti coloro che oggi costituiscono la nostra realtà, dai primi intellettuali firmatari ai responsabili locali e a ogni altro aderente. E così dovrà essere nel futuro.
Siamo uniti da quel programma, ma ciascuno dei fondatori e degli intellettuali aderenti o amici rimane una persona pensante e responsabile, e quindi libera nel privato di avere anche idee o alcune sfumature differenti sulle questioni non comprese nel programma comune, purché ovviamente non in contrasto aperto con il Vangelo, con il Magistero della Chiesa di sempre, con la legge naturale.
Questo discorso è effettivo soprattutto per quanto concerne alcuni aspetti della vita della Chiesa Cattolica odierna, per i quali le divisioni fra i cattolici sono profondissime e palesi a tutti e senza possibilità di immediata soluzione condivisa.
Occorre infatti tenere costantemente presente che mai come oggi si sta realizzando sotto i nostri occhi la profezia biblica: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore” (Mt, 26,31). La conseguenza è la più incontrollabile confusione teologica, dottrinale, liturgica, e anche spirituale, nella quale ogni pecora – che il più delle volte fino a poco tempo fa nemmeno aveva percezione della tragica realtà della ormai pluridecennale Crisi della Chiesa! – oggi si sente pastore infallibile e giudica e condanna gli altri con la sicumera del grande dottore della Chiesa, spesso senza nemmeno possedere le basi primarie di una qualsiasi dignitosa conoscenza teologica, ma solo sotto il pur comprensibile impulso dello sdegno emotivo per la tremenda situazione del clero attuale o dell’attaccamento sentimentale (e a volte idolatrico) per questo o quel personaggio pubblico. Tutto ciò crea ogni giorno un clima di scontro aperto e a volte veramente violento nei toni, una sorta di “guerra di tutti contro tutti”, che porta solo divisione e distruzione e favorisce solo l’azione nefasta del nemico del Bene e dei suoi potentissimi servi, in primis all’interno della Chiesa.
Anche noi fondatori e menti pensanti di LiVe sentiamo il peso fortissimo di questo clima su di noi. Ma non solo: anche fra noi stessi vi sono – per alcuni aspetti non presenti ovviamente nei 25 punti – sfumature e posizioni differenti. Solo per citare due questioni eclatanti sulle quali è lecito – quasi inevitabile – avere sensibilità e opinioni non del tutto concordi: le continue e varie apparizioni mariane (ovviamente ci riferiamo a quelle non riconosciute in via definitiva e perenne dalla Chiesa) e la tremenda questione dell’autorità suprema della Chiesa.
Nessuno al mondo può negare che su questi problemi (come anche su altri) esiste una spaccatura incontenibile che impedisce ogni equilibrato giudizio e ogni tentativo di comune reazione al male.
LiVe è invece un progetto nuovo, che si fonda sulla compartecipazione di più intellettuali cattolici, che mai prima erano stati insieme coinvolti in un progetto comune. Anzi, possiamo dire che mai è stato concepito in Italia un simile progetto, che è una vera e propria sfida colossale. Il patto fondativo che ha permesso la costituzione della nostra realtà si basa proprio sul principio da un lato della totale condivisione dei 25 punti, ma dall’altro della ovvia permanenza del giudizio personale su tali fondamentali questioni.
Per le ragioni finora espresse, fin dal primo incontro organizzativo, abbiamo stabilito che nel privato ognuno dei fondatori e intellettuali può mantenere, sulle questioni suddette, la propria opinione e propagarla per conto proprio nei propri canali o video o scritti, senza però in alcun modo coinvolgere liberi in veritate né gli altri fondatori e associati, ma parlando esclusivamente a titolo personale.
Pertanto, deve essere chiaro a tutti coloro che aderiscono a LiVe – come a tutti coloro che ne vengono comunque a conoscenza – che l’adesione o la mancata adesione di uno dei fondatori, dei dirigenti locali o intellettuali di riferimento a questa o quella apparizione non coinvolge minimamente nessuno degli altri fondatori, dirigenti o intellettuali amici. Stesso dicasi per la personale opinione sulla questione dell’autorità della Chiesa nel presente, come di ogni altra dirimente e dividente questione non indicata nei 25 punti.
Su questi temi, e in special maniera sui due sopra indicati, Liberi in Veritate non prende posizione ufficiale per tutte le ragioni appena spiegate, ma lascia a ogni singola personalità la propria libertà di giudizio. Ribadiamo ancora una volta, però, che questa libertà di giudizio coinvolge solo il diretto interessato e nessun altro e soprattutto non live come realtà in sé.
Onde prevenire prevedibili accuse di “ignavia”, di “ponziopilatismo” eccetera, chiariamo anche che questa nostra posizione è motivata solo in seconda battuta dalla pur inevitabile necessità di non cadere nei pozzi artesiani della divisione irrisolvibile e della guerra di tutti contro tutti che tutto distrugge, al fine di costruire di contro un forza controrivoluzionaria unita ed efficace basata su princìpi oggettivi e ideali certi, ma è anzitutto motivata da una condizione molto più importante e per noi imprescindibile.
Ed è quella di non commettere esattamente lo stesso errore da noi qui appena denunciato, ovvero quello di farci noi “papi” e decisori supremi, quasi come fossimo la “voce di Dio”, su tali questioni che invece sono esattamente al contrario assolutamente incerte e foriere di divisioni senza fine. Se la soluzione di ciascuna di tali problematiche fosse certa e condivisa da tutti o quasi tutti, allora non vi sarebbero divisioni, scontri, guerre ideologiche fra gruppi e intellettuali, ma tutto sarebbe scontato, come se parlassimo, tanto per fare un esempio classico e comprensibile a tutti, della certezza delle apparizioni di Lourdes o Fatima o della certezza della legittimità del pontificato di Papa Pio XII; ma siccome accade oggi esattamente il contrario, è evidente di per sé che soluzione oggettivamente certa e indiscutibile non esiste. Ed è anzitutto per questo che noi non ci ergiamo a giudici supremi di ciò di cui non può esservi ancora certezza assoluta, in primis la questione dell’autorità nella Chiesa attuale e quella delle innumerevoli apparizioni mariane (o presunti miracoli, prodigi, visioni, messaggi, ecc.): perché preferiamo rimanere umili nella nostra ignoranza (nel senso di mancanza di certezza oggettiva) senza sostituirci – nei toni, nei fatti e negli atteggiamenti – a Dio, che solo può dare risposta certa per tutti e per sempre come e quando vorrà.
È proprio la nostra coscienza che ci impedisce di pontificare senza essere pontefici e senza avere cognizione perfetta e piena dei fatti. L’ora è talmente buia che solo Dio riesce a vedere perfettamente, e proprio la mancanza della guida nella Chiesa è causa e conseguenza di tutto questo bailamme.
E tale nostro atteggiamento vuole essere un invito alla prudenza e alla moderazione dei toni per tutti i nostri aderenti, amici e simpatizzanti, e per tutti in qualche modo: è lecito avere una propria opinione, anche renderla pubblica e difenderla. Ma, nella situazione attuale, assumere sull’incerto e sulle problematiche più complesse ed elevate che possano oggi esistere la sicumera dello scomunicante ed ergersi a essere quasi la “voce di Dio”, è non solo fuori luogo (e in taluni casi anche ridicolo), ma anzitutto pericoloso per la propria anima e per quella degli altri che si convincono, di cui si diventa responsabili agli occhi di Dio.
A chi non piacesse questa nostra politica, possiamo solo dire che è libero di non aderire a LiVe e di non seguirci.
Chi invece comprende le ragioni profonde e basilari di questa nostra politica e lo spirito che le motiva, e sceglie di combattere insieme a noi la santa battaglia presente per la Fede, la Chiesa, la Verità nella libertà, la salvezza della nostra società e di tutti noi, in nome della Controrivoluzione, può aderire avendo la piena consapevolezza di quanto affermato, in totale sincerità di intenti e di cuore, in questo comunicato.
5 dicembre 2022
Corrado Ruini, presidente
Massimo Viglione, vicepresidente