Era il 1966 quando nei Paesi Bassi veniva pubblicato il famoso, o famigerato, Nuovo catechismo olandese o Catechismo per adulti, con il quale la Conferenza episcopale si apriva all’ecumenismo e metteva in discussione o relativizzava le verità accettate per dogma dalla fede cattolica. Animato da una prospettiva umanistica, tutta tesa a esaltare il progresso, era stato influenzato dal pensiero di teologi come Edward Schillebeeckx e Pierre Teilhard de Chardin. Obiettivo dichiarato era quello di diffondere un insegnamento della fede cattolica conforme allo “spirito” del Concilio Vaticano II. E ora si vedono i risultati. L’Olanda si avvia a essere un deserto spirituale. E le chiese vengono chiuse.
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Quasi cento chiese rischiano la chiusura imminente a causa della diminuzione di fedeli, volontari e reddito.
Nei Paesi Bassi una diocesi cattolica ha annunciato che il 60% delle sue chiese dovrà chiudere nei prossimi cinque anni a causa della diminuzione di fedeli, la mancanza di volontari e problemi economici.
Nel settembre scorso il vescovo Jan Hendricks ha diffuso i progetti per la diocesi di Haarlem-Amsterdam in un incontro con circa novanta amministratori parrocchiali.
La diocesi, che risale al 1559, copre la provincia dell’Olanda Settentrionale, nei Paesi Bassi nordoccidentali, così come la parte meridionale della provincia del Flevoland. Comprende anche Amsterdam, capitale del paese e città più popolosa.
Hendricks, che guida la diocesi dal 2020, ha detto che ormai è chiaro che “la pandemia di coronavirus ha accelerato il processo di ridimensionamento che era già in atto: i fedeli in età avanzata sono ulteriormente invecchiati e talvolta hanno smesso di frequentare la chiesa; altri si sono abituati a usi diversi per la domenica mattina, i volontari si sono ritirati, i cori si sono fermati”.
Le autorità diocesane hanno affermato che novantanove delle attuali 164 chiese cattoliche dovranno chiudere entro cinque anni. Delle restanti 65 chiese, 37 potrebbero continuare per cinque o dieci anni come “chiese di sostegno”, lasciando solo ventotto “chiese centrali” considerate vitali a lungo termine.
Il vicario generale monsignor Bart Putter dice che la diocesi non ha un preciso elenco di chiese che dovranno essere chiuse, ma spera che le comunità locali indichino quali devono essere designate come “chiese centrali”.
“L’idea – spiega il vicario – è di creare ventotto luoghi attivi nell’evangelizzazione. Speriamo che i parroci e i consigli parrocchiali si renderanno disponibili”.
I dati condivisi durante l’incontro di settembre mostrano che i frequentatori della Messa sono diminuiti da oltre 25 mila nel 2013 a 12 mila nel 2021.
“La partecipazione sta diminuendo drasticamente da molti anni. Non è uno sviluppo recente”, dice monsignor Putter. Negli anni Cinquanta nella diocesi circa l’80% della popolazione cattolica partecipava alla Messa, rispetto al dato odierno: solo il 3% dei cattolici battezzati va a Messa.
La diocesi, che già dal 2004 sta cercando di ridurre il numero delle chiese, è nota per le sue forti comunità cattoliche internazionali in aree urbane come Amsterdam e Almere. L’anno scorso è stata aperta una nuova chiesa ad Almere, considerata la città più nuova dei Paesi Bassi.
Don Jan-Jaap van Peperstraten, parroco nella regione di Alkmaar nell’Olanda settentrionale, afferma che la necessaria riduzione delle chiese colpirà probabilmente di più i cattolici delle zone rurali: “Abbiamo ricevuto la prima lettera dalla diocesi a maggio e non è stata una sorpresa. In effetti, eravamo già nella fase di pianificazione della chiusura di una delle nostre chiese rurali. Ci è stato chiesto di chiudere due chiese nei prossimi tre anni, e probabilmente dovremo chiuderne una o due in più nei due anni successivi. Questo sarà più difficile in quanto non esiste un processo naturale. Le comunità che avvertono ancora un po’ di vigore dovranno essere invitate a sciogliersi, e questa è una cosa difficile. Ci vorranno molto tempo ed energie per accompagnare tutti in questo viaggio”.
Secondo don van Peperstraten queste sono decisioni che vanno prese. “La frequenza in chiesa si dimezza costantemente ogni dieci anni ed è così da decenni”. Il sacerdote non si aspetta “massicce proteste” contro i cambiamenti poiché c’è “la convinzione diffusa che le cose si stanno muovendo verso la fine”.
“Temo – aggiunge il parroco – che resteranno parrocchie solo nelle aree urbane. E come serviremo chi vive in campagna? Non ho una risposta in questo momento”.
Secondo monsignor Putter il fatto che le chiese nei prossimi anni saranno concentrate nelle città non sarà un grande ostacolo per i cattolici che vorranno partecipare alla messa: “I giovani e le famiglie sono più che disposti a guidare 15, 30 o 45 minuti per andare in chiesa. Quindi per loro non sarà un problema. E teniamo conto che le infrastrutture qui nei Paesi Bassi sono molto buone”.
“In passato, ogni villaggio, ogni zona della città, aveva la sua chiesa, ma adesso è impossibile, e le persone che vogliono davvero andare in chiesa ora sono più motivate che in passato. Ma è una minoranza”.
La diocesi di Haarlem-Amsterdam non è l’unica diocesi olandese ad affrontare difficoltà finanziarie.
Secondo quanto riferito, la diocesi di Roermond, nel tradizionale cuore cattolico dei Paesi Bassi meridionali, ha chiesto ad alcune parrocchie di ridurre le Messe a causa dell’aumento delle bollette energetiche e della carenza di sacerdoti.
Il portavoce diocesano Matheu Bemelmans ha dichiarato: “A volte, semplicemente, non è possibile trovare un prete che offra un servizio in ogni chiesa, ogni fine settimana. Se ci sono chiese con pochi visitatori, diciamo: siate pratici, saltate una settimana e assicuratevi che quelle persone possano seguire la Messa in un’altra chiesa”.
Nei Paesi Bassi i cattolici sono circa 3,7 milioni, il 21,7% della popolazione totale di quasi 18 milioni. La percentuale si è dimezzata dal 1970, quando i cattolici costituivano quasi il 40% della popolazione.
Monsignor Putter ha affermato che la diocesi di Haarlem-Amsterdam spera di vedere una crescita nella nuova città di Almere e in altri luoghi urbani. “Nella città di Haarlem – dove sono anche parroco – abbiamo creato movimenti diocesani davvero nuovi. Poi ci sono altri due posti anche più a nord. E ovviamente la città di Amsterdam ha molti cattolici, e ci sono diverse chiese. Una è una chiesa parrocchiale, un’altra è dei gesuiti, e lì la gente sceglie dove sentirsi a casa. È una dinamica diversa”.
Fonte: pillarcatholic.com