di Eugenio Pramotton
Specialmente nel tempo di Natale o durante le Messe del 24 e 25 dicembre, non è raro sentire da predicatori, professori, religiosi, esperti vari lezioni sul perché i cristiani celebrano la nascita di Gesù il 25 dicembre. Purtroppo, tali lezioni sono spesso come acque inquinate che intossicano chi le beve. Quanto viene insegnato può essere riassunto grosso modo in questi termini: “Il giorno preciso della nascita di Gesù non è veramente importante, allora i cristiani per stabilire una data hanno considerato un fatto astronomico e un fatto storico. Il fatto astronomico è legato al crescere della luce del giorno e alla diminuzione della notte dopo il 21 dicembre che è il solstizio d’inverno, il che si accorda bene a Gesù ‘Luce del mondo’ venuto a dissipare le nostre tenebre. Sembrerebbe poi che in una non meglio precisata ‘epoca romana’ intorno al 21 dicembre i romani celebrassero la festa del Dies Natalis Solis Invicti, così i cristiani avrebbero pensato di approfittare di quella ricorrenza per affermare una festa cristiana sulle fondamenta di una festa pagana. Questo sarebbe anche un esempio di come il primitivo cristianesimo assorbisse e trasformasse una tradizione pagana”. Tali spiegazioni confondono le menti, sia perché cercano di sostituire la data reale della nascita di Gesù con una data convenzionale, sia perché trasmettono l’idea che il fatto cristiano non sia sufficientemente forte in sé stesso e abbia bisogno di appoggiarsi su feste pagane.
La debolezza e l’incoerenza di questi ragionamenti sta nel non rendersi conto che i primi cristiani disponevano di fatti e informazioni ben più solidi per conoscere la data della nascita di Gesù e non avevano bisogno di simili castelli di carta. Infatti, c’è un argomento di buon senso e accessibile a tutti da cui è possibile partire per affermare che Gesù è effettivamente nato il 25 dicembre. L’argomento è questo: qualsiasi madre sa con precisione e non si dimentica certo il giorno in cui è nato un suo figlio, se questo è vero per tutte le madri, perché non dovrebbe essere vero anche per Maria? Forse che una tal Madre non ricordava il giorno esatto della nascita di suo Figlio? Dobbiamo poi considerare che gli apostoli, i discepoli, i primi cristiani amavano Gesù, e per chi ama niente di ciò che riguarda la persona amata è indifferente o ha poca importanza, chi ama vuole conoscere tutto della persona amata con la maggior precisione possibile, il vero amore non è superficiale, non si accontenta di ciò che è incerto e vago. È ragionevole quindi pensare che i primi cristiani desiderassero sapere con certezza il giorno in cui era nato Colui che era diventato il loro Salvatore, il loro unico bene, il loro tutto; ma per soddisfare il loro desiderio avevano una fonte sicurissima, ed era colei che aveva partorito Gesù. Da Maria quindi e dai primissimi cristiani, che sapevano, si è poi diffusa di generazione in generazione la conoscenza della data esatta in cui è nato Gesù. Questa data trova poi varie conferme da considerazioni più o meno complesse che vanno dalle celebrazioni liturgiche collegate temporalmente con il Natale alle scoperte di rotoli antichi nelle grotte di Qumran nel 1947.
Se Gesù è nato il 25 dicembre allora il suo concepimento risale necessariamente a nove mesi prima, ed ecco perché la Chiesa celebra la festa dell’annunciazione il 25 marzo. Dal vangelo di Luca sappiamo poi che sei mesi prima c’era stato il concepimento di Giovanni Battista, ossia verso il 25 settembre. Di conseguenza Giovanni Battista è nato nel mese di giugno, ossia tre mesi dopo l’annuncio a Maria, e infatti la Chiesa celebra la sua nascita il 24 giugno. Tutta questa concatenazione di date non è convenzionale, ma ha un fondamento nella realtà ed ha per testimone e garante la sede della Sapienza, la Madre della Verità, a cui è stato chiesto di accompagnare e formare la Chiesa nascente. La Chiesa nascente non sarebbe stata adeguatamente formata se non avesse potuto agganciare le persone e i fatti in cui credeva a luoghi e date ben precisi.
Il vangelo di Luca ci dice inoltre che Zaccaria, padre di Giovanni Battista, era un sacerdote della classe di Abia, ed è a partire da questa informazione che entrano in gioco gli studiosi di cose ebraiche e le scoperte fatte nelle grotte di Qumran. Fra i rotoli trovati c’è il Libro dei giubilei, da cui è stato possibile stabilire che una delle due volte in cui la classe sacerdotale di Abia doveva prestare servizio nel tempio era proprio verso la fine di settembre. Le classi sacerdotali erano ventiquattro, quella di Abia era l’ottava (1 Cr 24, 10) e come ogni classe prestava servizio nel tempio due volte l’anno. L”importanza dei ritrovamenti di Qumran è di aver permesso di stabilire che una delle due volte in cui questa classe prestava servizio è perfettamente compatibile con il concepimento di Giovanni Battista verso il 25 settembre.
Ma non è tutto: da altri studiosi sappiamo che le chiese primitive orientali avevano fissato la data della nascita di Gesù al 25 dicembre già in epoca apostolica. E sempre le chiese orientali celebravano anche la festa dell’annuncio a Zaccaria intorno al 25 settembre,. Inoltre è stato appurato che questa tradizione proveniva dalla chiesa giudeo-cristiana di Gerusalemme. Eventuali lievi scostamenti nel correlare i calendari ebraici con l’attuale nostro calendario sono accidentali e non sostanziali. Abbiamo così che le scoperte dei rotoli di Qumran nel 1947 ci danno come una prova del nove della correttezza del 25 dicembre per la celebrazione della nascita di Gesù.