Torna a scrivermi Romano Curiale, che dal suo ufficio ha una visione a 360 gradi della Chiesa italiana (povero lui!).
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di Romano Curiale
Caro Valli,
anche se la locuzione calza più alla Quaresima che all’Avvento, mi lasci dire che non c’è pace tra gli ulivi. Il Getsemani avanza ogni giorno di più in questa nostra Chiesa, oltremodo sfigurata.
Ricorda che cosa diceva profeticamente il cardinale Siri nell’opera Getsemani? Non ci sarà la pace della verità e di conseguenza la libertà che soltanto la verità eterna può dare.
Ebbene, mi lasci dire che ciò che l’arcivescovo di Genova descriveva nel 1980 è triste e raminga realtà: nella sua cara Genova, ma non solo. La trascuratezza e la sciatteria dell’alto clero fanno il pari, purtroppo, con la debolezza di una teologia addomesticata al mondo.
Il fu vescovo ausiliare di Genova, monsignor Anselmi, ora eletto alla sede di Rimini, non è certo il solo a farsi immortalare in maglietta (quando ce l’ha) e stola: ora è di scena il novello vescovo di Rieti, monsignor Vito Piccinonna, anch’egli amante dell’outfit t-shirt e stola. Che direbbe la nonna del suddetto Piccinonna al vederlo giurare davanti all’arcivescovo di Bari-Bitonto in jeans e piumino (peraltro, dicono, di marca)? Voi siete il sale della terra, ma se il sale perdesse sapore sarebbe buono solo per esser gettato via e calpestato dagli uomini: parole terribili su cui fare quotidiano esame di coscienza.
Quando non si è consci di portare in sé Cristo come sacerdoti, mio caro Aldo Maria, ci si veste (o sveste) a proprio capriccio e comodità.
Ma voglio raccontarle cosa mi è occorso assai recentemente. Ero a celebrare il Santo Sacrificio delle Messa presso le mie suorine, qui nell’Urbe, e dopo il ringraziamento le sento confabulare.
“Madre”, suggeriva la sacrestana, “chieda a Monsignore… Lui di certo sa qualcosa…”.
“Che c’è, sorelle? Cosa vi preoccupa?”, chiedo io per togliere alla Madre l’incomodo di fare il primo passo.
Immaginavo fossero le solite piccole cure e necessità del convento. Invece le buone religiose mi hanno parlato di un decreto, di Genova (ancora Genova, ma i suoi abitanti non erano esempio di riservatezza?) e di un padre di loro conoscenza.
Così sono tornato a frugare tra le carte che ogni giorno affollano la mia scrivania e mi sono imbattuto nell’ennesimo pasticciaccio brutto: un decreto, no, anzi, due successive versioni dello stesso, a disciplinare la celebrazione della Messa antica in quel di Genova. L’avevo letto, ma ora la sollecitudine monacale mi fa soffermare con maggiore attenzione. Un decreto vergato in forma giuridicamente malferma e involuta, cambiato in corso d’opera e che, in aperta opposizione ai desideri della più alta Sede, prevedeva un notevole (poi corretto in congruo) esborso mensile da parte dei fedeli per la celebrazione della Santa Messa.
Del padre amico delle mie suorine, padre Stefano, niun cenno, invece, in nessuna delle due versioni a me giunte. Che ve ne sia una terza a me ignota? Eppure le sorelle erano certe che fosse lui a celebrare in rito antico. Ma questo padre del Preziosissimo Sangue chi è? Non mi è nuovo: qualcuno me ne ha parlato, ma ora non mi sovviene affatto chi sia.
Tra gli scartafacci che ingombrano il mio scrittoio, con l’occasione ne ho rinvenuto un altro, caro Valli: una nota veloce e curiosa, ma ufficiale, che dà contezza dell’iniziativa dell’Arcidiocesi genovese di regalare a monsignor Anselmi un’automobile che l’aiuterà nel suo nuovo ministero episcopale. Seguono gli estremi dell’IBAN per effettuare il bonifico.
Che dire, caro Valli: i fedeli devono pagare per un oratorio pencolante in cui qualcuno (chi?) celebri la Messa tridentina e la Curia avvia una sottoscrizione per un presente a quattro ruote al neo presule. Non era sufficiente un piumino, pur firmato, come quello del novello Ordinario di Rieti? Ai posteri… E santa Novena di Natale!
Rectas facite semitas eius.
Nell’immagine, il giuramento di monsignor Piccinonna in jeans e piumino