ll tesoro nascosto della Chiesa
Dopo il contributo di qualche mese fa (Ecco dove la Chiesa fiorisce. E perché), una nuova testimonianza dalla lettrice Miria Ciucci.
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di Miria Ciucci
La sovrabbondanza e la gratitudine con cui sono tornata a casa dagli esercizi spirituali vissuti nel monastero di Rosano, e l’aver incontrato in questa occasione una persona arrivata lì per aver letto una mia riflessione ospitata su questo blog, mi spingono a desiderare di condividere di nuovo quanto vissuto perché possa essere occasione di riflessione e di esperienza per altri.
Qualcuno aveva commentato la mia precedente condivisione affermando che non è un bell’esempio dire che un sacerdote è più bravo di altri e che non è giusto vivere una fede itinerante. Sinceramente non ritengo che il punto sia la bravura, né il mio intento era allora né è oggi tessere elogi, ma solamente affermare ciò che Gesù stesso ci ha comunicato: chi rimane in me porta molto frutto. Un sacerdote può avere grandi doti, grandi capacità, ma se non è fedele a Nostro Signore, al Suo Vangelo, al Suo mandato, alla dottrina della Sua Chiesa, non porta frutto. E quando si sottolinea la fedeltà si rende lode a Dio in quanto permette che attraverso il suo servo fedele il mondo veda e creda. Per quanto riguarda la fede itinerante, purtroppo non è una scelta, ma semplicemente la condizione di chi si trova in un deserto: se vuole sopravvivere deve muoversi alla ricerca dell’acqua, altrimenti muore.
Mi sono ritrovata, alla fine di questi esercizi spirituali, a ringraziare anche per quell’aridità che ci ha portato a spostarci in cerca di quell’acqua che Nostro Signore ci ha promesso perché, se avessimo incontrato qualche fontanella che ci avesse accontentato, non avremmo scoperto il fiume di acqua viva che la Chiesa rappresenta e che troppo spesso viene interrato per sostituirlo con sistemi di irrigazione artificiali ultramoderni da cui escono bevande gassate, magari apprezzate da molti sul momento, ma che, si sa, non dissetano affatto. Quando invece bevi acqua di sorgente la riconosci e ti disseti come non mai e desideri condurre altri alla stessa fonte che non è un luogo o un sacerdote, ma Cristo stesso che si manifesta laddove gli si lascia spazio.
Eccomi qui perciò a condividere di nuovo la mia esperienza, solo per dire, sia a chi cerca sia a chi dovrebbe guidare alla fonte, che non c’è nulla da inventare, nessun master di pastorale da frequentare per radunare le pecorelle smarrite, nessun artificio da escogitare per attirarle all’ovile. Basta semplicemente offrire il tesoro della Chiesa, quello che oggi chissà perché viene invece nascosto. Il tesoro immenso, inesauribile, straordinario, che cheta ogni fame e ogni sete, che lenisce ogni dolore, che fuga ogni dubbio, che dona pace a ogni cuore inquieto.
Sono partita quest’anno con desiderio, ma anche con un po’ di rammarico per la variazione del tema degli esercizi spirituali. Inizialmente il tema doveva essere “I dieci comandamenti”, poi è stato sostituito da “Il Battesimo”. Invece, come accade ogni volta che si ha a che fare con Dio, ciò che ti sembra non essere quello che cercavi scopri che è esattamente ciò di cui avevi bisogno. E quello che ti sembrava un tema con pochi spunti di riflessione scopri essere un dono ricevuto che non avevi mai scartato del tutto senza poterne apprezzare la ricchezza. Mi sono resa conto che nessuno mi aveva mai parlato del Battesimo e di tutto ciò che significa e comporta. Nessuno mai mi aveva spiegato gli stati della natura umana, né le conseguenze del peccato originale e le ferite che hanno comportato. Mai avevo compreso così bene perché Nostro Signore ci dice che requisito per seguirlo è rinnegare se stessi, mai avevo così ben compreso il segreto delle vite dei santi che ci sono stati messi davanti. Insomma, un tesoro immenso che è rimasto nascosto e che questa esperienza mi ha permesso di scoprire e di iniziare ad avvicinare per attingerne gli immensi doni. Non è stato possibile meditare tutti i numerosi spunti che ci sono stati offerti, ma abbiamo riportato a casa materiale prezioso che ci può guidare per un anno intero ad approfondire quanto assaporato.
Sono ripartita pertanto con immensa gratitudine per la sovrabbondante ricchezza ricevuta, ma anche con un certo rammarico conseguenza di una domanda: ma perché tutto questo tesoro viene nascosto, spesso dolosamente nascosto? È ciò che accade anche per la messa, il tesoro più prezioso che custodisce la Chiesa. Ho scoperto solo da qualche anno il valore della messa. Ho sempre pensato che fosse una rievocazione del giovedì santo, dell’Ultima cena. Evidentemente è ciò che mi era stato comunicato e ciò a cui più assomiglia. Ho dovuto partecipare a una messa tridentina per scoprire che si tratta di tutt’altro. La messa ci porta, o perlomeno ci dovrebbe portare, sul Calvario, ai piedi della croce per assistere al sacrificio di Nostro Signore che si rinnova, in modo incruento, davanti ai nostri occhi. In effetti cosa sarebbe il giovedì santo senza il venerdì di passione? Non avrebbe di certo cambiato la nostra sorte di umanità ferita dalle conseguenze del peccato originale. Un altro tesoro immenso nascosto, profanato, ridotto, maltrattato in celebrazioni che assomigliano più a ritrovi ricreativi dove al centro non c’è di certo la croce, ma i partecipanti che spesso fanno a gara per il ruolo più prestigioso e per organizzare il convivio in modo più accattivante e più in sintonia con la leggerezza che oggi il mondo ci propone come soluzione di distrazione dall’eterna e incancellabile sete di infinito che il cuore di ogni uomo si porta dentro e che solo l’acqua, che ci offre Nostro Signore, può placare. Come la Samaritana allora ci rivolgiamo a Lui chiedendo: “Dacci sempre quest’acqua”, ma siccome Lui si è legato indissolubilmente alla Chiesa per consegnarci i Suoi doni, dalla Chiesa rivendichiamo con vigore: “dacci quest’acqua, dacci il tesoro che ti è stato consegnato, perché ti è stato consegnato per offrirlo al mondo”. E laddove la Chiesa risponde al suo compito di custodire e consegnare i tesori che gli sono stati affidati la Grazia sovrabbonda, i cuori si commuovono, le vite si mettono in cammino sull’unica Via che vale la pena di percorrere.