“Credo che leggere il nuovo motu proprio abbia spezzato il cuore di Papa Benedetto”.
Questa dichiarazione di monsignor Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, è qualcosa di dirompente. Sapevamo che le cose stavano esattamente così, ma vederlo dichiarato nero su bianco è un’altra cosa.
Gänswein lo ha detto parlando di Traditionis custodes nell’intervista rilasciata, con ogni probabilità prima della morte di Benedetto XVI, a Guido Horst, di Die Tagespost.
Ecco domanda e risposta.
Guido Horst – La revoca da parte di Papa Benedetto delle restrizioni alla celebrazione della forma straordinaria del rito romano secondo il messale del 1962 non è durata come intendeva: come Papa emerito, ha assistito alla promulgazione del motu proprio Traditionis custodes di Papa Francesco. È rimasto deluso?
Mons. Gänswein – Lo ha colpito in modo molto forte. Credo che leggere il nuovo motu proprio abbia spezzato il cuore di Papa Benedetto, perché la sua intenzione era quella di far trovare la pace interiore, la pace liturgica, a coloro che avevano semplicemente trovato una casa nella vecchia Messa, per allontanarli da Lefebvre. E se si pensa per quanti secoli l’antica Messa è stata fonte di vita spirituale e di nutrimento per molte persone, tra cui molti santi, è impossibile immaginare che non abbia più nulla da offrire. E non dimentichiamo che molti giovani che sono nati dopo il Vaticano II e non capiscono bene tutto il dramma del Concilio, pur conoscendo la nuova Messa, hanno comunque trovato una casa spirituale, un tesoro spirituale anche nella vecchia Messa. Portar via questo tesoro alle persone… beh, non posso dire di sentirmi a mio agio con questo.
Ciò che dice Gänswein conferma e rafforza le parole di Benedetto XVI in risposta a Peter Seewald in Ultime conversazioni, libro del 2016.
Peter Seewald – La riabilitazione dell’antica Messa viene spesso interpretata come una concessione alla Fraternità sacerdotale san Pio X.
Benedetto XVI – Questo è assolutamente falso! Per me era importante che la Chiesa preservasse la continuità interna con il suo passato. Che ciò che prima era sacro non divenisse da un momento all’altro una cosa sbagliata. Il rito si deve evolvere. Per questo è stata annunciata la riforma. Ma l’identità non deve spezzarsi. La Fraternità sacerdotale san Pio X si fonda sulla sensazione che la Chiesa abbia rinnegato se stessa. Questo non deve succedere. Il mio intento, tuttavia, come ho detto, non era di natura tattica: m’importava la cosa in sé. Naturalmente conta anche che il Papa, nel momento in cui vede profilarsi uno scisma, è tenuto a fare il possibile per impedirlo, compreso il tentativo di ricondurre queste persone all’unità della Chiesa.
Il frammento di intervista a Gänswein fa capire che le sue parole, di cui verremo a conoscenza per intero dopo il funerale di Benedetto XVI, faranno rumore, anche perché, essendo state preparate da tempo, si suppone siano state autorizzate dallo stesso Ratzinger.