Testimonianza / “Sono stato latinista per Ratzinger e Bergoglio e così ho vissuto la transizione da Benedetto a Francesco”
di Daniel B. Gallagher*
Anche dopo la sua morte, le dimissioni di papa Benedetto XVI sollevano molti interrogativi. La sua rinuncia è stata legittima? Vi è stato costretto? Ha operato di nascosto per minare il pontificato del suo successore? In quanto collaboratore vaticano che ha lavorato per entrambi i papi, posso assicurare che sono tutte sciocchezze.
Certo, viviamo in tempi senza precedenti e nessuno poteva prevedere che un papa in pensione un giorno sarebbe vissuto all’interno delle mura vaticane, ma non è che papa Benedetto XVI non si fosse preparato con cura a questa situazione, prima interrogandosi e poi instaurando una cordiale amicizia con il suo successore. Non è che non ci fossero mai stati discorsi sugli eventuali riti funebri e la sepoltura del papa emerito.
Ho lavorato presso la Segreteria di Stato del Vaticano dal 2007 al 2017, e non dimenticherò mai la sorpresa dell’11 febbraio 2013, quando Benedetto annunciò la sua intenzione di ritirarsi. Io ero uno dei suoi latinisti, e nemmeno noi avevamo visto prima la dichiarazione latina letta dal papa davanti ai cardinali riuniti in concistoro (sarebbe stato nostro dovere correggere tre piccoli errori, nessuno dei quali avrebbe comunque annullato le sue legittime dimissioni).
Il 28 febbraio 2013 ho raggiunto i miei colleghi nel cortile di San Damaso per salutare il nostro amato “capo”. Guardando indietro, stento a credere che non temessimo un futuro incerto. Sentivamo piuttosto una pace travolgente, fiduciosi che lo Spirito Santo avrebbe guidato noi, cioè la Segreteria di Stato, il Collegio cardinalizio e l’intera Chiesa, attraverso un’altra sede vacante fino alla nomina del successore.
Mentre Benedetto saliva a bordo dell’elicottero diretto a Castel Gandolfo, percorsi la lunga scalinata del Bernini e tornai alla mia scrivania nel Palazzo Apostolico. C’era poco da fare se non pregare. Abbiamo implorato il Signore di guidarci sani e salvi attraverso acque inesplorate. E abbiamo aiutato i cardinali a prepararsi per il prossimo conclave. Ci furono davvero momenti di tensione, dubbio e confusione; ma perché non avrebbero dovuto esserci? Ci sono stati anche momenti di rivalità e tentativi non troppo benevoli di colmare un vuoto di potere; ma dovremmo esserne sorpresi?
In breve, se crediamo veramente che la Chiesa è del Signore e non nostra, e se crediamo veramente che non c’è discepolato senza la Croce, dovremmo aspettarci prove, tribolazioni e debolezze umane per confrontarci e sfidarci a ogni passo lungo il cammino verso il Regno.
La transizione fu sorprendentemente fluida. Uno dei primi punti all’ordine del giorno fu presentare a papa Francesco la bozza di una lettera enciclica a cui papa Benedetto stava lavorando da tempo. Naturalmente, spettava interamente allo stesso Francesco decidere cosa farne. Porta il titolo Lumen Fidei e testimonia non solo una proficua collaborazione tra un papa e il suo predecessore, ma, soprattutto, il distacco del predecessore dal suo lavoro di pontefice. Sebbene il grosso sia stato scritto da Benedetto XVI, l’enciclica è stata firmata da Francesco.
Ricordo il fastidio che provai quando diversi miei amici teologi affermarono che Lumen Fidei era “a tutti gli effetti un’enciclica di Benedetto XVI”. Non lo era. Se si avevano dei dubbi, si poteva chiedere allo stesso Benedetto. L’autore è stato Francesco. Fu un atto di umiltà per quest’ultimo firmare con il suo nome qualcosa che non aveva scritto e per il primo affidare ciò che aveva scritto a qualcuno che aveva tutto il diritto di ignorarlo (vorrei aver avuto la stessa umiltà nell’accettare il laborioso lavoro di editing e revisione del manoscritto latino senza brontolare!).
So che molti pensano che i due papi fossero in disaccordo. Conosco molti che si definiscono “ratzingeriani” o “bergogliani” e mi addolora. Va bene preferire l’uno all’altro. Va bene non essere d’accordo con certe azioni e decisioni di entrambi. Ma entrambi ti direbbero (e in effetti l’hanno detto) che mettere l’uno contro l’altro o mettere in dubbio la legittimità dell’uno o dell’altro non fa altro che esacerbare la divisione contro la quale san Paolo mette ripetutamente in guardia (1 Corinzi 1: 10-13 e 11:19; Romani 16:17-18; Efesini 4:3, e l’elenco potrebbe continuare).
Sebbene sia stato un intrattenimento avvincente, do gran parte della colpa circa l’idea sbagliata su chi fosse Benedetto e chi sia veramente Francesco al film The Two Popes. Con tutto il dovuto rispetto sia per Benedetto sia per Francesco (perché li amo davvero entrambi), del primo ricordo la risata contagiosa e del secondo uno sguardo freddo e penetrante. Intendiamoci, non voglio offendere nessuno dei due, ma solo sottolineare che le personalità ritratte nel film sono per molti versi l’esatto opposto.
A dire la verità, vorrei che le persone passassero meno tempo a preoccuparsi e a litigare su tutte le cose papali. Non sto suggerendo in alcun modo che il papato non sia importante. Intendo solo suggerire che essere un buon cattolico potrebbe semplicemente comportare una minore attenzione alla politica vaticana e una maggiore attenzione a vivere una vita di fede, speranza e carità in qualunque comunità il Signore ti abbia posto. In proposito i santi rimangono un fulgido esempio.
Né sto dicendo che nella Curia romana va tutto bene. Ci sono stato e vi assicuro che non va tutto bene. Ma esserci stato mi ha convinto che, per la maggior parte di noi, i problemi profondi venivano affrontati meglio con la preghiera, il sacrificio e forse una parola di correzione caritatevole quando necessario.
Mentre preghiamo per il nostro amato Papa emerito Benedetto XVI, dovremmo sfruttare questo momento per unirci, non per dividerci. Dovremmo ringraziare il Signore per il magnifico dono della missione petrina e farci coraggio con la promessa del Signore che Egli sarà sempre con noi, “fino alla fine dei tempi” (Matteo 28:20).
*docente di latino alla Cornell University. In precedenza latinista in Vaticano per Benedetto XVI e Francesco
Fonte: crisismagazine.com
Titolo originale: An Insider’s View of Benedict’s Resignation