di Fabio Battiston
Condivido volentieri le perplessità della signora Liliana circa la benedizione delle case su appuntamento. La situazione che, lungi dall’apparire sorprendente o commendevole, altro non è che l’ennesima, squallida rappresentazione della faccia che la Chiesa temporale mostra oggi al mondo. Prendo in prestito un passo dell’interessantissima intervista al professor Marcello Pera – che compare su Duc in altum – per meglio spiegare la mia posizione. Egli, a un cero punto, dichiara:
Perché di chiese cristiane cattoliche ce ne erano già due all’epoca del suo pontificato [di Benedetto XVI] la sua, del cristianesimo come salvezza, e quella dei più, secolarizzata, del cristianesimo come giustizia. Come nell’affresco della scuola di Atene: una col dito e lo sguardo in alto, l’altra in basso. L’una che voleva correggere il mondo, l’altra che andava incontro e assorbiva il mondo, col pretesto di “aggiornarsi”.
Chiarissimo ed efficace, come sempre, l’intellettuale toscano. È infatti la chiesa col dito perennemente in basso (direi ormai nel sottosuolo) che oggi domina incontrastata. Quella che manda i burocratici moduli ai condòmini; la stessa che ha trasformato molte parrocchie in surrogati di centri assistenziali comunali o quella ossessionata dalla necessità di essere “dialogante” con tutti e con tutto, pur di essere accolta, ed applaudita, nella società senza Dio, secolare e relativista. È la rappresentazione di un’organizzazione umana come tante e nella quale domina senza rivali, a tutti i livelli, una sola paradigmatica figura: quella di don Abbondio! Al diavolo gli ammonimenti del cardinale Borromeo, li ricordate?
E quando vi siete presentato alla Chiesa per addossarvi codesto ministero, v’ha essa fatto sicurtà della vita? V’ha detto che i doveri annessi al ministero fossero liberi da ogni ostacolo, immuni da ogni pericolo? O v’ha detto forse che dove cominciasse il pericolo, ivi cesserebbe il dovere? Non v’ha avvertito che vi mandava come un agnello tra i lupi?
Il buon parroco che nel 2023 chiede la prenotazione non rischierebbe certo la vita o l’incolumità rispondendo amen alle domande del santo cardinale. Eppure si comporta ancora più tristemente del curato manzoniano. Egli è ormai pienamente conforme ai requisiti richiesti al sacerdozio “cattolicamente corretto” di questo disgraziatissimo XXI secolo. E dalla sua, oggi, ha anche il suo Vescovo che dell’autorità, la saggezza e la vera pastorale di Borromeo non ha più nemmeno i lacci delle scarpe e, anzi, plaude alla sua iniziativa.
Bussa invece liberamente, caro parroco, alla porta di un appartamento; forse non ti apriranno, ti insulteranno o ti derideranno…. E allora?
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi (Mt 10, 12-14).
Intendiamoci, queste parole e ammonimenti valgono anche per noi che sacerdoti non siamo. Sì, perché quel modulo burocratico che tanto, e giustamente, ci rattrista può rivestire anche la nostra ignavia. Esso rappresenta, nella nostra quotidianità, l’essere così spesso recalcitranti a mostrare e vivere la nostra fede, a parlare apertamente di Gesù Cristo, dell’Immacolata Concezione e della preghiera. Per molti di noi è certamente più sicuro e tranquillizzante – anche per non essere accusati di “ostentazione” dai nostri stessi sacerdoti – occuparsi der sociale, d’ii migranti e d’aambiente (slang trasteverino); meglio stare con lo sguardo ed il dito perennemente puntati verso terra. È questa la strada che gran parte del popolo di Dio sembra ormai aver intrapreso: non disturbare il manovratore. Attendiamo, quindi, oltre alle prenotazioni per la benedizione, l’ennesima iniezione per poter entrare in chiesa e domani, forse, il numero minimo di fedeli al disotto del quale non sarà più opportuno celebrare la messa. Hai visto mai che in questo modo riusciremo a ridurre ulteriormente le emissioni di CO2, così la pachamama sarà anche più contenta?