Lettera da una monaca di clausura / Una luce nella notte
Gentile Aldo Maria Valli,
sia lodato Gesù Cristo!
Metto subito le mani avanti: faccio parte di quella categoria di persone che la irritano un po’, cioè di quelli che “per cortesia non renda pubblico il mio nome”.
Ma deve capirmi. Sono una claustrale e quotidianamente consulto il suo blog Duc in altum all’insaputa delle mie consorelle. Temo infatti che non apprezzerebbero (eufemismo!) queste mie simpatie.
Ho letto con grande tristezza le testimonianze (qui, qui, qui) di chi si vede rifiutare la comunione in bocca. Vorrei allora raccontare quel che è avvenuto a me, con l’intenzione di accendere una piccola luce e confortare e incoraggiare questi fratelli feriti.
Quando ho trovato ciò che sognavo da tempo (le nuove disposizioni liturgiche nelle quali si conferma che l’Eucarestia si può ricevere in mano o in bocca, in ginocchio o in piedi) non potevo crederci!
Mi sono armata di santo coraggio (Dio solo sa la fatica che ho fatto) e sono andata a chiedere alla Madre se si poteva interpellare i cappellani per verificare se fossero disposti a dare la comunione in bocca.
Temevo che lei avrebbe fatto resistenza e invece (prima bella sorpresa!) subito ha accettato. A questo punto ho iniziato a temere il rifiuto dei nostri due cappellani (ammetto che non davo per scontato il loro consenso) e invece: miracolo! Entrambi hanno accettato!
Da allora sono ritornata a ricevere il Corpo di nostro Signore direttamente in bocca, cosa che mi aiuta a vivere ancora meglio l’Eucarestia.
Vorrei concludere rivolgendomi ai feriti: coraggio! Capisco lo sconforto e il timore, ma non tutto è perduto! A volte la luce e il sollievo arrivano da dove meno si penserebbe!
Vi sono accanto e prego per voi! Il Signore sa. Preghiamo con fervore! Camminiamo nella santità!
Pace!
Una claustrale