Lettera / Così la farsa pandemica mi ha aperto gli occhi. E la Provvidenza mi ha fatto scoprire la Santa Messa apostolica
Caro Aldo Maria Valli,
voglio anzitutto ringraziarla di cuore per gli arricchenti spunti per la crescita spirituale che è possibile trovare nel suo prezioso blog Duc in altum e anche per le testimonianze che, ne sono certa, fanno sentire ciascuno dei lettori meno soli, come capita a me in prima persona.
Racconto la mia esperienza.
Da circa sei mesi la Divina Provvidenza, il cui intervento ho sempre potuto constatare in maniera tangibile nella mia vita, mi ha portata a scoprire la sublime forma del rito romano apostolico. È stato come innamorarsi nuovamente del Signore. Prima di allora, frequentavo usualmente la messa postconciliare.
Proprio durante la farsa pandemica ho vissuto con molta tristezza la mondanizzazione della Chiesa ma contestualmente – Deo gratias – mi sono stati aperti gli occhi: parrocchie nelle quali dal pulpito non trovava più posto l’annuncio della Parola di Dio, ma solo l’eco della quotidiana propaganda terroristica del cosiddetto Covid; il subdolo e ipocrita richiamo a sottoporsi “per gli altri” all’iniezione di inutili sieri sperimentati su cellule fetali abortite; l’avvilente scena delle abluzioni col gel disinfettante; la museruola sulla faccia; i richiami della “polizia della parrocchia”, ovvero parrocchiani che disponevano i fedeli opportunamente distanziati e subito rimproveravano chi calava un poco la pezza dal viso; l’ostia consacrata distribuita in fretta e furia, anche con le pinze, e senza presentarla al singolo fedele con la formula “il Corpo di Cristo”, come se la Comunione non fosse l’incontro intimo e personalissimo del Signore con ciascuno singolarmente; parroci che interrompevano la celebrazione per chiedere al chierichetto di andare da un’anzianissima signora tra i banchi a farle mettere la mascherina; per non parlare del grande silenzio sugli abusi sui bambini, sottoposti da genitori scellerati all’inutile pratica del tampone, costretti a non andare a scuola, a indossare la mascherina tutto il giorno, a non giocare, a non poter vedere i nonni perché considerati untori.
Tutto questo e molto altro mi ha sinceramente nauseata. Per la grande misericordia del Signore però ho potuto trovare di nuovo il senso della sacralità nella partecipazione alla Santa Messa vetus ordo (seppur, anche qui, con gel e mascherina cui il sacerdote ancora ricorre al momento della comunione, purtroppo) che è medicina e sollievo per lo Spirito e dove il trascendente torna al suo legittimo posto e Dio è l’oggetto e protagonista della liturgia.
Grata, prego per i sacerdoti che ci rendono possibile la partecipazione alla Santa Messa nella forma di sempre e perché il Signore illumini sempre più fedeli a discernere la retta via per adorarlo e seguirlo in verità.
Laudetur Iesus Christus.
Flavia