Gentile Valli,
segnalo quanto mi è purtroppo accaduto alla Messa in occasione dello scorso Natale.
In una bella mattinata di sole, con tutta la mia famiglia mi recai nella stupenda basilica di Sant’Agnese sulla Nomentana, a Roma, per partecipare alla Messa delle 12:30.
La chiesa era piena di fedeli, chi mascherato e chi no, in un clima di sopportazione reciproca. Trovammo dei posti liberi davanti, vicino all’inevitabile coretto femminile chitarrato che ci deliziò per tutta la funzione, ma tutto sommato fu una Messa onesta.
Al momento della Comunione apparvero alcuni sacerdoti che andarono ad aiutare il celebrante nella distribuzione delle ostie. Avvicinatomi a uno di loro con le mani giunte e la bocca aperta, mi sentii intimare: “Sulla mano!”
Preso alla sprovvista e urtato da tanta asprezza, reagii male, in un modo di cui continuo a pentirmi per il timore di avere offeso il Sacramento. Dissi infatti, sommessamente, “no” e tornai al mio posto.
Un brutto episodio, che certamente non allietò il mio Santo Natale.
Morale: da allora ho ripreso a partecipare solo alle Messe vetus ordo. E così continuerò a fare, almeno fino a quando questo papa ce lo concederà. E poi Dio vedrà.
Grazie per l’ospitalità e congratulazioni per quanto sta facendo con il suo ’ottimo sito Duc in altum.
M.M.
Roma
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Caro Valli,
purtroppo anche a me è capitato di vedermi rifiutare il Corpo di Cristo al momento della Santa Comunione. È successo una domenica sera di fine ottobre 2022 in una nota parrocchia del centro storico di Verona.
Ogni domenica faccio diversi chilometri in auto per andare a Messa in chiese nelle quali so di trovare sacerdoti degni di tale nome, fedeli al Magistero di sempre, rispettosi dell’istruzione Redemptionis Sacramentum (in particolare ai punti 90, 91 e 92) e capaci del coraggio della Verità. Quella domenica però non mi fu possibile e così mi recai, alle ore 21, nella chiesa dei Santi Apostoli, dove vissi con strazio e profonda sofferenza l’intera Messa, sia per il modus celebrandi sia per il modo irrispettoso con cui fu trattato Gesù al momento della consacrazione.
Chiesi perdono al Signore per aver giudicato un suo sacerdote e allo stesso tempo lo ringraziai per la sapienza di Santa Madre Chiesa, in base alla quale il sacramento è comunque valido ex opere operato.
Al momento della Santa Comunione il sacerdote disinfettò a lungo le mani e indossò la mascherina di rito. Brutti segnali. Infatti, quando mi presentai, ultimo della fila, per ricevere il Corpo di Cristo in bocca, me la vidi negare. “Sulle mani! Sulle mani!” mi intimò. Al che, chinato il capo, me ne tornai al mio posto senza comunicarmi e poi, in ginocchio, ringraziai Nostro Signore per l’umiliazione subita, perché nulla avviene per caso e tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, e pregai per quel sacerdote.
A fine Messa avrei desiderato andare a parlargli in sacrestia, per dirgli che non gli è lecito rifiutare la Santa Comunione né tantomeno trattare Gesù in quel modo, ma, emotivamente troppo scosso, rinunciai.
Da allora scelgo ancor più attentamente le chiese in cui andare a Messa, anche se così sono diventato uno dei tanti “senza parrocchia”. Nella mia, infatti, nelle acquasantiere al posto dell’acqua benedetta c’è la bottiglietta del disinfettante, e le persone che desiderano comunicarsi in ginocchio ricevendo il Corpo di Cristo sulla lingua sono tollerate a fatica e considerate esibizioniste.
Tengo a precisare che nella Cattedrale di Verona (a cui le altre chiese della diocesi dovrebbero ispirarsi) l’acqua benedetta nelle acquasantiere è tornata da tempo e, nel rispetto di quanto disposto da Redemptionis Sacramentum, ogni fedele che lo desidera può ricevere la Santa Comunione in ginocchio e sulla lingua.
Roberto C.
Verona
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Caro Valli,
le racconto come, nella mia parrocchia, si è tornati a poter ricevere la Santa Comunione sulla lingua.
I fatti risalgono al settembre del 2022 e si svolgono nella mia parrocchia di rito ambrosiano, parte di una unità pastorale piuttosto estesa nell’Alta Brianza.
Dopo che dal 16 giugno venne meno l’obbligo di indossare la mascherina durante la Santa Messa, mio padre chiese al parroco se ci fosse la possibilità di ricevere la Santa Comunione sulla lingua, ma la risposta fu negativa.
All’inizio di settembre, dopo aver saputo che la diocesi di Milano aveva pubblicato una nota chiarificatrice con la quale veniva nuovamente consentito di ricevere la Santa Comunione sulla lingua, controllai il bollettino parrocchiale e vidi, con mia grande sorpresa, che di questa importante novità non v’era traccia.
Pensai: “Ma guarda. La mia comunità pastorale è stata così solerte nell’inondare le chiese con avvisi, adesivi, gel igienizzanti, mascherine, e ora che c’è una bella notizia la ignora”.
Scrissi allora una mail alla segreteria parrocchiale suggerendo di rendere pubblica la nota della diocesi e mi rispose un sacerdote che si disse pronto a farlo, precisando però che la nota diocesana affermava: “Non sono esclusi e non è possibile escludere dalla Comunione eucaristica i fedeli che non abbiano la mascherina e/o vogliano ricevere la Comunione sulla lingua”.
Perché tenne così tanto alla precisazione? Non lo spiegò. Da parte mia replicai: “La domanda è molto semplice: nella nostra comunità pastorale i fedeli che lo desiderano possono ricevere la Santa Comunione sulla lingua? O sì o no. Il di più sappiamo da chi viene”.
Questa volta non ottenni alcuna risposta diretta, però sul successivo bollettino parrocchiale apparve un riquadro che riportava, senza alcun commento, la nota della diocesi di Milano. E da allora nella mia parrocchia tutti coloro che lo chiedono possono ricevere la Santa Comunione in bocca e non sulle mani.
Morale: bussate (magari con insistenza) e vi sarà aperto.
Claudio