La Chiesa cattolica del XXI secolo come l’Olivetti anni Novanta? Un racconto

di Fabio Battiston

Permettetemi di raccontare una piccola storia (vera) che “sembra” non aver alcun legame con gli argomenti che più ci stanno a cuore in questa nostra bella agorà; ma non è così. Vi chiedo solo qualche momento d’attenzione e pazienza. Si tratta di un racconto di archeologia informatica; spero vi diverta (perché il seguito è molto meno umoristico).

Tanti anni fa, era il 1990 se non sbaglio, arrivarono nell’azienda in cui allora lavoravo i nuovi personal computer forniti dalla Olivetti. Una volta tolti dagli imballaggi, io e i miei colleghi ci affrettammo ad accenderli e per iniziare le varie procedure previste, partendo dall’installazione del sistema operativo. A quell’epoca lo standard mondiale era costituito dal sistema MS-DOS® della Microsoft®, presente su oltre l’85% dei personal computer commerciali del pianeta.

Una volta “caricato il DOS” (senza il quale nessun programma poteva “girare” sui computer) provvedemmo a installare i diversi applicativi – software per i testi e la grafica, fogli elettronici, linguaggi di sviluppo ecc. La nostra sorpresa fu grande constatando che molti tra i programmi installati presentavano numerosi e imprevisti problemi; questo ci impediva di riprendere le normali attività, sino a quel momento efficacemente realizzate con le tecnologie “tradizionali” di cui da tempo disponevamo.

Fu immediatamente contattata l’assistenza della Olivetti. I loro tecnici, prontamente intervenuti e dopo un’attenta analisi e verifica di quanto da noi segnalato, sentenziarono nel modo seguente: i problemi non scaturivano dai loro personal computer bensì dal sistema operativo. I programmi – sentite bene – non funzionavano a causa dell’incompatibilità dell’MS-DOS con i PC della Olivetti. Era quindi lo standard mondiale a non essere adatto all’insignificante quota dei computer dell’azienda di Ivrea operanti sul pianeta. Era come affermare che una tal medicina non risultava efficace poiché erano le caratteristiche genetiche e molecolari dell’essere umano a non essere compatibili con la sua chimica, non il contrario!

Inutile dire che quanto accaduto non fece altro che aggravare la già precaria immagine di affidabilità dell’italica azienda informatica e diffondere innumerevoli e mordaci barzellette sulla qualità dei loro servizi di manutenzione. Questa storia (che spero non vi abbia annoiato) finisce qui ed ora… ne comincia un’altra.

C’è una Chiesa cattolica che da alcuni decenni sta tentando di dimostrare come duemila anni di Tradizione, Scrittura e Magistero non siano compatibili con i disegni e gli obiettivi che essa stessa deve oggi perseguire per essere accettata dal mondo; in altre parole per continuare ad esistere. Poco importa se questi venti secoli di storia hanno consentito alla barca di Pietro di superare ostacoli, attacchi e aggressioni che in certi casi parevano invincibili. Tentativi portati avanti proprio da quel mondo che oggi questa Chiesa – che vuol essere nuova e diversa – tenta disperatamente di blandire e sedurre rinnegando se stessa. Poco importa se in questi duemila anni ogni cambiamento, ogni “progresso” vissuto nella Chiesa (e ce ne sono stati tanti) è avvenuto senza mai venire a patti col secolo, in una costante ricerca della continuità e del restare saldi nei principi fondamentali indicati da Gesù Cristo agli apostoli. No, tutto questo non conta! Se la Chiesa è in crisi è perché la sua Tradizione, Scrittura e Magistero non sono più “compatibili” col comune sentire e non già perché gran parte dei suoi ministri – e parte del suo popolo – hanno intrapreso da decenni un’altra strada. Così come per l’assistenza tecnica Olivetti valeva la regola “peggio per voi, cari clienti, o cambiate standard o non c’è nulla da fare”, così per la Chiesa di questo XXI secolo vale il diktat “peggio per voi, miei cari credenti, o dimenticate la vostra storia e ciò che vi hanno insegnato o siete voi che vi ponete fuori dalla Chiesa!” Questo sta accadendo in ogni realtà ecclesiale con cui molti di noi – fedeli allo “standard” tradizionale – dobbiamo convivere: nuova liturgia, nuovo catechismo, nessuna evangelizzazione, abusi eucaristici, dialoghi intertribali, sincretismo, misericordia a buon mercato, desacralizzazione. Ma come potranno mai funzionare i “programmi applicativi” dei cattolici ancora fedeli al “sistema operativo” tradizionale”, inseriti nella nuova architettura di una Chiesa con cui nulla di ciò che ci è stato insegnato sembra essere più compatibile?

C’è però un aspetto di grande importanza che rende le due storie raccontate molto diverse tra loro. Eh sì, perché il cliente della Olivetti poteva tranquillamente rispondere al suo fornitore: “Sapete che vi dico? Si cambia! Da oggi in poi i personal computer ce li fornirà l’IBM. Addio!”

Noi invece che possiamo fare? Fedelissimi al Salus extra ecclesiam non est e ammoniti da Lumen Gentium (n. 14), dobbiamo non solo restare in questa Chiesa temporale, in progressiva putrefazione, ma anche accettare le peggiori accuse ed epiteti ogniqualvolta il dubbio ci attanaglia o l’idea di cercare un altro rifugio si insinua nella nostra coscienza. Non parliamo poi di quel che accade se qualcuno di noi decide – in modo certamente sofferto, drammatico e grave – di rifugiarsi in un porto diverso. Il povero Alessandro Gnocchi (ma so che egli non si sente certamente tale) è già stato messo sul rogo, anche da alcuni di “noi”. Io non sono tra questi e non perché intendo prendere la medesima decisione, quanto per la piena consapevolezza di come la perdurante apostasia (quella sì) della Chiesa cattolica terrena stia mettendo a durissima prova la fedeltà e la resistenza di molti cattolici. Ribadisco che non siamo noi a volercene andare ma sono “loro” a fare di tutto per cacciarci!

Obbedienza, obbedienza e ancora obbedienza! Ma fino a quando?

 

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