Caro Aldo Maria,
vorrei condividere con lei e i suoi lettori alcune riflessioni sul recente funerale di Maurizio Costanzo.
Come ormai accade da anni, la celebrazione mediatica ha il suo apice nella “messa” funebre celebrata nella cosiddetta chiesa degli artisti, ossia la basilica di Santa Maria in Montesanto in Roma, in piazza del Popolo.
È impossibile per me rimanere indifferente di fronte alle immagini di tale “messa”. Mi ha sempre suscitato forti perplessità in passato, ma oggi la ritengo un vero e proprio scempio.
Utilizzo questo termine un po’ forte, ma appartengo a quei cattolici “folgorati” dalla scoperta della Messa tridentina e affascinati dalla bellezza e dalla potenza spirituale di tale celebrazione liturgica. E, a tal proposito, comincio a preoccuparmi di fronte alla guerra bergogliana contro la Messa apostolica.
Mi chiedo: può essere considerata una messa quella celebrata per Maurizio Costanzo, come per molti artisti prima di lui?
Era opportuno celebrarla per la morte di una persona che si è pubblicamente definita atea?
Si può definire messa quella nella quale i partecipanti si comportano come se stessero in un teatro, recitando ognuno la propria parte?
Per la mia personale opinione di cattolica, “rafforzata” nella fede dalla scoperta della Messa apostolica, la risposta è no.
È una messa-spettacolo, affollata di persone che non vanno alla Messa la domenica, dichiaratamente atee o addirittura appartenenti ad altre religioni ma presenti in quel luogo sacro per un semplice tributo affettuoso a un amico o un collega, o addirittura per fare presenza in favore delle telecamere!
È una celebrazione che sarebbe più opportuno svolgere in uno stadio o in un grande spazio pubblico e non già in un luogo sacro, per giunta così ricco di storia e di patrimonio artistico.
Liliana De Angelis