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Cronache dal clero / Caro Aldo Maria, ti scrivo. Se la Comunione diventa oggetto di trattativa

di padre Mario Begio

Caro Aldo Maria,

mi ha scritto Luciana, per presentarmi il solito caso dei preti che rifiutano di dare la Comunione sulla lingua e così si ostinano a disobbedire alla Chiesa e a scandalizzare i fedeli accorti, distruggendo nel frattempo la fede di quelli meno preparati. Luciana però è determinata e ha scritto alla Curia per vedere esauditi i propri diritti.

Il cancelliere ha risposto: “La comunione ricevuta direttamente in bocca è possibile”. Beh, ci mancherebbe che dopo secoli la proibissero! Però, precisa il cancelliere, “è necessario – per motivi igienici/sanitari – che il fedele si ponga in fondo alla fila”. Dunque, si sostiene qui l’opposto di quanto spiega il presidente dei medici cattolici italiani. Per cui direi che i veri motivi non sono sanitari ma di terrore psicologico (l’esito della somatolatria di cui parlava Amerio in Iota unum?).

Scrive il cancelliere: “Può essere opportuno, stante ancora la situazione pandemica e il criterio della prudenza comunicare al presidente dell’Eucaristia il proprio desiderio prima della celebrazione eucaristica e concordare con lui l’opportunità o meno”. Prudenza? Non mi sembra che nel caso delle vaccinazioni dannose, in barba ai numerosi studi che si stanno pubblicando un po’ ovunque, la Chiesa abbia mai raccomandato di essere prudenti.

E io qui, mio caro Aldo Maria, mi vergogno. Cioè, il povero fedele deve concordare la Comunione col prete? E cos’è, Lascia o raddoppia? Un quiz? Gesù Eucaristia oggetto di trattative? Chi offre di più? Trenta denari per la comunione in piedi?

Sono basito. Che poi, battute a parte, praticamente così abbiamo abbassato le sacrestie al livello infimo di certi consultori abortisti, nei quali vai a trattare se convenga o no tenere il bambino, e sai già che otto su dieci (a esser generosi) ti inducono a non tenerlo.

Signori, benvenuti alla 194 eucaristica!

Conclude il signor cancelliere: “Al di là della situazione pandemica, ricordo che ricevere la comunione direttamente in bocca o sulle mani sono equiparati e non implicano l’uno piuttosto dell’altro un minore o maggior rispetto delle sacre specie”.

Ma qui, a parte la sintassi zoppicante, il cancelliere gioca sporco, e sa di farlo. Anzitutto la richiesta di Luciana è di vedersi riconosciuto un diritto, non di essere rieducata a una teologia eucaristica modernizzata. Poi è falso che nella Comunione sulla lingua non ci sia maggior rispetto, considerando che questa modalità preserva quantomeno dalla dispersione dei frammenti.

I cancellieri curiali non fanno più il loro dovere. I custodi del diritto si atteggiano a maestrini di regime. E questo non va bene. Non ci resta che arrangiarci da soli. Ma come? Anzitutto formandoci.

Propongo un esercizio. Partiamo dall’idea che una buona chiave di lettura di tutto questo si possa trovare guardando come fa la Comunione oggi il clero. Prossimamente dovremo parlarne. E forse allora ci divertiremo. O forse no.

E mi fermo qui. Per oggi.

17.continua

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Aldo Maria Valli:
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