I libri, le altre vittime della guerra
Da un’agenzia di stampa del 5 febbraio scorso ho appreso che “le forze russe hanno sequestrato libri ucraini da biblioteche e scuole nel territorio occupato di Lugansk e li hanno bruciati negli impianti di riscaldamento”.
A denunciarlo è il National Resistance Center, organizzazione gestita dalle forze speciali ucraine, e la notizia è stata diffusa dal Guardian.
“Secondo la denuncia, a Rovenky, occupata dai russi, i libri ucraini, in particolare la letteratura, vengono bruciati in massa. In precedenza, ai delegati russi nella Lugansk occupata sarebbe stato ordinato di confiscare 365 edizioni di libri ucraini da scuole e biblioteche della regione”. Lo riferisce Kyiv Independent, affermando che la Russia “sta compiendo uno sforzo deliberato per imporre narrazioni di propaganda ai bambini ucraini”.
Fin qui la notizia, che evita però di riferire quanto gli ucraini fanno nei confronti dei libri russi.
Circa un anno fa Oleksandra Koval, direttrice dell’Istituto del libro ucraino, in un’intervista a Interfax- Ucraina chiedeva che dalle biblioteche sparissero i classici della letteratura russa: “Stimo che ora nel patrimonio delle biblioteche pubbliche potrebbero esserci più di cento milioni di copie che necessitano di sequestro”.
Secondo la signora Koval, “per studiare letteratura straniera, e la letteratura russa è proprio questo, è necessario un certo equilibrio. Ora siamo convinti che la letteratura britannica, francese e tedesca, la letteratura degli Stati Uniti e delle nazioni dell’Est, abbia dato al mondo molti più capolavori della letteratura russa”.
Per esempio Puškin e Dostoevskij, come molti altri autori, secondo la direttrice sono “una letteratura molto dannosa”. Perché? Perché “può davvero influenzare le opinioni delle persone”. Pertanto, “è mia personale opinione che questi libri debbano essere rimossi anche dalle biblioteche pubbliche e scolastiche”.
Secondo Oleksandra Koval, bontà sua, le biblioteche scientifiche potrebbero conservare, per il momento, “letteratura scientifica specializzata sebbene gli autori possano avere opinioni anti-ucraine”, ma a una sola condizione: che il libro scientifico in questione “non abbia connotazioni ideologiche”.
Da parte sua il ministro della Cultura e della politica dell’informazione dell’Ucraina, Oleksandr Tkachenko, ha dichiarato che “i libri di propaganda russa confiscati dai fondi della biblioteca ucraina possono essere usati come carta straccia”.
Quanto alla musica, Oleksandra Koval ha dichiarato: “Non stiamo chiedendo di cancellare Čhajkovskij, ma di mettere in pausa le esecuzioni delle sue opere finché la Russia non cesserà questa sanguinosa invasione”.
Resta da vedere come si comporteranno gli occhiuti censori nei confronti degli autori russi di matrice ucraina, così come Nikolai Gogol, Mikhail Bulgakov, Anna Achmatova, oppure il poeta sovietico Majakovskij, nato da madre ucraina.
Abbiamo già visto roghi di libri. Possibile che la storia non insegni mai niente?
Fonti: ansa.it, cambiamoilmondo.org, voltairenet.org