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Lettera / Sulla Chiesa che si è inchinata davanti al pensiero unico

Caro Valli,

pensavo che la mia zona (diocesi di Milano) fosse una delle poche ancora ossessionata dall’isteria psico-pandemica, forse a causa della vicinanza con Bergamo, chissà.

Ma la testimonianza titolata Perché solo nelle chiese italiane vige ancora il terrore? che ho appena letto dal suo blog mi fa sorgere il sospetto che il fenomeno sia ben più esteso, ancor oggi.

Credo sia superfluo rimarcare il mio sconcerto nell’aver constatato l’incondizionata sudditanza della Chiesa cattolica che si è voluta perfino dimostrare più realista del re nell’implementare restrizioni sin dall’inizio apparse bizzarre, perlomeno a chi non aveva ceduto a meccanismi manipolatori che hanno fatto leva su fattori della nostra psiche che di razionale hanno poco o nulla.

Penso che ci ricordiamo tutti la (finta?) ipocondria delle diocesi lombarde che prorogarono di propria iniziativa l’imposizione del bavaglio sul volto dei fedeli la scorsa primavera.

Ebbene, anche alla luce di quanto sta emergendo (non solo nel nostro paese, a dire il vero) circa l’uso politico del terrore sanitario, che cosa dovremmo concludere? Non è tanto il tradimento, peraltro palese e infame, delle istituzioni civili ad amareggiarmi. Piuttosto sono le prese di posizione di una Chiesa (incluse realtà ecclesiali una volta segno di vitalità) che, accantonando ogni forma di cautela, ha identificato acriticamente il senso di responsabilità con l’incondizionata sudditanza ad apparati che rispondono a logiche apertamente anticristiane e antiumane.

Mi creda, non è divertente sentirsi dare del fascista da fratelli nella fede oppure che dovrei evitare di “rendermi la vita più complicata” obbedendo a imposizioni folli, insensate e con finalità tutt’altro che benevole (vedi l’inoculazione del sacro siero).

Caro Valli, parlo proprio di realtà ecclesiali dalle quali ho appreso i pericoli della secolarizzazione, della rivoluzione, dell’ideologia, del pensiero unico: tutto spazzato via da un’emergenza costruita in vitro.

Ci vuole forse un genio per intuire che la gestione della situazione sanitaria era funzionale a sovrascrivere i nostri paradigmi e a configurare un differente assetto del sistema socio-politico rendendoci servi di un potere che ci ha convinto di cose che apparirebbero ridicole persino a un bambino e che aprono a scenari futuri potenzialmente ancor più inquietanti?

Quel che è peggio, però, è che da coloro che dovrei considerare i miei primi alleati non giunge ancor oggi il benché minimo cenno di ravvedimento. Mi lasci concludere con una battuta: a che pro spiegarci ogni dettaglio del pelo del leone quando poi non si è in grado di riconoscere un leone intero una volta materializzatosi?

Claudio

 

Aldo Maria Valli:
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