di La scure di Elia
Le istituzioni apicali della Chiesa cattolica sono da decenni infestate da delinquenti rotti ai vizi più ripugnanti e adusi a crimini analoghi a quelli commessi da giacobini, garibaldini e bolscevichi. L’esserci impegnati a pregare perché il loro capo eviti la dannazione eterna non implica certo un chiudere gli occhi sulla realtà. Le accecanti ingiustizie commesse contro le comunità claustrali di Pienza e Ravello reclamano un’inequivocabile presa di posizione, dato che non soltanto violano i sacri impegni di inermi donne consacrate a Dio, ma attentano direttamente all’onore e ai diritti di Lui. Ci sembra pertanto opportuno riportare, con qualche lieve adattamento per lo scritto, un’omelia diffusa mediante le reti sociali in occasione della solennità dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria.
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Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo!
Oggi celebriamo questa meravigliosa festa dell’Annunciazione. È l’avvenimento che ha segnato l’inizio della nostra salvezza, l’avvio della Redenzione, in quanto Dio ha voluto che tutta l’opera con cui intendeva salvare l’umanità dipendesse dal consenso della Vergine Maria. Per questo noi La onoriamo al di sopra di tutti i Santi, non solo perché è rivestita di una santità incomparabile che La colloca ad un livello estremamente più alto, ma anche perché Le dobbiamo la nostra vita eterna, la nostra stessa salvezza, motivo per cui la consideriamo nostra Madre nell’ordine della grazia.
Oggi, tuttavia, ci sono fatti dell’attualità ecclesiale talmente gravi che siamo obbligati a riflettere su questi avvenimenti alla luce di ciò che Dio fece in Maria. È nella verginità che la Madonna concepì il Figlio di Dio nella carne; per questo Ella è modello di tutte coloro che, nella Chiesa, consacrano la propria verginità al Signore. In questo modo, in un certo senso, esse concorrono a generare Gesù Cristo nelle anime: con le loro preghiere e l’offerta della loro vita fanno sì che gli uomini accolgano la grazia, si convertano e ricevano quindi in sé Gesù Cristo medesimo, che deve nascere, crescere e giungere a maturità in ogni battezzato.
Ora, la vocazione delle donne consacrate a Dio – in particolare quella delle claustrali – è sempre stata molto stimata nella storia della Chiesa; basta leggere ciò che alle vergini scrive sant’Ambrogio e, dopo di lui, tanti altri autori. Per questo l’autorità ecclesiastica ha sempre protetto in modo speciale i monasteri contemplativi, i loro beni e la loro stessa vocazione, in quanto ha riconosciuto che il bene di tutta la Chiesa è strettamente legato alla loro presenza.
Non per niente, tutti i nemici della Chiesa si sono sempre accaniti contro la vita claustrale. Già i protestanti si vantarono di aver svuotato interi conventi (per non parlare di ciò che fecero alle religiose); poi il cosiddetto Secolo dei Lumi vide la soppressione di innumerevoli monasteri in tutta Europa. In Italia ciò successe dapprima durante le invasioni napoleoniche, poi negli anni Sessanta dell’Ottocento, quando le inique leggi massoniche soppressero tutti gli istituti religiosi.
Nella liturgia di Consacrazione delle Vergini, dopo il loro atto di offerta totale a Dio, il vescovo pronuncia una vera e propria maledizione contro tutti coloro che volessero distogliere le monache dalla loro vocazione oppure attentare ai loro beni; questo dimostra fino a che punto la gerarchia ecclesiastica abbia sempre avuto a cuore la vocazione claustrale. Pur non avendo l’autorità di pronunciarla, ve la leggo perché mi sembra opportuno che conosciamo questi testi per chiedere al Signore di intervenire, soprattutto riguardo a due casi recenti di soppressione o di grave minaccia a comunità contemplative.
Quello che è particolarmente scandaloso, purtroppo, è che tali attacchi non provengono più da nemici esterni della Chiesa, bensì dal suo interno, da rappresentanti autorevoli della Santa Sede. Alludo a una comunità di clarisse espulse dalla loro casa dopo esser state ridotte allo stato laicale, salvo una suora dell’età di novantasette anni, costretta a trasferirsi in un altro convento. Parlo anche di un monastero benedettino in cui le monache stanno resistendo a un provvedimento illegittimo, benché si stia tentando di prenderle per fame impedendo l’accesso al conto della comunità.
Sentiamo allora cosa dice il vescovo, secondo il Pontificale Romanum, nel rito di Consacrazione delle Vergini:
Con l’autorità di Dio onnipotente e dei beati Pietro e Paolo, suoi Apostoli, fermamente e sotto minaccia di scomunica proibiamo che chiunque distolga le presenti vergini o monache dal servizio divino, al quale si sono assoggettate sotto il vessillo della castità; nessuno si appropri dei loro beni, ma esse li posseggano nella tranquillità. Se però qualcuno avrà l’ardire di attentare questo, sia maledetto in casa e fuori casa, maledetto in città e in campagna, maledetto quando veglia e quando dorme, maledetto quando mangia e quando beve, maledetto quando cammina e quando sta seduto; maledette siano la sua carne e le sue ossa, e dalla pianta dei piedi alla sommità del capo non abbia salute. Venga su di lui la maledizione dell’uomo che per mezzo di Mosè, nella Legge, il Signore ha lanciato ai figli dell’iniquità. Che il suo nome sia cancellato dal libro dei viventi e non sia ascritto con i giusti. La sua parte di eredità sia con Caino fratricida, con Datan e Abiron, con Anania e Saffira, con Simon mago e Giuda traditore e con coloro che dissero a Dio: «Allontanati da noi; non vogliamo il sentiero delle tue vie». Vada in perdizione nel giorno del Giudizio; il fuoco eterno lo divori con il diavolo e i suoi angeli, se non avrà restituito e non sarà giunto ad emendazione. Così sia, così sia!
Ed ecco il testo in latino:
Auctoritate omnipotentis Dei, et beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius, firmiter et sub interminatione anathematis inhibemus, ne quis praesentes virgines, seu sanctimoniales, a divino servitio, cui sub vexillo castitatis subiectae sunt, abducat; nullus earum bona surripiat, sed ea cum quiete possideant. Si quis autem hoc attentare praesumpserit, maledictus sit in domo et extra domum; maledictus in civitate et in agro; maledictus vigilando, et dormiendo; maledictus manducando, et bibendo; maledictus ambulando, et sedendo; maledicta sint caro eius et ossa, et a planta pedis usque ad verticem non habeat sanitatem. Veniat super illum maledictio hominis, quam per Moysen in lege filiis iniquitatis Dominus permisit. Deleatur nomen eius de libro viventium, et cum iustis non scribatur. Fiat pars et hereditas eius cum Cain fratricida, cum Dathan et Abiron, cum Anania et Saphira, cum Simone mago et Iuda proditore, et cum eis qui dixerunt Deo: Recede a nobis, semitam viarum tuarum nolumus. Pereat in die iudicii; devoret eum ignis perpetuus cum diabolo et angelis eius, nisi restituerit, et ad emendationem venerit.
Come vedete, anche questa maledizione è condizionata, cioè vale se i reprobi non si convertono e non recedono dai loro propositi. Per questo noi preghiamo perché il Signore conceda questa grazia; tuttavia, quando si osserva un’ostinazione che supera ogni misura, quando si assiste a un’impenitenza senza remissione, vien da pensare che non sia più un bene pregare per quelle persone, poiché c’è il rischio che Dio sia offeso da queste suppliche, in quanto, nel vedere le sue grazie costantemente respinte, smette di concederle. Accordare continuamente grazie a chi non le vuole non solo aggrava la sua pena eterna, ma soprattutto è lesivo della maestà di Dio, che non deve essere disprezzato.
Ora, è evidente che chi disprezza la grazia di Dio fa qualcosa che lo rende completamente refrattario ad essa; allora – come insegna sant’Alfonso Maria de’ Liguori – ad un certo punto, vedendo la sua pervicacia, Dio abbandona il peccatore alla sua sorte. È ovvio che Dio conosce questa sorte fin dall’eternità; non dobbiamo quindi pensare che Egli cambi parere. Parlando alla maniera umana, intendiamo dire che Dio, pur sapendo che una persona si dannerà, fino a un dato momento, tuttavia, le concede le grazie necessarie alla conversione, così che non si possa insinuare che non sia stato misericordioso, dimostrando anzi che la Sua misericordia non ha limiti. Egli dà a tutti la possibilità di salvarsi; chi si danna, si danna perché vuole davvero dannarsi.
Pur avendo pregato per mesi per la conversione di colui che è al vertice della Chiesa, dobbiamo tuttavia cominciare a domandarci se non sia il caso di smettere, dato che Dio potrebbe essere offeso da queste preghiere. In tal caso non rimarrebbe altro che chiedere al Signore di intervenire e di fare giustizia, venendo in soccorso di quelle donne indifese e facendo ciò che è necessario per porre fine all’iniquità. C’è sempre una misura in tutte le cose.
Imploriamo perciò il Signore di realizzare i Suoi disegni e, proprio in questa festa dell’Annunciazione, affidiamo le monache minacciate all’intercessione di Maria santissima e di san Giuseppe. Confidando nella potenza della loro preghiera, supplichiamo il Signore, gridiamo verso di Lui perché ponga fine a questo scempio e ascolti il grido di quelle donne prive di ogni difesa, che non possono fare altro che contare su di Lui e sulla solidarietà dei cristiani.
Sia lodato Gesù Cristo!
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Che queste parole inducano tutti – ma soprattutto chi è prossimo alla morte – a considerare l’estrema serietà del giudizio divino. Se teniamo conto del fatto che nel frattempo, a causa del peggiore crimine della storia umana (presentato come un atto d’amore), hanno cominciato ad ammalarsi di tumore e a morire per malore improvviso anche bambini e ragazzi, ci vien da pensare che una sola maledizione non basti. Noi cattolici abbiamo tuttavia il dovere di pregare per chiunque, almeno perché eviti l’Inferno. Se però neppure la grazia della Settimana Santa otterrà un accenno di resipiscenza, che il Signore proceda con la Sua giustizia, dopo aver messo in atto tutte le risorse della Sua misericordia.
Fonte: lascuredielia.blogspot.com