di Paolo Gulisano
Per anni è stata attaccata dai fondamentalisti protestanti e dai neogiansenisti cattolici come una sorta di istigatrice all’esoterismo. Ora, invece, subisce un linciaggio mediatico da parte della cultura LGBT+ in quanto retrograda e oscurantista. È JK Rowling, l’autrice della saga di Harry Potter.
Nei giorni scorsi, è tornata in una intervista sul tema da lei affrontato tempo fa del Gender Fluid, e non solo non si è corretta o ha fatto ammenda per le critiche che aveva rivolto a questo tipo di cultura che si sta imponendo in tutto l’Occidente, ma ha anche sostenuto con precise ragioni le sue posizioni. La Rowling ha spiegato che sarebbe stato “più facile” non intromettersi nel dibattito, ma il motivo che l’ha portata ad interessarsi della questione è che era stata “profondamente turbata da quello che vedevo: un movimento culturale che era liberale nei suoi metodi ed era molto discutibile nelle sue idee. Sapevo assolutamente che se avessi parlato apertamente, molte persone sarebbero state profondamente scontente di me.”
La Rowling si era resa conto che, avendo parlato nei suoi libri dei valori di giustizia, di libertà, aveva tra i suoi lettori persone che, come dice lei stessa, “credevano di vivere i valori che avevo sposato in quei libri. Potrei dire che credevano di combattere per i perdenti, la differenza e l’equità”. Le sue dichiarazioni in merito alla cultura Gender non furono d’impulso, ma furono lungamente e attentamente considerate. “E credo, assolutamente, che ci sia qualcosa di pericoloso in questo movimento, e deve essere sfidato”.
La scrittrice ha affermato di essere stata “abbastanza premurosa” da informare il suo team di gestione che stava per pubblicare il suo tweet iniziale “perché sapevo che avrebbe causato una tempesta enorme”. In seguito al post online l’autrice ha ricevuto migliaia di risposte dai fan che esprimevano il loro disappunto e disgusto nei suoi confronti. Anche le star del franchise di Harry Potter – Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint – si sono espresse pubblicamente in opposizione alle sue opinioni sul genere.
“Mi viene costantemente detto che ho tradito i miei stessi libri, ma la mia posizione è che sostengo assolutamente le posizioni che ho preso in Potter”, ha detto la Rowling. “La mia posizione è che questo movimento attivista, nella forma che sta assumendo attualmente, fa eco proprio a ciò contro cui stavo mettendo in guardia in Harry Potter.” E poi ha aggiunto: “Ma allo stesso tempo, devo dirtelo, una tonnellata di fan di Potter erano ancora con me. In effetti, una tonnellata di fan di Potter mi sono grati di aver detto quello che ho detto.”
La scrittrice ritiene anche che la mancanza di volontà da parte di molti di impegnarsi con lei sulla questione è “intellettualmente incredibilmente codarda”. E infine: “Sto combattendo quello che vedo come un movimento misogino potente e insidioso che penso abbia guadagnato un enorme consenso in aree molto influenti della società. Non vedo questo particolare movimento come benigno o impotente”. In effetti molte minacce l’hanno portata ad avere paura per la sua sicurezza e per quella della sua famiglia, a conferma che questo movimento non è propriamente pacifico, ed esprime una dura intolleranza nei confronti di chi non si conforma o di chi avanza critiche.
In quanto alla “delusione” di chi riteneva che Harry Potter fosse una saga letteraria che cantava l’inclusione, la fluidità di genere o altre bandiere dalla post modernità transumana, è bene che aprano gli occhi su questi libri. Allo stesso tempo, è la conferma che avevano torto i bigotti che vedono in ogni elfo una rappresentazione del satanico.
Harry Potter non è stato ancora capito fino in fondo: rappresenta un mistero da esplorare, un mito da interpretare; un mito semplice, ma non semplicistico. La Rowling ha seminato nelle pagine incantate della saga di Hogwarts tanta saggezza, oltre che tanta bellezza. La saga di Harry Potter offre, nella migliore tradizione della letteratura fantastica inglese, una rappresentazione simbolica del mondo, con i suoi valori, le sue tragedie, i suoi conflitti.
L’autrice scrive un testo per bambini e ragazzi, cercando di comunicare le verità di bene in cui lei crede, senza però discorsi moralistici, ma cercando di portare il lettore a comprendere che come il successo ottenuto senza fatica, la ricchezza, una vita eterna su questa terra, non sono niente, sono solo illusioni e come ciò che veramente conta sono l’impegno, l’amicizia, l’amore. Hogwarts, con le sue leggi e i suoi valori, è una piccola ma significativa risposta alle false certezze dell’uomo postmoderno, che cerca sicurezza nelle cose materiali, che usa gli altri come oggetti a propria disposizione, che ostenta superiorità cercando di affermare se stesso, perché in fin dei conti ha paura di tutto ciò che esula dal suo piccolo orticello.
Infatti Harry è un eroe molto particolare: la realtà della vita l’aveva ben presto disincantato e le sue aspirazioni non potevano essere che piccole cose, come scappare dal cugino per non farsi picchiare o cercare un’altra scuola dove poter stare meglio. Tuttavia il suo destino è diverso, e a un certo punto della vita egli viene letteralmente chiamato a cose grandi, alla meravigliosa avventura di Hogwarts, tra amici e maestri.
Questa saga non rappresenta la magia come soluzione di tutti i problemi, esulando dal mondo reale. L’importanza dell’amicizia, delle virtù personali, fa passare in secondo ordine quella che apparentemente sembra l’aspetto più importante – e per i critici più ostili più inquietante – del mondo di Hogwarts: la magia. In realtà non è il possesso di una bacchetta che permette di avere tutto subito e senza fatica. Tanto che la magia stessa è un’”arte” da imparare con l’impegno, lo studio, la buona volontà, come Harry Potter sa bene. E comunque non è la magia che conta, ma l’amicizia, il dono di sé, il sacrificio, l’adesione a una verità non costruita a immagine dell’uomo stesso.
L’uomo ha desideri grandi (vedi lo Specchio delle Brame), ma non può trasformarli in bisogni da soddisfare subito: se cerca di farlo perde la sua stessa identità di uomo; è invece chiamato ad aderire a un progetto che lo supera. Da chi viene questo progetto? La Rowling non lo esplicita chiaramente, ma lascia la domanda in sospeso, a disposizione della coscienza del lettore, per quanto piccolo egli sia.
Fonte: ricognizioni.it