di Fabio Battiston
Caro Aldo Maria,
piccola cronaca di un grande e meraviglioso giovedì santo.
ore 17:30: arrivo nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini di Roma dove, alle 18:30 in punto, inizierà la Messa cantata in Coena Domini secondo il vetus ordo. Manca un’ora e ci sono solo posti in piedi.
Ore 18:10: alla Messa mancano ancora venti minuti; nel frattempo… non ci sono più posti in piedi.
Ore 18:30: suona la campanella e inizia la celebrazione. Chi scrive (67 anni a giugno, a Dio piacendo) se non è il decano delle circa quattrocento persone presenti, poco ci manca. Fuori ci sono fedeli che cercano di entrare.
Ore 20:15: al termine della Messa il Santissimo viene deposto nell’urna (sì, il nostro vecchio e caro Sepolcro) e i numerosi bambini e giovani presenti sono ancora tutti lì, attenti, silenziosi e devoti dopo circa due ore di celebrazione e di musica sacra che è parte essenziale della liturgia.
Ore 20:30: la Messa è finita ma c’è ancora tanta gente in preghiera, e altri giungono, perché inizia l’Ufficio delle Tenebre e la bella chiesa che fu di san Filippo Neri resterà aperta fino a tardissima ora. E oggi, venerdì santo, alle 21, dopo la Via Crucis, l’Ufficio si ripeterà.
Non è finzione, non è illusione di bigotti nostalgici, non è ostentazione divisiva. È semplicemente la verità.
Santa Pasqua.
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Nella foto (da messainlatino.it), la folla a Santa Trinità dei Pellegrini nel giovedì santo