Ecco perché l’Opus Dei sta organizzando un congresso generale straordinario
di Luke Coppen
I cattolici affiliati all’Opus Dei si riuniranno a Roma il 12 aprile per quello che probabilmente sarà un evento significativo nella storia del gruppo. Parteciperanno a un congresso generale straordinario di cinque giorni, convocato dal loro leader, monsignor Fernando Ocáriz.
I congressi generali straordinari sono occasioni rare. Si pensi che l’ultimo si è tenuto nel 1969-1970, dopo il Concilio Vaticano II.
Ma cos’è l’Opus Dei? Perché sta organizzando un congresso generale straordinario? E quale sarà il probabile risultato?
L’Opus Dei (in latino Opera di Dio) è un’organizzazione cattolica internazionale fondata in Spagna nel 1928 da Josemaría Escrivá de Balaguer, canonizzato nel 2002. Il suo obiettivo è aiutare i 93.600 cattolici affiliati all’Opus Dei, in sessantotto Paesi, “a puntare alla santità nella loro vita ordinaria, specialmente attraverso il lavoro quotidiano”.
Papa Giovanni Paolo II ha istituito l’Opus Dei come prelatura personale nel 1982, sette anni dopo la morte del suo fondatore, con la costituzione apostolica Ut sit. Il gruppo, formalmente noto come Prelatura della Santa Croce e Opus Dei, è guidato da un prelato la cui elezione deve essere confermata dal Papa.
Il primo prelato è stato Álvaro del Portillo, ordinato vescovo nel 1991, tre anni prima della sua morte. Gli successe nel 1994 Javier Echevarría Rodríguez, che divenne vescovo un anno dopo. Dopo la morte di Echevarría nel 2016, il prelato è diventato monsignor Ocáriz.
Gli aderenti e i collaboratori dell’Opus Dei comprendono chierici incardinati nella prelatura, insieme a numerari (chierici e laici che si dedicano completamente alla prelatura personale, osservando il “celibato apostolico”), soprannumerari (che spesso sono sposati) e cooperatori (che sostengono l’organizzazione senza appartenervi formalmente).
I membri sono tenuti a seguire una regola di preghiera quotidiana che comprende l’offerta del mattino, l’orazione mentale, la lettura spirituale e la recita delle preghiere comuni dell’Opus Dei, note come Preces. Sono incoraggiati a impegnarsi nella mortificazione corporale, secondo la loro età e condizione. I metodi includono l’uso del cilicio, una catena a punte indossata intorno alla coscia.
La prelatura personale, da tempo controversa, ha acquisito una certa notorietà a livello mondiale grazie al romanzo giallo di Dan Brown del 2003, Il Codice Da Vinci, che vedeva protagonista un monaco assassino dell’Opus Dei di nome Silas.
L’organizzazione si è opposta alla sua rappresentazione nel libro e nel successivo film, sottolineando che non ha monaci, negando di essere una “setta” e respingendo l’idea che si impegni in una criminalità sfrenata alla ricerca di ricchezza e potere.
Ma perché ora un congresso generale straordinario?
L’Opus Dei sta tenendo un congresso generale straordinario in seguito a una lettera apostolica emanata da Papa Francesco nel luglio 2022 che ha ridefinito il rapporto del Vaticano con la prelatura personale.
La lettera Ad charisma tuendum (Per la protezione del carisma) è stata emanata con motu proprio, ovvero su impulso del Papa.
Papa Francesco ha spiegato che il motu proprio, entrato in vigore il 4 agosto 2022, intende riaffermare il carisma dell’Opus Dei, definito come “diffusione della chiamata alla santità nel mondo, attraverso la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali”.
Secondo il Catechismo della Chiesa cattolica, i carismi sono “grazie dello Spirito Santo che direttamente o indirettamente vanno a beneficio della Chiesa”.
Il motu proprio ha anche lo scopo di “precisare” l’organizzazione dell’Opus Dei, “in linea con la testimonianza del Fondatore, san Josemaría Escrivá de Balaguer, e con gli insegnamenti dell’ecclesiologia conciliare sulle prelature personali”.
La lettera apostolica a sua volta ha fatto seguito alla pubblicazione della nuova costituzione vaticana Praedicate evangelium (Predicate il Vangelo), che ha dato al Dicastero per il clero “la competenza per tutte le questioni che riguardano la Santa Sede in materia di prelature personali”. In precedenza questa competenza apparteneva al Dicastero per i vescovi.
L’Opus Dei ha fatto sapere nel luglio 2022 che il cambiamento principale introdotto dal documento Ad charisma tuendum riguarda “le relazioni della prelatura con la Santa Sede”.
“Il motu proprio – ha commentato l’Opus Dei – non introduce direttamente modifiche nel governo della Prelatura, né nelle relazioni delle autorità della Prelatura con i vescovi”.
L’articolo 4 del motu proprio afferma che l’Opus Dei ha bisogno di “una forma di governo basata sul carisma più che sull’autorità gerarchica”. Il testo spiega che per questo motivo il Prelato dell’Opus Dei non deve essere un vescovo.
Commentando il cambiamento in una lettera del 22 luglio 2022 indirizzata ai membri dell’Opus Dei, monsignor Ocáriz ha affermato che “l’ordinazione episcopale del Prelato non era e non è necessaria per la guida dell’Opus Dei”.
“Il desiderio del Papa di evidenziare la dimensione carismatica dell’Opera – ha aggiunto il monsignore – ci invita ora a rafforzare il clima familiare di affetto e fiducia: il Prelato deve essere una guida ma, soprattutto, un padre”.
Ocáriz ha concluso la sua lettera con una richiesta di preghiere, “per il lavoro che Papa Francesco ci ha chiesto di svolgere per adattare il diritto particolare della Prelatura alle indicazioni del motu proprio Ad charisma tuendum, rimanendo – come lui stesso ci dice – fedeli al carisma”.
In un’altra lettera, datata 6 ottobre 2022, Ocáriz ha affermato che il governo centrale dell’Opus Dei ha riflettuto su come adeguare gli statuti della Prelatura personale al motu proprio: “Nel Dicastero per il clero ci è stato consigliato di non limitarci a considerare solo ciò che si riferisce alla dipendenza della prelatura da questo dicastero e al passaggio da una relazione quinquennale a una annuale alla Santa Sede sulle attività della prelatura. Dovremmo anche proporre altri possibili aggiustamenti agli statuti che sembrano appropriati alla luce del motu proprio. Ci è stato anche consigliato di dedicare allo scopo tutto il tempo necessario, senza alcuna fretta”.
Ecco dunque il motivo per cui il Prelato ha deciso di “convocare un congresso generale straordinario con questo scopo preciso e limitato”.
Cosa succederà al congresso?
È chiaro che non è possibile che tutti i cattolici affiliati all’Opus Dei partecipino al congresso generale straordinario. Le loro preoccupazioni saranno rappresentate dai membri del Congresso generale: 274 uomini e donne di età superiore ai trentadue anni, formalmente attivi nel lavoro della prelatura da almeno nove anni.
La metà dei membri del Congresso proviene dall’Europa, il 36% dalle Americhe, il 6,6% dall’Africa, il 6,2% dall’Asia e l’1,1% dall’Oceania, rispecchiando così i numeri dell’Opus Dei nei rispettivi continenti. Il 54% del Congresso è formato da uomini, il 46% da donne (mentre circa il 60% dei membri in tutto il mondo sono donne).
I membri del Congresso di solito si riuniscono in tre tipi di incontri: congressi elettivi (per scegliere un nuovo leader dell’Opus Dei), congressi ordinari (che si tengono ogni otto anni) e congressi generali straordinari (in risposta a eventi importanti).
In una lettera ai membri dell’Opus Dei del 30 marzo scorso, monsignor Ocáriz ha fatto ulteriore chiarezza sul congresso generale straordinario di quest’anno: “In questi giorni si terranno in parallelo le riunioni del congresso femminile e maschile e io parteciperò a entrambe, insieme ai vicari”, ha scritto riferendosi ai responsabili regionali della prelatura personale.
L’incontro delle donne si terrà presso il Collegio Romano di Santa Maria, un centro interregionale di formazione per le donne dell’Opus Dei. L’incontro degli uomini si terrà presso il Collegio Romano della Santa Croce, università dell’Opus Dei inaugurata nel 1984.
Entrambi gli incontri inizieranno con la Messa, ha detto Ocáriz, poi “in sessioni successive si studieranno le proposte preparate e l’ultimo giorno si voterà il testo finale”.
Il congresso si concluderà con la benedizione del Santissimo Sacramento e la recita del Te Deum.
Ocáriz ha avvertito che il risultato immediato del congresso non sarà reso pubblico. “A differenza di altri congressi generali, sia elettivi (in cui si elegge il Prelato) sia ordinari (in cui si stabiliscono alcune priorità apostoliche), in questo caso non sarà possibile comunicare immediatamente il risultato finale, poiché dovrà essere inviato al Dicastero per il clero per essere studiato dalla Santa Sede, responsabile della sua approvazione”.
Dopo la conclusione del congresso, il 16 aprile, i membri dell’Opus Dei potrebbero dunque dover attendere con ansia se gli statuti rivisti saranno accettati o se il Vaticano chiederà ulteriori modifiche.
Fonte: pillarcatholic.com
Nell’illustrazione, un ritratto di san Josemaría Escrivá de Balaguer, il fondatore dell’Opus Dei