Lettera / Il sacro siero, l’ipnosi collettiva e la coscienza critica (obnubilata) di chi dovrebbe essere sale della terra

Caro Valli,

leggendo gli articoli del suo blog non posso non provare sconcerto (per usare un eufemismo) nel constatare ogni giorno di più come questo nostro paese non si sia ancora ripreso dall’isteria psico-pandemica e come in particolare gli ambiti religiosi o para-religiosi ne siano tuttora succubi.

Mi permetta di citare l’esempio, di cui ho avuto notizia durante la santa Pasqua, di una zia ultraottantenne, ormai stabilmente ospite presso una RSA gestita da religiose, che è stata sottoposta senza previa richiesta di parere da parte dei familiari, alla quinta (!) inoculazione di una sostanza i cui limiti e rischi dovrebbero essere ormai palesi a chi non abbia le proverbiali fette di salame sugli occhi, al punto che in svariati paesi, come credo lei sappia, è stata quantomeno messa in discussione alla luce di svariati riscontri.

Ma in Italia no, nulla sembra scalfire l’ipnosi collettiva (indotta anche da un clima mafioso che non ha risparmiato nessuno e men che meno gli ordini professionali) secondo la quale ogni dubbio, messa in
discussione o semplice richiesta di chiarimenti deve necessariamente essere bollata come “eretica”, antiscientifica o complottista.

Come se nulla fosse successo. Come se, per esempio, la documentata conferenza stampa del dottor Frajese alla Camera non avesse mai avuto luogo. Come se tale signora Janine Small di Pfizer al cospetto della Commissione Ue non avesse ammesso che il siero non è mai stato testato. Come se non fosse evidente, rispetto all’annus horribilis 2020, l’aumento dei decessi proprio nel biennio 2021/22, cioè quando il sacro siero avrebbe dovuto rivelarsi “luce e salvezza”. Come se le folli e insensate restrizioni cui siamo stati sottoposti non avessero paradossalmente avuto come riscontro più decessi che altrove. Come se l’uso politico del terrore sanitario, con la complicità di Aifa, non fosse ormai cosa acclarata. E potremmo continuare a lungo.

Abitando nel Nord Italia, ho parlato con lavoratori frontalieri: ebbene, nella vicina Svizzera, per quanti limiti essa possa avere, nessuno si è mai sognato di revocare il diritto al lavoro e perciò al sostentamento proprio e dei familiari sulla base di un trattamento sanitario peraltro mai impiegato in precedenza a livello massivo.

Forse sono io ad aver equivocato tutto, ma ho sempre pensato che l’amore alla verità fosse una caratteristica imprescindibile del cristiano, e che il rifiuto della menzogna dovesse comportare la necessità di esprimersi a tutto campo, incluso quando il potere cerca di convincerci delle cose più strampalate in tema di immigrazione, gender, transizione ecologica nonché appunto, pseudo tutela della salute. E mi domando: dov’è finita la coscienza critica di coloro che dovrebbero
considerarsi il “sale della terra”?

Claudio

Saronno (Varese)

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