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Don Bosco ci presenta san Giuseppe / 3

di don Marco Begato

Don Bosco nel suo scritto ripercorre anche lo sviluppo del culto a san Giuseppe.  Noteremo nelle parole di don Bosco l’ennesimo riferimento al mistero del Cristo, il che conferma che il culto a san Giuseppe non si oppone bensì si fonda su un sano cristocentrismo. E come in tutti i culti autenticamente cattolici non interviene mai a offuscare il Creatore e al contempo rispetta il desiderio del Creatore di elargire la sua salvezza sempre tramite il coinvolgimento libero e responsabile delle sue creature, e sempre promuovendone lo spirito di unità e fraterna cooperazione:

Come la divina Provvidenza dispose che s. Giuseppe morisse prima che Gesù si manifestasse pubblicamente quale Salvatore degli uomini, così fece pure che il culto verso questo santo non si propagasse prima che la fede cattolica si fosse universalmente diffusa nel mondo. Difatto l’esaltare questo santo nei primi tempi del cristianesimo sembrava pericoloso alla fede ancor debole dei popoli. Alla dignità di Gesù Cristo era di somma convenienza che s’inculcasse esser egli nato da una vergine per opera dello Spirito Santo; ora il metter innanzi la memoria di s. Giuseppe sposo di Maria avrebbe fatto ombra a quella dogmatica credenza presso alcune menti deboli, non ancor illuminate intorno ai miracoli della potenza divina. D’altronde importava in quei secoli di battaglia di far principale oggetto di venerazione quei santi eroi che per sostener la fede avevano versato il sangue col martirio.

Come poi fu consolidata nei popoli la fede e furono sollevati all’onore degli altari molti santi che avevano edificato la chiesa collo splendor delle loro virtù senza passare pei tormenti, parve tosto di somma convenienza che non si lasciasse sotto silenzio un santo di cui il vangelo stesso faceva sì ampio elogio”.

Segue una sintesi dell’evoluzione del culto che culmina nel 1847, anno in cui “la sacra Congregazione dei riti finalmente per secondare ed animare sempre più la pietà dei fedeli verso questo gran Santo con un decreto del 10 settembre 1847 dietro istanza dell’Eminentissimo Cardinal Patrizi estendeva questa festa a tutta la Chiesa universale”.

San Giovanni Bosco infine, come suo solito, applica le considerazioni svolte alla situazione contemporanea e al bisogno di protezione che i cattolici avvertivano di fronte al dilagare di eventi religiosi e politici che minavano la fede dei semplici e la vita della Chiesa nel mondo. Riporto allora il paragrafo finale del libro, lasciando ai lettori il compito di verificarne l’attualità:

Se mai furono tempi calamitosi per la Chiesa di Gesù Cristo, se mai la fede cattolica volse le sue preghiere al Cielo per implorarne un protettore sono pur troppo i giorni presenti. La nostra s. religione assalita ne’ suoi più sacrosanti principii vede numerosi figli strapparsi con crudele indifferenza dal suo materno seno per darsi pazzamente in braccio all’incredulismo ed alla scostumatezza, e diventando scandalosi apostoli dell’empietà trarre a traviamenti tanti loro fratelli, e dilaniare così il cuore a quella madre amorosa che li ha nutriti. Or bene mentre la divozione a san Giuseppe attirerebbe copiose benedizioni sulle famiglie de’ suoi divoti, procurerebbe alla desolata sposa di Gesù Cristo il validissimo patrocinio di un santo, il quale come seppe un giorno serbar illesa la vita di Gesù dalla persecuzione che gli muoveva Erode, saprà bene serbar illesa la fede dei suoi figli dalla persecuzione che le muove l’inferno. Come il primo Giuseppe figliuolo di Giacobbe seppe mantenere l’abbondanza nel popolo d’Egitto durante sette anni di carestia, il vero Giuseppe più felice amministratore dei celesti tesori saprà mantener nel popolo cristiano quella fede santissima per stabilir la quale discese sulla terra quel Dio, di cui fu egli per trent’anni l’aio ed il custode”.

3.continua

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Aldo Maria Valli:
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