di padre Mario Begio
Caro Aldo Maria,
da alcune domeniche si assiste a un doppio e bellissimo spettacolo, che immagino essere più o meno simile in tutta Italia.
I campi fioriscono: dalle mie parti tutto si tinge di violetto, ma i parenti mi mandano foto di campi in giallo e gli amici in rosso ed è un piacere sempre nuovo e sempre antico.
I bambini ricevono i sacramenti: ed è tutta una processione di catechiste santamente affastellate, di mamme che ondeggiano sui tacchi, papà incravattati, parenti atei goffamente incolonnati al seguito e soprattutto bambini e bambine che sfoggiano una varietà di vestine bianche, variamente adornate di fasce, merletti, spighe, veli, orli, cerchietti, berretti e altro.
Però i fiori mi sorprendono sempre come una volta; i bambini in bianco invece no. Perché so che alla processione allegra e scomposta non fa specchio un rito sufficientemente solenne. I bambini in vesti eleganti saranno comunicati a forza sulle mani, in piedi, distrattamente, magari con qualche residuo di gel e mascherine, e sempre sperando che l’orrore della cresima col cotton fioc sia stato abolito davvero e ovunque.
Al che mi si è accesa una lampadina e ho definitivamente capito qual è stato il problema del Concilio Vaticano II. Tieniti forte perché qui presenterò in anteprima una tesi altamente originale, che ci renderà famosi in tutto il mondo.
Chiamerò la mia tesi: interpretazione isacchica del Concilio. Un nome importante, come puoi vedere. Tale tesi verrà volgarmente ricordata come tesi del Concilio villoso.
Te la ricordi la storia di Isacco? Isacco ha due figli: Esaù e Giacobbe. Il padre si prepara a dare la benedizione a Esaù, ma a seguito di inganni e sviste finisce col benedire Giacobbe, confondendo il pelo falso di questo col pelo vero dell’altro. Ecco perché la tesi si chiama isacchica o villosa. Le parole sono importanti!
Al Concilio – o giù di lì – deve essere capitato qualcosa di simile: si voleva ratificare una riforma importante, a costo di metter fuori gioco elementi antichi ma secondari e spuri, e però alla fine si sono messi fuori gioco gli aspetti importanti e si son tenuti proprio i fattori secondari e spuri.
Bisognava semplificare i vestiti e gli orpelli esteriori, per tornare al cuore della fede. E invece abbiamo svuotato la fede – per esempio quella dei sacramenti di iniziazione – tenendo i vestitini e le cerimonie di cornice.
O anche: si voleva togliere il divario tra clero e fedeli, ma alla fin fine si è solo tolto l’abito e la preghiera dei preti, mentre il divario è rimasto e pure accresciuto.
E di esempi simili ne troveremo molti.
Ricorda, Aldo Maria, tesi isacchica o villosa. La applichi a qualsiasi pasticcio ecclesiale contemporaneo e funziona. Però devi pretendere il copyright se qualcuno ce la ruba. Intesi?
E mi fermo qui. Per oggi.
24.continua
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