Cambiare il nome ai peccati. La Bibbia Cei e la strategia del depistaggio

di Investigatore Biblico

Avevo già scritto due articoli paralleli a riguardo. Non capisco se la Cei 2008 sia stata colta da un’ondata di bigottismo insensato, oppure sia il solito nebbione calato sui significati per rendere ambiguo e generico il testo.

Va bene, lettori: la verità. L’ho capito benissimo. E anche voi. Siamo tutti abbastanza intelligenti da non farci prendere in giro.

Rilancio i due vecchi link della serie, per vostro approfondimento: qui e qui.

Andiamo quindi al testo. E cercheremo di capire se si tratta di bigottismo di inizio millennio (una nuova strana forma), oppure è il solito tocco di politically correct nei confronti dei “pazzi per il sesso”, che sia dritto o al rovescio. Corretti verso cosa, poi, spiegatemelo.

Cei 1974: “9 Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. 10 Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! 11 Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme” (1Cor 5,9-11).

Vulgata: “9 Scripsi vobis in epistula: ne commisceamini fornicariis.10 Non utique fornicariis huius mundi aut avaris aut rapacibus aut idolis servientibus, alioquin debueratis de hoc mundo exisse! 11 Nunc autem scripsi vobis non commisceri, si is, qui frater nominatur, est fornicator aut avarus aut idolis serviens aut maledicus aut ebriosus aut rapax; cum eiusmodi nec cibum sumere” (1Cor 5,9-11).

Cei 2008: “9 Vi ho scritto nella lettera di non mescolarvi con chi vive nell’immoralità. 10 Non mi riferivo però agli immorali di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! 11 Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è immorale o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro: con questi tali non dovete neanche mangiare insieme” (1Cor 5,9-11).

Ebbene, avrete già notato la differenza fra le traduzioni, con il termine “impudico”, utilizzato dalla 1974, “fornicator” dalla Vulgata e, best by test, la solita traduzione 2008 fuori dal coro: “immorale”.

Approfondiamo con il greco.

Il termine è pornos, da porneia, che nel vocabolario di greco biblico del Buzzetti (edizione del 1994) si traduce con: impudicizia, immoralità di tipo sessuale, prostituzione, adulterio, concubinato.

Il termine usato da san Paolo è chiaro. Non ci sono ambiguità.

San Girolamo, successivamente, utilizza fornicator, e fino a qui nessuno si può confondere.

Poi arrivò la 2008 con “immoralità”. Un termine generico, senza dubbio. Sicuramente nella parola immorale possiamo trovare il gioco d’azzardo, ubriacarsi fino al tracollo, picchiare una signora anziana, sfottere un disabile, prendere a calci un criceto, innamorarsi di Hitler, lanciare la nonna dalla finestra, eccetera.

Comprenderete la mia ironia, lettori, perché non mi resta altro.

Ma facciamo ancor più approfondimento, seppure ripetitivo. Andiamo a vedere come la Treccani definisce la parola “immorale”. E la parola “impudico”.

Quale delle due definizioni secondo voi si avvicina di più al termine greco porneia? Chi mi dà la risposta esatta vince un pupazzo a forma di investigatore biblico. Bene, lettori, oggi un po’ di sano sarcasmo.

La domanda è tutta vostra, con relative risposte e discussioni: la Cei 2008 è stata colta da un irrefrenabile attacco di bigottismo puritano oppure intendono celare il significato, perché l’epoca ce lo impone?

Se tolgo il riferimento diretto, forse cambierò l’etica nella sua essenza?

Mm… non credo. Però ci provano, eccome se ci provano!

Fonte: investigatorebiblico.wordpress.com

 

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