di Aurelio Porfiri
Alcune mattine fa mi sono svegliato con una irresistibile voglia di essere di sinistra (pur non capendo che cosa in realtà voglia dire, visto che i partiti di sinistra continuano a scindersi peggio dell’atomo). Trovandomi a Hong Kong, mi sono allarmato nel leggere i giornali che mi comunicavano che nella mia madrepatria qualcosa di grosso stava accadendo: la libertà è in pericolo, la democrazia vacilla! I nuovi Carlo Rosselli e Piero Gobetti – leggo allarmato – sono Fabio Fazio, Lucia Annunziata, Roberto Saviano, esiliati dalla Rai perché “l’aria è cambiata”. Mi sono detto: il nuovo fascismo deve essere veramente molto perfezionato se non deve nemmeno fare pressione sui dissidenti. Essi sanno da soli quando andarsene! Poveretti – ho pensato -, facciamo una colletta, ora chissà dove li sbatteranno. Poi, quando ho capito che rimarranno a godersi le loro belle case e le loro belle vite, prendendo milioni di euro da qualche altra parte, mi son chiesto: che cosa mi è sfuggito?
Semplice. Non ho capito che la sinistra funziona così da decenni: sbandierano un nemico che loro stessi creano in modo da impressionare le persone e creare una paura che, nei termini in cui loro la descrivono, non esiste. Guardate, nutro quasi una perversa ammirazione per la sinistra: come loro riescono a controllare la narrativa non riesce a nessuno. Avessimo avuto un Antonio Gramsci della destra saremmo ora a parti inverse, forse. Guardate come gli intellettuali di sinistra vengono puntualmente presentati: “coraggiosi, anticonformisti, maître à penser”. Mentre quelli di destra sono invariabilmente “neofascisti, nostalgici, pericolosi”. Chi verrebbe voglia di seguire? E in una Chiesa in cui il pensiero di sinistra domina indisturbato, ecco che la tattica viene adoperata per esempio contro il mondo tradizionalista: indietristi, passatisti, disturbati… Si crea il mostro in modo da alimentare la paura, quale che sia la verità.
Se fossi stato di sinistra, sarei stato dalla parte di chi non ce la fa, dalla parte di coloro che combattono il cattivo, avrei cantato a squarciagola “compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce, portate il martello…”. Avrei potuto, ma non ci riesco. Non ci riesco perché troppe cose non mi tornano. Come per esempio l’idea che si possa passare per tolleranti esercitando il massimo dell’intolleranza, che il risultato di una società e di una Chiesa liquida è che tutti finiremo per liquefarci, che la propria esistenza non è dovuta alle proprie idee, ma alla mistificazione di quelle degli altri. Esiste veramente un pericolo fascista? Quando movimenti politici che si ispirano al fascismo in Italia si sono presentati alle elezioni non mi sembra abbiano spopolato. Ed è questo che veramente terrorizza la sinistra: se il nemico non esiste, come fanno ad andare avanti?