di Massimo Viglione
Anche nel momento della sua dipartita da questo mondo – dove ha vissuto una vita che il secolo giudica, senza dubbio alcuno per i suoi parametri, vincente e di successo come a pochi è mai capitato nella storia – Silvio Berlusconi sta dividendo il resto dei comuni mortali fra affascinati e osannanti suoi celebratori e irriducibili suoi detrattori, questi con significative differenze di motivazioni (dall’invidia sociale per il ricco, fino all’obbiettivo giudizio negativo sulla sua azione politica e sul suo immorale stile di vita). Se c’è stato un uomo “divisivo” (per utilizzare uno dei più noti stilemi della neolingua globalista) questo è stato proprio lui, forse secondo, almeno qui in Italia, solo a Benito Mussolini, del quale ha preso il posto nell’odio cieco dei sinistri.
“Grazie a Dio Silvio c’è!” ha rappresentato per decine di milioni di italiani il sogno del successo personale, della libertà dai gravami comunistici e statalisti della burocrazia che uccide la libera impresa e in fondo la libertà personale, la vittoria sull’invidia sociale egualitarista e anche sull’uso strumentale della giustizia tipico degli ambienti sinistrati e cattocomunisti. È stato il sogno della liberazione dal consociativismo della Prima Repubblica che umiliava le innate capacità individuali dei meritevoli, ma esclusi dal sistema.
In fondo, è stato, nell’immaginario collettivo dell’Italia della Seconda Repubblica, l’incarnazione dell’italiano geniale, perennemente attivo, allegro e ridente, gaudente senza vincoli moralistici di stampo cattolico ma al contempo nient’affatto ostile alla fede avita delle nostre popolazioni, riccastro ma non alla Agnelli o alla De Benedetti, bensì generoso con tutti, disponibile con chiunque riuscisse a raggiungerlo in qualche modo, produttore di benessere e speranza. Né il suo declino e i suoi mutamenti – a volte radicali (sia nel senso etimologico del concetto che nel senso di piena condivisione con le istanze peggiori dei movimenti radicali), aggravatisi oltre ogni ritegno negli ultimi anni, specie dopo il 2011 – sono serviti ad aprire gli occhi imbambolati dei suoi followers, e non solo tra il popolo e i tifosi di ogni genere, ma pure tra “intellettuali” del mondo cattolico legato alla tradizione o al conservatorismo, come proprio in queste ultime ore stiamo tristissimamente vedendo.
D’altro canto, anche per chi scrive è evidente che il personaggio non si può risolvere nemmeno con la impietosa critica unilaterale: sarebbe troppo facile. Giudicare l’opera imprenditoriale, politica, sociale e umana di Berlusconi con sentenze tranchant, o pro o contro, vuol dire esporsi al ridicolo, prima ancora che all’ingiustizia.
Premettiamo allora che le nostre veloci considerazioni presuppongono non solo la pietà cristiana della nostra preghiera per la sua anima (non certo ben messa agli occhi di Dio), ma anche un filino di speranza nella sua salvezza eterna nonostante lui stesso e i suoi gravissimi peccati (senza che ci giriamo intorno ipocritamente), per le ragioni che poi diremo. Ma è chiaro che il giudizio sul destino eterno di Silvio Berlusconi, come di ogni altro uomo, spetta solo a Dio: a noi può spettare solo quello storico su un uomo che più di ogni altro ha determinato la storia italiana degli ultimi non solo trent’anni, ma quaranta, tenendo conto delle sue televisioni. Questo genere di giudizio è lecito esprimere, come per qualsiasi altro uomo della storia, e questo noi esprimiamo.
Schematicamente, tratteggiamo prima le ombre e poi le luci.
La sua carriera imprenditoriale è strepitosa, unica nella storia italiana probabilmente, ma è condizionata, al di là del genio che lo ha sempre contraddistinto, da tre fattori fondamentali per noi inaccettabili:
1) l’iscrizione alla Loggia massonica P2, che possiamo credere e sperare essere avvenuta non per ragioni ideologiche (non era un massone combattente e odiatore della Chiesa) ma solo affaristiche e quindi strumentali (ma è pur sempre avvenuta);
2) una mentalità liberale e libertaria, sebbene conservatrice in politica, che lo ha reso un uomo completamente e incondizionatamente asservito al proprio interesse personale, legato dapprima a Craxi per poi prenderne il posto dopo Mani pulite, sebbene mai distruttivo e neanche cattivo con i suoi rivali e competitori; amava troppo la vita e il piacere personale per intossicarsi a odiare il prossimo;
3) come conseguenza di questa mentalità, il fatto che le sue televisioni e i film da lui prodotti hanno distrutto veramente non solo il “comune senso del pudore” degli italiani, trascinandoci nel fango della scostumatezza, dell’erotismo e anche della pornografia, della lascivia e della faciloneria a-morale, ma ha reso una buona parte degli italiani un’immensa massa di pecore che ha abdicato, giorno dopo giorno, per anni e decenni, all’uso dell’intelletto dinanzi alla caterva inarrestabile di spettacoli di intrattenimento, di divertimento, di rimbecillimento, compresi i talk-show di Maurizio Costanzo con la caterva di squallidissimi personaggi proposti a modello di vita ogni sera), compreso il calcio senza respiro, i conduttori e comicastri da quattro soldi, che ancora oggi imperversano ovunque, il tutto condito da valanghe di pubblicità che spingevano e spingono le anime più deboli e gli intelletti meno attivi al più crasso consumismo (e quindi rimbecillimento) di massa.
Quest’ultimo punto è di importanza capitale, per quanto possa dar fastidio a molti. Crediamo di non errare affermando che se Orwell avesse potuto conoscere il mondo di Berlusconi degli ultimi quarant’anni, vi avrebbe individuato l’incarnazione materiale di quanto egli profetizzava in 1984 (anche come anno ci siamo…), quando gli intelletti degli uomini sarebbero stati sommersi da un oceano di distrazioni di massa che vietava loro di pensare e disintegrava ogni loro anelito alla cultura e capacità intellettiva.
Reputiamo di poter affermare che l’eredità peggiore lasciata da Silvio Berlusconi all’umanità, e in particolare a quella italiana, sia senza dubbio alcuno il veleno incontenibile e uccisore delle anime delle sue televisioni e dei film da lui finanziati. In quarant’anni, non ha mai prodotto, né come imprenditore televisivo né come statista né politico, nulla che richiamasse qualcosa che sapesse di vera cultura. Pur facendo parte del popolo della cultura per antonomasia.
E se all’inizio dell’attività politica, nel 1994, chiamò qualche filosofo e intellettuale a fare la scena di una cultura “alternativa”, non scordiamo, per favore, che erano sempre esponenti del mondo modernista e laico quando non laicista, liberali o socialisti che fossero, come Colletti, Pera, Mathieu, don Baget Bozzo. Nulla che nemmeno si avvicinasse minimamente a una visione veramente cattolica e tradizionale della nostra cultura.
Infine, da non dimenticare il celeberrimo conflitto di interessi, a causa del quale la Sinistra e la magistratura a essa collusa gli hanno fatto guerra per decenni condizionando la sua azione politica e quindi la vita quotidiana di ognuno di noi ben più di quanto forse riusciamo a immaginare. Del resto, come pensare che Silvio Berlusconi potesse rinunciare a qualcosa di Silvio Berlusconi per il bene comune? È pura fantasia. E, con ogni onestà, sarebbe stato anche dannoso per lui farlo, perché lo avrebbero comunque distrutto politicamente, e quindi non gli sarebbe rimasto in effetti nulla, né l’imprenditoria né la politica.
Venendo proprio al lato politico, cosa rimane oggi della sua opera di questi trent’anni? Forza Italia è un partito inesistente, essendo solo un comitato elettorale a suo esclusivo servizio, una sorta di Fininvest della politica, dove oscure figure di carrieristi e luminose beltà estetiche senza morale alcuna, che servivano solo a procacciare i voti degli uomini più sensibili al fascino femminile che al proprio intelletto, si mantengono a galla servendo il padrone, senza alcuna luce di dignità morale e culturale o intellettiva. Specie negli ultimi quindici anni, le beltà femminili hanno preso il sopravvento ideologico, facendo divenire quel partito una sorta di nuovo partito radicale d’élite (e non di massa), avverso a ogni valore tradizionale e fautore di ogni obbrobrio globalista e post-umano, dall’abortismo all’omosessualismo, dal genderismo all’eutanasismo, senza dimenticare l’animalismo e la distruzione di ogni morale pubblica e del concetto stesso di famiglia naturale. Fin troppo facile sarebbe fare i nomi delle donne berlusconiane che in questi decenni hanno “lottato” ben oltre le peggiori istanze boniniane. E che hanno indotto anche lui, specie negli ultimi anni, su questa pessima strada.
E non è da credersi che fosse solo l’universo delle beltà femminili berlusconiane a sfondare i muri del radicalismo dissolutore: non dimentichiamo la sua strettissima amicizia non solo politica, ma anche umana, con Marco Pannella.
Ora che il fondatore di Forza Italia ha reso l’anima a Dio, vi è solo da sperare che tale partito scompaia con lui: siamo certi che non ne verrebbe male alcuno a nessuno.
Infine, la sua vita personale e morale: su questo non diciamo nulla, perché è tutto chiaro a tutti. Solo invitiamo a riflettere su un fatto: qui nessuno è ipocrita e fariseo, e, essendo noi dediti allo studio della storia, sappiamo bene che i re, i potenti, hanno raramente avuto una vita morale integerrima, anche nei secoli cristiani. Ma con Berlusconi non si tratta di qualche amante e neanche di molte amanti. Si tratta di qualcosa di ben diverso, di un sistema che lo ha reso una sorta di califfo orientale con il suo sterminato harem di giovanissime che nemmeno la più avanzata età ha potuto limitare. E che lo ha reso, ancora una volta, ricattabile e processabile e condannabile e quindi condizionabile nella sua politica. Il che – e questo è l’aspetto più grave a livello sociale – lo ha disposto, negli ultimi dieci anni, a cadere alla mercé di donne senza scrupoli che lo hanno anche ideologicamente manovrato, essendo a loro volta, con ogni verosimiglianza, manovrate dai potenti che lo odiavano.
Dopo una meravigliosa (dal punto di vista terreno e materialista) vita di potente e gaudente, la sua è stata una triste vecchiaia, almeno da questo punto di vista.
Ma veniamo ora alle luci, perché, anche queste non mancano affatto.
Al di là della genialità imprenditoriale e del buon gusto, della ricerca della bellezza e del savoir-vivre in un’epoca di decadenza egualitarista e giacobina massificatrice (peraltro dalle sue televisioni ogni giorno rinfocolata), occorre ricordare la sua indubbia generosità personale, di cui esistono decine di esempi, alcuni dei quali ci sono stati raccontati direttamente da persone comuni che lo hanno conosciuto. Ha aiutato tante famiglie e ha donato tanto e sempre intorno a sé, e questo rimane nel piatto dorato della Giustizia divina.
Non solo: a differenza degli altri capitalisti nostrani, a partire dalla famiglia più celebre e celebrata, che hanno sempre sfruttato lo Stato per i loro fini, Berlusconi ha sempre prodotto lavoro e benessere intorno a sé, creando dignità e sicurezza. Ha costruito interi quartieri, non dormitori ma dignitosi, pieni di verde e servizi; ha lanciato l’economia nazionale e si sono dovuti inventare lo spread per fermarlo; ha acceso, come si diceva, la speranza e la voglia di fare. E questo è stato uno dei fattori scatenatori dell’odio nei suoi confronti. Lui si arricchiva facendo arricchire anche gli altri, ciò che nessuno dei grandi capitalisti nostrani ha mai saputo né voluto fare.
Fondando Forza Italia e il centro-destra della Seconda Repubblica, sdoganando il Movimento sociale italiano poi Alleanza nazionale, circuendo (è il verbo adatto) Bossi e la Lega, ha da un lato normalizzato ancora una volta il sistema repubblicano e statale, ma dall’altro ha fermato la “gioiosa macchina da guerra” del Pci di Occhetto sostenuta dall’usuale complicità democristiana e in particolare di Scalfaro (il primo di tutti gli odiatori anti-berlusconiani), facendo saltare in aria l’attuazione del piano Gramsci proprio sul più bello, sul momento vincente, a seguito dell’operazione Mani pulite avvenuta con la complicità della magistratura compiacente. E questo rimane forse il suo più grande merito politico e quindi il primo motivo di odio perenne nei suoi confronti, che ha pagato per quasi tutta la vita nei tribunali d’Italia.
Inoltre, per quanto convinto europeista e atlantista, in realtà non è mai piaciuto veramente oltreoceano (tanto meno ai liberal), ma soprattutto è stato sempre odiato in ambito continentale (Chirac, Sarkozy, Merkel e soci vari), mentre è riuscito a creare il clima adatto – oggi volutamente distrutto – per portare la Russia di Putin nell’ambito occidentale, perlomeno nella pace costruttiva con il mondo occidentale. Ha avuto il coraggio di legarsi a Putin, ciò che nessun altro (a parte la Germania, ma in maniera meno marcata) ha mai fatto: altro motivo dell’odio scatenatogli contro.
Ha anche tentato una politica in parte autonoma dagli Usa e dalla Ue, specie con la Libia di Gheddafi. Ma non ha avuto la forza di fare la fine di Enrico Mattei. Perché, comunque, per Berlusconi, prima di ogni altra cosa venivano Berlusconi e le sue aziende. E Gheddafi ha fatto la fine che ha fatto.
In Italia, oltre a fermare il comunismo, ha umiliato la emblematica figura di Gianfranco Fini e i gruppi a lui legati, e questo è un merito che nessuno gli può negare. Inoltre, è riuscito a creare un clima di anti-comunismo come mai prima era accaduto, sebbene in nome del liberalismo e libertarismo, a volte ammantati pure di cattolicesimo sturziano.
Un cenno merita anche la sua generosa azione per salvare la vita di Eluana Englaro. Era ancora un uomo libero dal cerchio fatale delle donne ideologicamente corrotte degli ultimi anni. A questo riguardo occorre dire per onestà che, a parte i tristi ultimi anni di vita, Berlusconi non ha mai condotto una politica contraria alla Chiesa cattolica e alla fede degli italiani. Anzi, a parole egli le ha sempre omaggiate e difese. Purtroppo, l’opera dissolutiva l’hanno fatta, come detto, le sue televisioni e il suo cinema.
Infine, la considerazione più ovvia. È stato il politico più odiato e combattuto d’Italia, che di fatto ha preso il posto, nell’immaginario collettivo della sinistra nostrana, di Benito Mussolini. Un vero e proprio catalizzatore di odio e guerra. Questo, a onor del vero, non può che essere ascritto a suo merito. Perché sta a dimostrare che, sebbene sia stato un uomo del potere finanziario e politico di questa società sempre più infame e infernale, comunque dai capi di questa non era ben visto, e anzi da molti era odiato. Quindi non era uno di loro. Forse è stato un uomo che ha voluto sfruttare quegli ambienti per proprio vantaggio personale, ma in fondo, ai loro occhi, è rimasto sempre un parvenu sgradevole e infido. E anche questo non può che fargli onore.
Come si vede, è ben difficile tratteggiare un giudizio univoco su tale complessissimo personaggio. Ancora in questi ultimissimi anni, si è fatto da un lato paladino del Nuovo Ordine Mondiale con il sostegno scriteriato a mascherine e vaccini (e il suo partito in maniera ancor più radicale), forse pagato anche con la vita (stando a testimonianze del suo entourage, sembra che la leucemia abbia iniziato a manifestarsi proprio dopo la vaccinazione); dall’altro ha spento la sua vita con il coraggio di dire la verità sulla guerra american-ucraina e sulla Russia di Putin. Andando, questa volta, contro il suo stesso partito, contro i suoi primi traditori.
Contradditorio fino alla fine. Impossibile dare un giudizio univoco.
Per tutto il resto, lo affidiamo alla Misericordia divina. Infatti, solo Dio può giudicare con piena giustizia e infinita misericordia quest’anima così controversa: perché, umanamente parlando, dal punto di vista cattolico, le sue colpe sono molte e gravi, soprattutto sul piano morale, non solo sul piano personale ma anche e anzitutto su quello sociale; eppure, non mancano le luci, anche queste tanto dal punto di vista personale che sociale. A Dio il giudizio finale sul suo destino eterno, a noi la preghiera per la sua anima.
Nella speranza che, nella sua lucida intelligenza eminentemente pratica e nella sua innata italica furbizia, prima di morire abbia saputo, dinanzi al mistero dell’Infinito, provare il necessario timor di Dio e voluto chiedere perdono con umiltà e sincerità di tutto il male compiuto. In fondo, sarebbe il vero unico guadagno eterno che nessun magistrato o nemico potrebbe portargli via. Così speriamo.