Scoprire l’Eucaristia con san Giovanni Bosco / 10. La Comunione frequente: difficoltà e raccomandazioni
di don Marco Begato
Fissati i fondamenti della Comunione frequente, don Bosco viene a considerare le condizioni esteriori e interiori che devono accompagnare la pratica sacramentale. Il santo inizia richiamando gli elementi che dissuadono il fedele dal comunicarsi, si tratta del senso di peccato e di imperfezione che il bravo cristiano coltiva nel cuore. si intendono con ciò elementi di scrupolo personale non fondati su impedimenti oggettivi.
“Taluno dirà; io sono troppo peccatore. Se tu sei peccatore procura di metterti in grazia col Sacramento della confessione, e poi accostati alla santa comunione, e ne ricaverai grande aiuto. Un altro dirà: mi comunico di rado per aver maggior fervore. È questo un inganno. Le cose che si fanno di rado per lo più si fanno male. Altronde essendo frequenti i tuoi bisogni, frequente deve essere il soccorso per l’anima tua. Alcuni soggiungono: io sono pieno d’infermità spirituali e non oso comunicarmi sovente: risponde Gesù Cristo: quelli che stanno bene non hanno bisogno del medico: perciò quelli che sono maggiormente soggetti ad incomodi loro è mestieri essere sovente visitati dal medico. Coraggio adunque, o cristiano, se tu vuoi fare un’azione la più gloriosa a Dio, la più gradevole a tutti i santi del cielo, la più efficace per vincere le tentazioni, la più sicura a farti perseverare nel bene, ella è certamente la santa Comunione”.
D’altra parte, laddove i peccati si fanno gravi e reali, l’invito alla Comunione è certo subordinato all’impegno per una conversione reale e confessione sacramentale, altrimenti a ben vedere non si avrebbe nessuna Comunione, bensì una maggior offesa all’Amore di Dio.
“Ma non basta accostarci sovente, poiché è d’uopo eziandio accostarci degnamente. Le cose che si ricercano per accostarsi nel modo dovuto al SS. Sacramento dell’Eucaristia sono altre interne, altre esterne. Le interna sono:
1° di essere in grazia di Dio;
2° essere digiuni dalla mezzanotte in giù;
3° riflettere bene a quello che si va a ricevere, che è il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signor Gesù Cristo. Quest’ ultima condizione specialmente si procuri di tener ben fissa nella mente e nel cuore, poiché in ciò consiste la nostra preparazione più efficace. Eccitiamo in noi prima di accostarvici una vera divozione attuale, la quale sta nel considerare attentamente le grandi meraviglie di quel divino mistero, ed eccitarci dolcemente a pii e fervorosi affetti verso Gesù Sacramentato. Imperocché, come dice s. Bonaventura, chi si avvicina alla santa Eucaristia con tiepidezza, indevozione, ed inconsiderazione, mangia e beve la sua condanna”.
Il fondatore dei Salesiani viene quindi a citare l’insegnamento di san Francesco di Sales e presenta un tipico consiglio aneddotico da applicarsi alla propria pratica sacramentale.
“Questa divozione attuale, s. Francesco dice, che si acquista colle forbici, col martello, e col pennello.
1° Colle forbici, cominciando dalla vigilia della comunione a togliere le parole inutili, le cure superflue e le passioni smoderate, per ben purificare la lingua, sopra la quale deve essere messo il Re della gloria, e il cuore che deve servirgli di trono.
2° Col martello, impiegando il digiuno, e la mortificazione dei sensi, per partecipare in qualche modo ai travagli e dolori sofferti da Gesù Cristo nella Passione della quale l’Eucaristia ci rinnova la memoria.
3° Col pennello procurando di abbellire l’anima nostra, tenendoci raccolti interiormente ed esteriormente, applicandoci più all’ orazione, alla considerazione, alla lettura spirituale, a praticare le opere di misericordia”.
Ci si prepara alla comunione fin dal risveglio mattutino.
“La mattina della comunione poi bisogna che subito svegliati eleviamo la nostra mente verso il Dio d’amore, da cui speriamo di essere felicemente visitati, e quindi modestamente andare alla chiesa subito che si può, e quando saremo confessati, ed avremo fatta quella parte della penitenza che il tempo ci permetterà, bisognerà fare con gran fervore gli atti che debbono precedere la comunione. Le condizioni esterne poi riguardano la purità del corpo, la decenza e modestia degli abiti, la positura della persona”.
Ci si predispone con la cura del corpo e del decoro esteriore.
“Per carità non si dimentichi da quelli che si accostano a questo augusto Sacramento, che quel Dio che si va a ricevere, è il Dio della purità, della modestia, della decenza, e perciò si evitino tanti scandali che pur troppo ogni giorno si danno coll’accostarvisi immodestamente vestiti, o sconciamente adorni; e ciò si faccia mostrandoci
1° con abiti decenti ed onesti, per onorare Gesù Cristo collo stesso ornamento;
2° senza pompa e vanità; perché essendo Gesù Cristo umiliato in questo Sacramento sotto le specie di pane e di vino sarebbe in certo modo fare insulto alla sua umiliazione ed all’estrema povertà che ha sempre praticata in tutta la vita l’avvicinarci a lui con pompa e vanità. Il demonio, dice s. Pier Damiano, si pasce delle vanità degli abiti pomposi, e Gesù Cristo si compiace degli abiti modesti e umili. Inoltre si pensi al grande atto che si fa sul punto in cui si riceve Gesù nel nostro cuore, e si procuri di accordare l’esterno stato del corpo con quello dell’anima”.
Si danno puntuali consigli su come andare a ricevere la Comunione e quale attenzione porre nell’atto stesso di mangiare il divino Sacramento.
“Ciascuno si accosti ginocchioni, senza armi, senza bastone, tenendo il corpo diritto, ben composto e rispettoso, i sensi raccolti, la testa ferma, gli occhi bassi, la bocca mediocremente aperta, la punta della lingua sul labbro, e la tovaglia stesa colle due mani sotto al mento, per raccogliervi la santa Ostia, o qualche frammento se per disgrazia venisse a cadere. Così colla dovuta modestia e decente positura del corpo, rifletteremo che siamo poveri pezzenti e per grazia singolare del Dio della gloria, veniamo ammessi alla mensa celeste, alla quale gli angioli assistono con sommo rispetto e riverenza; stiamo sicuri che abbondanti saranno le grazie che ricoveremo a santificazione dell’anima nostra. Quando poi si è ricevuta la santa comunione, ciascuno fatta profonda riverenza all’altare si ritiri a posto, trattenendosi senza dissipazione in dolci colloqui con Gesù Cristo. Laonde quei che vanno via quasi subito fanno male, se non vi è vera necessità che li prema a partire, perché fanno affronto a Gesù, e perdono in gran parte il frutto della comunione”.
Importante è la raccomandazione al tempo da dedicare alla preghiera dopo essersi comunicati.
“Riguardo al tempo da trattenersi con questo ospite divino dopo la comunione, è vero, non è determinato, ma pensiamoci, che più ci tratteniamo, meglio è; però secondo le occupazioni e la divozione che si hanno, ognuno si trattenga un’ora, o mezza, o almeno un quarto finchè le specie sacramentali siano consumate dal calor naturale. Siccome poi non vi ha tempo più propizio per domandare grazie all’infinita bontà e misericordia di Dio, approfittiamoci dell’occasione e stringiamoci al petto questo amato Gesù”.
Don Bosco ci aiuta anche a individuare il tipo di richieste e preghiere più adatte al momento del comunicarsi.
“Sottoponiamo alla bontà di Gesù le tante nostre necessità. Non abbiamo che da volger uno sguardo intorno a noi e non ci mancheranno motivi di ricorrere alla generosità sua. Bisogni spirituali, bisogni temporali, bisogni per noi stessi, bisogni per la famiglia, pericoli da evitare, grazie da ottenere, lagrime da rasciugare, vittorie da conseguire, tentazioni da superare, oh quante altre necessità sconosciute per lo più alla comune degli uomini, ma tanto più note a chi ne sente il peso, fornirebbero materia abbondante alle nostre suppliche! Se si trattasse solo di bisogni temporali, se un gran signore offrisse ad un mendico ampia libertà di rovistare a piene mani ne’ suoi scrigni, che direste di questo mendico se invece di approfittare di si bella occasione impadronendosi di quei tesori venisse a domandare a’ miei lettori cosa abbia da fare? Or bene Gesù sacramentato rivelò a s. Teresa che il modo più grato con cui si potesse ringraziarlo dopo la santa comunione era il domandargli delle grazie. E per verità, se la generosità è la più bella gemma che adorni il diadema dei regnanti, come vorrà in questa lasciarsi vincere Gesù re del re?”
E l’attenzione spirituale non termina con la Comunione fatta in chiesa, ma si prolunga con la cura degli atteggiamenti fuori di essa.
“Dopo questi atti di adorazione, di ringraziamento, di offerta, di domanda, di protesta, uscendo dalla casa del Signore non dimentichiamo che noi pure siamo diventati tempio di Dio, e perciò per conservare il fervore della divozione, che l’Eucaristia eccita in noi, teniamo i sensi nostri, che sono le finestre dell’anima, ben raccolti, e pratichiamo opere di virtù, pregando, assistendo ai divini offici, leggendo libri spirituali, visitando chiese, ammalati, carcerati, spedali ecc. e intanto sia frutto di ciascuna nostra comunione di uno aumento di santo amore, di viva fede, di umiltà profonda colle quali virtù Gesù Cristo solo avrà mai sempre il domicilio dell’anima nostra”.
Così concludiamo le considerazioni di san Giovanni Bosco relative alla S. Comunione e al modo di accostarvisi. Ognuno ne tragga gli spunti utili a perfezionare il proprio impegno sacramentale: alla fine della vita non saremo giudicati sulla mera osservanza delle norme ecclesiali, ma sullo zelo con cui, nel rispetto di tali norme e a partire da esse, avremo manifestato e accresciuto il nostro personale amore per il Cristo Eucaristia, appoggiandoci a tutti gli elementi interni ed esterni che la natura ci ha donato e la Grazia ha rinnovato.
10.continua