di Aurelio Porfiri
Una donna fuoriuscita dalla Corea del Nord, Yeonmi Park, autrice di testi di successo sulla sua esperienza di fuggiasca, ha fatto dichiarazioni molto forti contro l’indottrinamento a cui assiste nelle università degli Stati Uniti, paese in cui ora vive. Si riferisce al politically correct, alla cultura woke e via dicendo. In un articolo sul Corriere della sera (23 giugno 2023), Federico Rampini così descrive la presa di posizione della giovane donna: «“n episodio chiave nella sua “epifania”, risale al 2020. Yeonmi stava passeggiando con suo figlio per le vie di Chicago quando è stata aggredita da una donna afroamericana che le ha scippato il portafoglio. Mentre chiamava la polizia per denunciare l’aggressione e il furto, un’altra donna ha inveito contro di lei accusandola di razzismo. Altri episodi per lei illuminanti sono accaduti quando studiava alla Columbia University di New York e si è imbattuta nelle più recenti campagne della cosiddetta woke culture (la cultura del risveglio). Per esempio l’assalto contro l’insegnamento tradizionale della matematica, considerato razzista. Contestare la scienza in nome di un’ideologia politica è un’operazione che – secondo lei – ricorda proprio i metodi usati in Corea del Nord. Un altro filone del pensiero politicamente corretto che l’ha spaventata è la negazione dell’identità biologica delle donne, portata avanti dagli esponenti più radicali del movimento transgender, con ampio seguito nelle élite intellettuali, nel mondo dello spettacolo e sui media. Infine l’educazione sessuale “fluida” che incoraggia i bambini a rimettere in discussione la propria identità di genere, e propone gli insegnanti come difensori di questi diritti a cui gli alunni possono appellarsi contro i genitori. La delazione contro le famiglie nelle scuole, sottolinea Yeonmi Park, è un’altra pratica che le ricorda la Corea del Nord. Su questi stessi temi si è costruita in parte la fortuna politica di Ron DeSantis, il governatore della Florida che è sceso in campo proprio contro l’educazione sessuale “fluida” alle elementari».
Che dire? Se una persona che fugge dalla Corea del Nord si sente improvvisamente “a casa” negli Stati Uniti, c’è qualcosa che non torna.
Ci dicono che tutto questo è per combattere la discriminazione. Secondo la Treccani, discriminazione è “il fatto di discriminare o di essere discriminato; distinzione, diversificazione o differenziazione operata fra persone, cose, casi o situazioni”. Qui c’è da intendersi. La discriminazione in sé è distinguere giusto e sbagliato, bello e brutto, buono e cattivo. Questa “discriminazione” è distinzione ed è voluta da Dio, che pur ama tutti allo stesso modo ma che ognuno giudica secondo il modo in cui ciascuno decide di obbedire alle sue leggi. Gesù discriminava eccome, pur amando tutti. In Matteo 25 (31-46) questo fatto è chiaro: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».
L’egualitarismo moderno vorrebbe farci credere che, poiché siamo tutti uguali davanti a Dio, allora significa che il giudizio viene annullato. In realtà non è così: è vero che a tutti verrà applicato uno stesso metro di giudizio, ma rispetto a come ognuno avrà seguito le leggi di Dio. Certamente Egli saprà guardare nel cuore di ognuno e magari anche per i grandi peccatori potrà decidere di perdonare più largamente, ma questa decisione spetta a Dio, non a noi. Ovviamente, tutti ci auguriamo che egli eserciti con noi la più ampia misericordia.
La distinzione è voluta da Dio ed annullarla significa professare un ateismo pratico. Dire che tutte le religioni sono uguali significa dire che la Chiesa cattolica non è la vera Chiesa, ma una scelta fra le alte. Non possiamo pensare che Dio dica: «Io supporto questa Chiesa, ma fate voi»”. Quindi la moderna cultura contro cui si scaglia Yeonmi Park è alla base un ateismo pratico, anzi forse meglio dire un indifferentismo pratico. Dio non c’è, e forse non è neanche importante porsi il problema di Dio. Ecco i tempi in cui siamo tutti immersi.
Forse i nordcoreani stanno paradossalmente meglio di noi, in quanto loro sanno chi ha in mano il potere nel loro paese. Noi invece vediamo gli effetti di queste azioni, ma coloro che li causano sono molto abili a celarsi.
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