Un libro uscito negli Stati Uniti, Playing God. American Catholic Bishops and the Far Right (Giocare a fare Dio. I vescovi cattolici americani e l’estrema destra), di Mary Jo McConahay, attacca il mondo cattolico conservatore americano, ma involontariamente ne illustra il grande dinamismo mostrando l’inesorabile declino del cattolicesimo di sinistra.
***
di John Horvat
Alcune persone sono così appassionate delle loro prospettive che rimangono accecate da ciò che accade intorno a loro. Possono vedere gli stessi fatti degli altri. Tuttavia, quando sono spinti dall’intenso desiderio di inserire questi fatti in una narrativa, facilmente possono arrivare alla distorsione.
Questa è l’impressione che produce il libro uscito quest’anno Playing God. American Catholic Bishops and the Far Right1 di Mary Jo McConahay. La giornalista cattolica liberal fornisce un resoconto così sensazionale della Chiesa post-Vaticano II che finisce per essere in parte un reportage della Cnn, in parte una teoria del complotto e un po’ il Codice da Vinci. Il lettore rimane spaesato in mezzo al turbinio di nomi, associazioni e conclusioni, queste ultime sempre inclinate a sinistra.
Vescovi in combutta con la destra radicale?
Un esempio di questa distorsione è la tesi centrale del libro. L’autrice ritiene che i vescovi americani siano una “maggioranza conservatrice” così forte e intransigente da poter contare su di loro per “guidare la deriva a destra del Paese”. La maggior parte dei conservatori americani si gratterebbe la testa, chiedendosi dove sia questa maggioranza conservatrice. Con qualche onorevole eccezione, loro direbbero che qualsiasi sbandata verso destra del Paese è avvenuta nonostante i vescovi, certo non grazie a essi.
Tuttavia, Mary Jo McConahay insiste: i vescovi sono collusi. Non ci vuole molto per stabilire le prove: una dichiarazione, un trafiletto, un membro del consiglio di amministrazione, una grande donazione, un’opinione controversa o un amico comune. Nonostante le immense differenze tra i personaggi di questa congiura, tutti vengono fatti marciare allo stesso passo a favore del “nazionalismo cristiano”, qualunque cosa significhi.
Persi nell’iperbole
Così, nella narrazione della storia tutto si profila monolitico. Una cascata di aggettivi rende tutto iperbolico. L’autore non parla dell’Opus Dei conservatrice, ma dell’Opus Dei ultraconservatrice. Non semplicemente di Tradizione, Famiglia e Proprietà, ma di una più sinistra “rete internazionale cattolica di estrema destra di organizzazioni politico-civiche”. A dirigere il tutto è il “potente e segreto” Council for National Policy”2. Tutti sarebbero legati ai vescovi e dediti “all’idea di una nazione di mercato libero assoluto, senza norme di sicurezza, di ambiente e di lavoro né garanzie per quei gruppi che offendono la loro sensibilità cristiana radicale, come le persone LGBTQ+”.
Il risultato finisce per essere una narrazione dal ritmo incalzante che presuppone che il lettore sia in grado di collegare tutti i punti. Anche il recensore del New York Times Noah Feldman si perde e ammette di essere “frustrato”, affermando che l’autrice “ha difficoltà a collegare strettamente i vescovi attuali ai conservatori di spicco o alle istituzioni conservatrici”. Il recensore, nonostante sia benevolo, nota con dispiacere che, capitolo dopo capitolo, il libro delinea l’operato di figure chiave del conservatorismo, ma a malapena si dice quali siano i vescovi o che ruolo abbiano avuto in progetti specifici.
L’enorme impatto dell’azione conservatrice
Ironia della sorte, la grandiloquente e devastante denuncia ha l’effetto opposto su coloro che sono fuori dagli schemi progressisti (o ultra-progressisti). La sua ampia descrizione del lavoro di figure chiave come Paul Weyrich, Richard Viguerie, Phyllis Schlafly e altri, rivela quanto siano stati efficaci e brillanti nell’organizzare la lotta a favore della famiglia, del matrimonio, dei non nati e di altre questioni critiche care alla destra religiosa.
Mary Jo McConahay, una baby-boomer che ha vissuto l’epoca che descrive, racconta con vividi dettagli l’enorme impatto dell’azione conservatrice in modi raramente riconosciuti dalla sinistra religiosa. Invece di collusione e cospirazione, un lettore più equilibrato riconoscerà in quell’azione la cooperazione, la creazione di coalizioni e la creazione di reti che hanno permesso di superare gli ostacoli, vincere le elezioni, insediare giudici, creare reti mediatiche e pensare fuori dagli schemi. E tutto ciò è avvenuto in modo legale e pacifico; nessuno ha violato la legge.
Al contrario, la sinistra religiosa si presenta come superata, spacciata e inetta di fronte a una così efficace azione. Forse si tratta di un tentativo di rivendicare quel vittimismo che è parte integrante di ogni narrativa di sinistra. L’autrice fa persino in modo che imprenditori conservatori come i fratelli Koch (peraltro non cattolici e uno dei quali favorevole all’aborto) eclissino benefattori liberal della portata di George Soros e di Bill Gates.
Ortodossia selettiva
L’autrice è attenta a non affermare opinioni non ortodosse sull’aborto o su altre questioni sociali. Tuttavia, critica coloro che mantengono posizioni ortodosse. Ad esempio, nota con irritazione che i vescovi “si sono rallegrati per la decisione della Corte Suprema del giugno 2022, secondo cui la Costituzione degli Stati Uniti non conferisce un diritto all’aborto”. Critica il fatto che “vogliono vedere i loro principi morali diventare la legge del Paese”. Questo attivismo mette in pericolo le leggi che garantiscono “i diritti alla contraccezione e al matrimonio omosessuale”.
Allo stesso tempo, giura fedeltà a papa Francesco e critica severamente chiunque si allontani dal suo cammino. Tuttavia, la sua fedeltà papale selettiva non si applica al “papa anticomunista Giovanni Paolo II” o all'”ultra-tradizionalista Benedetto XVI”.
Una maschera di ortodossia
Ogni pretesto di ortodossia viene comunque meno quando si toccano temi più delicati. La superficialità teologica dell’opera è influenzata molto più dalle riflessioni giacobine dello scrittore del National Catholic Reporter Michael Sean Winters che dai sereni sillogismi di san Tommaso d’Aquino. Il recensore Feldman nota che le sue critiche “suonano angosciosamente simili agli attacchi al cattolicesimo fatti da protestanti vecchio stile”, miranti più ai contenuti della fede che alle posizioni e alle connessioni politiche che pretende di smascherare.
Come tutte le brave femministe, l’autrice non può fare a meno di intervenire su quella che definisce “una delle questioni più spinose della Chiesa cattolica romana”, ossia il ruolo delle donne, compresa l’ordinazione di diaconesse e sacerdotesse. Nemmeno l’opposizione da parte di papa Francesco può superare il suo zelo per questa causa. L’autrice ritiene che se i sondaggi di opinione negli Stati Uniti favoriscono le donne sacerdote, allora la Chiesa deve cambiare. È solo una piccola questione di modifica del diritto canonico.
In effetti, il suo essere a favore di donne cattoliche scomunicate che pretendono di diventare sacerdoti (e vescovi) non lascia dubbi sulle posizioni eterodosse dell’autrice, contrarie all’insegnamento ufficiale della Chiesa. Infatti, plaude al loro coraggio e alla loro decisione di “non aspettare più che la Chiesa si ravveda”.
Una prospettiva di lotta di classe
Anche se l’autrice nega con veemenza che il libro adotti la dialettica marxista della lotta di classe, la sua prospettiva marxista è chiara nel vedere tutto attraverso il prisma del potere, della classe e del denaro. Il contenuto del libro non lascia al lettore alcuna possibilità di sfuggire a questa conclusione.
Il libro è incentrato sull’oppressione, sulle reti di denaro, sulle tracce di denaro e sugli investimenti ESG3 e tratta tutti i punti di discussione della sinistra americana, dalla “Teoria critica della razza” al cambiamento climatico. Tom Roberts, ex direttore del National Catholic Reporter, e altri esponenti della sinistra cattolica lo hanno recensito con entusiasmo.
La prospettiva più tragica del libro è questa focalizzazione strettamente politica che tende a ridurre la Chiesa a una Ong che promuove la giustizia sociale. La Chiesa ha una componente politica, come ogni organizzazione che si occupa di persone. Tuttavia, questo aspetto non deve far dimenticare ai lettori il ruolo essenziale della Chiesa.
È assente dalla narrazione la nozione di Chiesa come Corpo mistico di Cristo. Qualsiasi discussione sulla Chiesa dovrebbe essere orientata alla santificazione e alla salvezza, un discorso che invece si trova nei cattolici di mentalità tradizionale, condannati in questo libro. Non ci sono pii riferimenti a Gesù Cristo e alla sua Madre Santissima che servano come punti di unità per opporsi al divisionismo caratteristico della dialettica marxista. C’è invece un soffocante e brutale materialismo chiuso alle cose spirituali e sublimi che parlano di Dio.
Forse è questo il problema. Il libro Giocare a fare Dio dovrebbe includere Dio nella discussione.
Note
- Playing God. American Catholic Bishops and the Far Right (Giocare a fare Dio: I vescovi cattolici americani e l’estrema destra)
- Council for National Policy: Consiglio per la politica nazionale
- ESG: Environmental (ambiente), Social (società) e Governance. Investimenti particolarmente attenti al sociale e all’ambiente
Fonte: Tfp.org