Nel nuovo contratto di lavoro degli insegnanti arrivano i diritti trasgender. Intervista a Toni Brandi di Pro Vita & Famiglia onlus
Il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto istruzione – dunque per gli insegnanti – comprende un’importante novità in merito alla cosiddetta “inclusione”. Gli insegnanti transgender, infatti, avranno ora il diritto di usufruire di bagni neutri. Prevista anche l’identità alias per le credenziali della posta elettronica e su eventuali tabelle di turno orari esposte negli spazi comuni e sul cartellino di riconoscimento. Una novità che stride con le promesse elettorali – e anche con le dichiarazioni recenti – del governo Meloni e che è stata denunciata da Pro Vita & Famiglia onlus, l’associazione da anni impegnata per la difesa della vita, della famiglia naturale e della libertà educativa. Duc in altum ne parla con Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus.
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Innanzitutto che cosa è successo, qual è la novità che denunciate?
«Nel nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per gli insegnanti è contenuta, al punto 21, la direttiva di istituire Identità Alias per chi ne faccia richiesta, anche per chi ha solamente “intrapreso il percorso di transizione di genere”. Intrapreso non significa concluso, quindi chiunque si percepisca come tale e sia anche solamente all’inizio della transizione di genere potrà chiedere e ottenere la Carriera Alias. Al di là di questo aspetto, che sicuramente è già di per sé molto grave, il fatto ancor più scandaloso è che tutto ciò è stato avallato dal governo».
Perché dal governo?
«Il Ccnl è stato firmato venerdì scorso dai sindacati della scuola, tranne la Uil e l’Ugl, e dall’Aran, ovvero l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. Un organo governativo, che in particolare in questo caso ha avuto il via libera e l’elogio del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Addirittura quest’ultimo ha affermato che il “nuovo contratto segna un importante passo avanti verso una sempre maggiore valorizzazione di tutto il personale della scuola, sia docenti sia Ata”».
Qual è la posizione di Pro Vita & Famiglia in merito?
«Di stupore e indignazione, sia per il contenuto stesso di ciò che viene previsto per gli insegnanti transgender, sia per l’incoerenza del governo».
Cioè? Quali sono i pericoli?
«Si tratta di un atto profondamente ideologico e pericoloso perché la carriera alias non è altro che l’identità di genere auto-percepita, che fu la ragione principale per l’affossamento del Ddl Zan e non ha fondamento né scientifico né giuridico! Poi ci sono punti poco chiari come il fatto che chi ne farà richiesta avrà diritto ai bagni neutri e a frequentare spogliatoi del sesso auto-percepito e al loro nome di “elezione” per spazi comuni e sul cartellino di riconoscimento, però tale identità auto-percepita non varrà per le buste paga, la matricola, gli atti del lavoratore e i provvedimenti disciplinari. Praticamente la confusione più totale. Una confusione, pericolosa, che ricadrà inesorabilmente su tutto il mondo della scuola e sugli studenti. Ci chiediamo infatti: come verrà spiegato agli alunni il “nome di elezione” dei propri docenti? E cosa succederà se un collega o un alunno si rifiuterà di chiamare con l’alias un insegnante? Immaginiamo, come minimo, che andrà incontro a un provvedimento disciplinare o forse, addirittura, sarà accusato di omotransfobia. Dunque l’allarme è più concreto che mai perché è palese che c’è il rischio di passare, in pochissimo tempo, dall’alias per gli insegnanti all’alias per gli alunni».
Parlava di incoerenza del governo…
«È altrettanto palese. Centinaia di migliaia di genitori, lo scorso settembre, hanno votato questa maggioranza per l’impegno preso in campagna elettorale contro l’indottrinamento gender, mentre ora in ambito scolastico l’esecutivo sta facendo aperture che ci saremmo aspettati solo da un governo di sinistra radicale. Piuttosto bisognerebbe pensare ai veri, concreti e urgenti problemi della scuola pubblica italiana. Il nostro Paese è al trentaseiesimo posto su 57 Paesi dell’Ocse come qualità delle istituzioni e come qualità di preparazione dei nostri giovani. Il governo, quindi, se non vuole essere sconfessato dai suoi stessi atti, deve immediatamente e urgentemente prendere le misure necessarie per bloccare questa assurdità».