Intervista a monsignor Carlo Maria Viganò (prima parte) / “Ecco come Bergoglio lavora per lo scisma. E usa la sinodalita’ per i suoi scopi”
Cari amici di Duc in altum, vasta è stata l’eco suscitata dall’intervista che monsignor Carlo Maria Viganò mi ha concesso nei giorni scorsi [qui] ed è stata poi riproposta in inglese, francese e spagnolo [qui, qui, qui]. Il dialogo ha offerto numerosi e importanti spunti di riflessione specie per quanto riguarda la strategia perseguita da Bergoglio e, di conseguenza, il tipo di risposta da contrapporre a difesa della Fede e della retta dottrina cattolica.
Per approfondire i temi affrontati nell’intervista ci siamo dunque rivolti nuovamente a monsignor Viganò e ne è nato un secondo dialogo. Lo proponiamo in due puntate.
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Eccellenza, ritengo sia il caso di ripartire da quanto Lei affermava rispondendo alla mia domanda sulla logica seguita da Bergoglio nelle ultime nomine cardinalizie. Lei spiegava:
La logica di Bergoglio è evidentissima: vuole creare le premesse di uno scisma, che a parole nega e deplora, ma che sta preparando da tempo. Bergoglio vuole separare, in un modo o nell’altro, la parte buona dei fedeli e dei chierici dalla Chiesa ufficiale; e per riuscirci, per far sì che si allontanino dal Sinedrio modernista, sta mettendo nei posti chiave della Curia Romana quei personaggi che garantiscano la peggiore gestione dei Dicasteri loro affidati, col peggior risultato possibile e il maggior danno per il corpo ecclesiale. Le progressive restrizioni alla celebrazione della Liturgia antica servono per confinare i conservatori in riserve di caccia, da cui far loro spiccare il volo verso la Fraternità San Pio X, non appena il Sinodo porterà alle loro logiche conseguenze i cambiamenti dottrinali, morali e disciplinari che sono in cantiere e causerà un esodo di Cattolici in quello che, dopo la soppressione o la normalizzazione degli Istituti Ecclesia Dei, diventerà il “monopolista” della Tradizione. Ma a quel punto – quando cioé i Cattolici tradizionali saranno migrati nella Fraternità e i suoi capi crederanno di aver ottenuto una vittoria sulla concorrenza del soppresso Summorum Pontificum – una nuova provocazione intollerabile costringerà anche la Fraternità San Pio X a prendere le distanze dalla Roma bergogliana, sancendo la “scomunica” del tradizionalismo, non più rappresentato in seno alla Chiesa ufficiale, ammesso che mai lo sia stato. Per questo a mio parere è importante conservare una certa parcellizzazione, in modo da rendere più complessa la manovra dolosa di estromissione dei Cattolici tradizionali dal corpo ecclesiale.
Diaconesse, abolizione del celibato ecclesiastico, benedizione delle coppie omosessuali, tolleranza per la poligamia, la teoria gender, l’ideologia LGBTQ, panteismo ecologista à la Teilhard de Chardin: sono questi i punti di scontro che deliberatamente Begoglio sta aprendo tra l’ala conservatrice (ma non tradizionalista, già distante o fuori dai giochi) e quella ultraprogressista. Il suo scopo è creare lo scontro, lasciarlo crescere, incoraggiare con nomine e promozioni i fautori delle istanze più estreme, per poi assistere alla prevedibile reazione di condanna dei pochi buoni Vescovi, sacerdoti e religiosi rimasti, i quali dinanzi al trabocchetto di Bergoglio avranno due scelte: tornare a subire in silenzio o alzarsi, denunciare il tradimento della Verità cattolica ed essere costretti a lasciare il proprio posto e a esercitare il Ministero nella clandestinità o quantomeno nell’apparente irregolarità canonica.
Una volta ostracizzati i Pastori scomodi e allontanati i fedeli conservatori, la gerarchia bergogliana potrà esercitare il pieno controllo su clero e popolo, certa dell’obbedienza di chi è rimasto. E questa setta, che di cattolico avrà solo il nome (e forse nemmeno più quello), eclisserà totalmente la Sposa dell’Agnello, nel paradosso di una Gerarchia traditrice e corrotta che abusa dell’autorità di Cristo per distruggere la Sua Chiesa.
La logica, insomma, sembra essere quella di creare le condizioni perché i veri cattolici abbandonino la barca di Pietro. È così?
Guardi, già nel 2019 (qui) Bergoglio disse chiaramente di non temere uno scisma. E mentre affermava che «gli scismatici sempre hanno una cosa in comune, si staccano dal popolo, dalla fede del popolo, dalla fede del popolo di Dio», aggiungeva: «La morale dell’ideologia ti porta alla rigidità, e oggi abbiamo tante scuole di rigidità dentro la Chiesa, che non sono scisma, ma sono vie cristiane pseudo-scismatiche che finiranno male: quando voi vedrete cristiani, vescovi, sacerdoti rigidi, dietro di loro ci sono dei problemi, non c’è la sanità del Vangelo». Come al solito, accusava i Cattolici di ciò che si apprestava egli stesso a compiere.
Per evidenziare ulteriormente la strategia adottata da Bergoglio Lei richiama il saggio di un autore americano che già nel 2018 metteva in luce alcune linee che hanno poi trovato puntuale conferma. Ce ne vuole parlare?
Certamente. L’autore è Patrick Archbold e il suo saggio è apparso in cinque puntate, appunto nel 2018, su Creative Minority Report. Il titolo è Actuating schism (qui, qui, qui, qui, qui), ossia Realizzare uno scisma.
In questo saggio l’autore, con grande lucidità, delinea quella che a suo parere sarebbe stata l’azione dolosa dell’Argentino volta a causare deliberatamente uno scisma in seno alla Chiesa Cattolica. Scriveva Archbold:
«Possiamo star certi che questo processo continuerà. Sinodi manipolati per produrre risultati finalizzati a continuare a palleggiare l’eresia sul campo da gioco. […] La Chiesa si è trovata in uno stato di scisma de facto per qualche tempo, ma coloro che non seguono più gli insegnamenti della Chiesa si sono rifiutati di andarsene. Pur non essendo membra vive della Chiesa, vi ricoprono ruoli importanti. Non vogliono fondare una loro chiesa alternativa né una gerarchia parallela: al contrario, hanno agito sul lungo termine per appropriarsi del nome cattolico e della sua struttura gerarchica. Non volevano una loro chiesa: volevano la nostra. Adesso hanno il potere e lo usano».
E ancora:
«Questa è dunque la domanda: come facciamo a sbarazzarci di quei cattolici che stanno combattendo contro il nostro potere? Come liberarsi dei fedeli cattolici che, per definizione, si aggrappano tenacemente all’unica vera Chiesa? Come allontanare i veri cattolici dalla Chiesa? Come trasformare uno scisma de facto in uno scisma reale?»
E qui Archbold tratteggia sapientemente lo schema adottato dal Comitato Centrale di Santa Marta, individuandolo alcune costanti rilevabili in diversi casi: i Francescani dell’Immacolata, il vescovo Rogelio Livieres Plano in Sudamerica, il vescovo Martin Holley negli Stati Uniti, le Petites Sœurs de Marie Mère du Rédempteur in Francia. A questa breve lista potremmo aggiungere i nomi di molti altri Vescovi e Comunità religiose – specialmente femminili – che hanno potuto sperimentare da allora la misericordia bergogliana.
Il sistema è sempre il medesimo: la Visita apostolica con brevissimo preavviso, nessun resoconto sugli esiti, nessun rapporto sulle eventuali criticità riscontrate, nessuna possibilità di chiarimento o di difesa per chi è fatto oggetto dell’indagine.
«Il messaggio e il metodo sono chiari. Quando vogliono che te ne vada, possono farti andare via. Non stanno neanche più seguendo le procedure e si sentono dispensati dal rispettare le norme del giusto processo previste dal Diritto Canonico. Ciò dovrebbe mettere sul chi vive qualsiasi Vescovo, ed è esattamente questo il punto».
Parallelamente a questa azione canonica del tutto illegittima, gli emissari di Bergoglio non esitano a intimidire i Vescovi e le comunità dal dare accoglienza a quanti vengono ostracizzati: ricordiamo bene quando padre Fidenzio Volpi partecipò irritualmente all’Assemblea della CEI per fare terrorismo sui Francescani dell’Immacolata, minacciando l’Episcopato di non incardinare i frati conservatori nelle loro Diocesi.
«Ma quando le regole hanno permesso ad altri Vescovi di fornire una via possibile di fuga alle vittime, quei presuli sono stati minacciati e le regole sono state cambiate in modo da assicurarsi che nessun Vescovo permettesse a nuovi gruppi di fedeli cattolici di costituirsi in una diocesi molto lontana».
Mi sembra che Traditionis custodes sia proprio l’espressione di questo piano…
Esatto. Traditionis custodes ha avocato alla Santa Sede la facoltà di erigere canonicamente istituti “tradizionali” e ha fatto comprendere ai Vescovi che nessun sacerdote secolare avrebbe ottenuto il permesso di celebrare secondo l’antico rito. La cancellazione di Summorum Pontificum va in questa direzione, è evidentissimo. Basti pensare al caso, tra gli altri, delle Benedettine di Pienza o delle Suore domenicane di Marradi, che guarda caso si trovano in una situazione non diversa dalle Petites Sœurs de Marie Mère du Rédempteur: «Hanno commesso il doppio crimine di essere un po’ troppo conservatrici e di possedere beni immobili bramati dall’Ordinario del luogo». Una proprietà su un poggio affacciato sulla Val d’Orcia o un enorme convento del Seicento sull’Appennino. Lo stesso è avvenuto per il Carmelo di Arlington, in Texas, dove la furia contro il conservatorismo delle monache è giunta a diffamare vergognosamente la Madre Priora, sottoposta a commissariamento e dimessa in violazione alle norme canoniche. Anche lì, un Monastero con vasto terreno e un giacimento di petrolio.
Ma mentre il Vaticano non esita a limitare i diritti dei Vescovi quando possono aiutare la sopravvivenza di qualche comunità tradizionale, significativamente li amplia al di là del diritto – sanando irregolarità e abusi dei propri lacchè – se ciò serve a sopprimerle e perseguitarle. A ciò si aggiungano la Costituzione Vultum Dei Quærere e l’Istruzione Cor Orans, con cui Bergoglio priva le comunità monastiche della loro autonomia e le irreggimenta in federazioni sotto lo stretto controllo ultra-progressista – e la riprogrammazione in stile cinese – del sedicente Dicastero per i Religiosi.
«I media cattolici approvati dal politburo vi diranno che la sinodalità è tutta una questione di decentralizzazione del governo della Chiesa più vicino al popolo, sul modello delle Conferenze Episcopali. Questo, ovviamente, non potrebbe essere più lontano dalla verità. In un’incredibile conferma della menzogna, prima che l’inchiostro fosse addirittura asciutto sul documento sinodale sulla sinodalità, il Papa è intervenuto personalmente per castrare pubblicamente la Conferenza Episcopale Americana, prima ancora che pensasse anche solo di discutere di fare qualcosa di inutile sullo scandalo degli abusi. Si sarebbe trattato comunque di una questione puramente formale, anche per gli osservatori della Chiesa più esperti».
Archbold riassume questo schema con le seguenti parole:
«Si tratta di assicurarsi che nessun Vescovo ortodosso refrattario possa costituire un bastione della Tradizione e offrire uno spazio sicuro per il Cattolicesimo tradizionale. Egli non può permettere che nuovi gruppi di Religiosi si formino nella sua Diocesi, non può invitare le Suore tradizionali ad aprire una casa nella sua Diocesi, e se fa qualcosa di troppo tradizionale, sarà il destinatario di una Visita Apostolica per il crimine di non andare d’accordo con la sua Conferenza Episcopale. Tutto ciò ha comportato la chiusura di tutte le vie di fuga per i Cattolici tradizionali».
A questo punto Archbold cita un passo dell’Arte della guerra di Sun Tzu: «A un nemico circondato, devi lasciare una via di fuga». E glossa:
«Per circondare il nemico, si devono chiudere tutte le vie di fuga. Occorre catturare il nemico, i Cattolici tradizionalisti e i conservatori che hanno assunto la pillola rossa, concentrandoli tutti in un luogo dove si sentono più sicuri, prima di dargli la mazzata finale. Ma la mazzata è imminente. […] Credo che intendano abolire il Summorum Pontificum e il diritto individuale dei sacerdoti a dire la Messa e far convergere tutti i Cattolici tradizionali in una o poche fonti approvate, forse la Fraternità San Pietro e l’Istituto di Cristo Re o qualche altra entità creata dalla Commissione Ecclesia Dei, laddove non sia possibile chiudere l’affare con la Fraternità San Pio X. […] Ci riporteranno all’era dell’Indulto e ci ammasseranno in alcuni gruppi (Fraternità San Pietro, Istituto di Cristo Re ecc.) e in alcuni centri di indulto esentati dalla liturgia ordinaria. Poi dichiareranno – e i loro servi leccapiedi nei media cattolici mainstream andranno in brodo di giuggiole – che questa non è una mossa anti-tradizionale: “Il Papa non ha abolito una sola Messa tradizionale, si tratta solo di un atto di governo”. Così il gioco è fatto. Qualsiasi gruppo approvato che resista ai cambiamenti o si lamenti troppo forte verrà sottoposto alla Visita Apostolica e verrà eliminato per aver rifiutato di sottomettersi al Pontefice. Qualsiasi comunità diocesana dell’Indulto che opponga resistenza verrà fatta fuori. E ogni Cattolico che pensi di poter scendere nelle catacombe e avere solo Messe celebrate in case private? No: i singoli sacerdoti non hanno più il diritto di dire la Messa. Chi ci prova vuol dire che si rifiuta di sottostare all’autorità del Papa: è uno scismatico, e così pure qualsiasi Vescovo. O si accetta la sottomissione al Vaticano II o si è considerati scismatici. Qualsiasi tentativo di vivere un’autentica vita cattolica tradizionale, sia come religioso, o semplicemente frequentando la Messa antica, ti renderà automaticamente uno scismatico. Se ti rivolgi alla Fraternità San Pio X sei scismatico. Se vai a una Messa clandestina, sei scismatico. Se costituisci un gruppo di fedeli sotto una regola tradizionale senza il permesso di Roma, sei scismatico. Trasformeranno qualsiasi tentativo di vivere una vita cattolica tradizionale in un atto di disobbedienza».
Sembra chiaro, monsignore, che a distanza di cinque anni l’allarme lanciato dal lungimirante saggio di Archbold si è dimostrato fondato. Ma, come giustamente si chiedono tanti chierici, religiosi e fedeli, a questo punto in quale modo possiamo resistere a questa azione eversiva, se qualsiasi strada da noi intrapresa può farci accusare di scisma?
La risposta la troviamo nella ferma resistenza di chi ci ha preceduto: dall’eroismo dei Martiri e dei Confessori della Fede alla silenziosa fedeltà di moltissimi Cattolici – chierici, religiosi e laici – che nel corso dei secoli si sono trovati dinanzi alla stessa scelta: scegliere la via larga e comoda del compromesso e dell’apostasia o la via stretta e impervia della fedeltà a Cristo. Una scelta spesso dolorosa, ma alla quale ci ha preparati il Signore: Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa (Mt 10, 34-36).
Questa spada – che San Paolo identifica con la spada dello Spirito, la Parola di Dio (Ef 6, 17) – separa i fedeli di Cristo da una gerarchia ribelle e corrotta, i religiosi dai loro Superiori eretici, i sacerdoti dai loro Vescovi modernisti. E i nostri nemici sono quelli della nostra casa, i nostri parroci, i Vescovi, e colui che usurpa il Soglio di Pietro per diffondere l’errore e la divisione.
Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! (Mt 18, 7). Queste parole ci ammoniscono sulla gravità degli scandali presenti – dottrinali, morali e liturgici – e sulla loro inevitabilità, data dal temporaneo trionfo dei malvagi, prima del Giudizio finale. Ma ci esortano parimenti a resistervi, a denunciarli, a non darli per normali solo perché sono diffusi ad ogni livello della vita quotidiana.
Non dimentichiamo che da sessant’anni ci siamo abituati a vedere usare l’autorità dei Pastori contro i fedeli e contro la Chiesa stessa, mantenendo un’apparenza di legittimità formale. Lo stesso “Concilio” – l’unico Concilio che stia tanto a cuore ai modernisti, perché è l’unico di cui essi sono artefici e che non ha nulla di cattolico – fu un colossale inganno ai danni del corpo ecclesiale, perché manteneva l’autorevolezza di un Concilio Ecumenico pur insinuando fraudolentemente dottrine eterodosse; manteneva l’autorità dei Padri e del Romano Pontefice proprio quando essa era usata per demolire l’edificio cattolico; imponeva obbedienza cieca e servile a norme in contrasto con l’ininterrotto e immutabile Magistero. Fu una frode l’abolizione della Liturgia tradizionale, voluta con apostolica autorità da Paolo VI. E non è meno doloso il tentativo attuale di cancellare il Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI con un analogo Motu proprio – apparentemente della medesima efficacia canonica – che non ha come scopo il bene della Chiesa e la salvezza dei fedeli, ma la rovina di entrambi. D’altra parte, anche l’accusa di blasfemia che il Sinedrio mosse a Nostro Signore aveva tutte le apparenze di un’azione formalmente ineccepibile, pur essendo intrinsecamente illegittima e nulla, perché usata contro il divino e innocentissimo Legislatore.
L’autorità può trovare obbedienza in virtù della propria autorevolezza, o imporsi con l’autoritarismo. Nel primo caso il potere è esercitato per il fine per cui è stato istituito; nel secondo diventa esso stesso il fine. L’autoritarismo sovverte l’ordine divino – tanto nelle cose temporali quanto in quelle religiose – perché prescinde dall’unica Autorità di Cristo e dalla vicarietà dell’autorità terrena che Lo rappresenta. Esso agisce insomma come se una persona costituita in autorità – un governante, un Vescovo – possedesse in sé la propria legittimazione, e non in quanto vicaria dell’autorità di Cristo. Ciò fa di lei un potere eversivo, svincolato da ogni dovere di conformarsi alla volontà di Cristo nel perseguire il bonum commune, e per ciò stesso destinata inesorabilmente a trasformarsi in odiosa tirannide.
Fine prima parte