Dibattito / Che cosa dobbiamo fare?

Cari amici di Duc in altum, prosegue il dibattito sul che cosa dobbiamo fare a fronte della crisi, senza precedenti, che attanaglia la Chiesa. I contributi (a blogducinaltum@gmail.com) continuano ad arrivare. Ne propongo qui una nuova selezione.

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Sostenere la vita monastica

Caro Valli,

anzitutto grazie per la pubblicazione [qui] del mio precedente contributo e soprattutto per la risposta su monsignor Vigano’.

Avevo scritto quelle poche righe di getto in una pausa di lavoro, più che altro in risposta a certe proposte, secondo me surreali, che avevo letto nella discussione.

Spesso rimango basito da certe elucubrazioni confuse e confusionarie, ma d’ altronde c’è ancora gente seriamente convinta che Benedetto XVI non abbia abdicato, per cui non c’è tanto da stupirsi.

Volevo quindi completare le mie considerazioni sul che cosa fare, avendo dimenticato la parte che mi sta più a cuore.

Devo infatti l’inizio del cammino di conversione a un luogo e ad alcune persone specifiche: una piccola comunità monastica di ispirazione benedettina e camaldolese.

Sono profondamente legato a questo eremo, l’unico luogo in cui io abbia mai trovato pace. Un luogo fuori dallo spazio e dal tempo, dove esiste ancora l’Ordine, dove ritrovare i ritmi naturali della vita, dove puoi tornare dopo anni ed essere accolto come se te ne fossi andato solo da pochi giorni. Una sorgente di Fede insomma, aa cui potersi abbeverare, e dove potersi rigenerare.

Questo, in estrema sintesi, è il monachesimo. Gruppi di uomini e donne interamente votati al Signore. Comunità che pregano tutti i giorni, che elevano canti celesti e offerte gradite a Dio, compensando così con il loro sacrificio miliardi di esseri umani che vivono rinnegando il loro Creatore e Signore.

Credo fermamente che le crisi della Chiesa siano sempre da ricercare nello stato di salute della vita religiosa del tempo.

Credo che il monachesimo abbia salvato la Cristianità ma anche la Civiltà, nei secoli più oscuri. E credo quindi che solo il monachesimo possa arginare la crisi contemporanea. Una Chiesa che è scesa a patti con il mondo, e che da esso è sempre più fagocitata, può essere infatti salvata solo da chi si distacca dal mondo per dedicarsi alle cose di Dio.

Il monachesimo è da sempre il nemico giurato di Satana e dei suoi accoliti. Che fossero protestanti, o illuministi, o altra feccia rivoluzionaria, i nemici di Cristo si sono sempre prodigati a chiudere e distruggere i monasteri.

Per non parlare del desolante atteggiamento che i vertici della Chiesa hanno oggi nei confronti della vita contemplativa, considerata inutile, dannosa, buona sola a ostacolare speculazioni immobiliari.

Mi scuso se sto semplicemente ripetendo ciò che in verità sappiamo già tutti.

Che fare quindi per quelli di noi che hanno seguito una vocazione matrimoniale o che comunque hanno scelto di fare apostolato nel mondo? Niente di più semplice: sostenere materialmente e con la preghiera le ultime comunità monastiche che resistono.

Possiamo fare molto per loro, soprattutto perché loro possono fare molto di più per tutti noi.

In tal senso vorrei sottolineare quanto sia importante il progetto di sostegno alle monache di Pienza lanciato dall’ associazione di monsignor Viganò: sarebbe cosa buona e giusta diffondere ovunque l’appello affinché non manchi il nostro sostegno a questa comunità, come non dovrà mai mancarne a tutte quelle, in Italia o all’ estero, che ne avranno bisogno.

Avanti dunque! Sia lodato Gesù Cristo!

P.S. – Ho letto il suo articolo [qui] sul tifare per la Chiesa. Ignoravo la comune fede nerazzurra, il che accresce ulteriormente l’enorme stima nei suoi confronti. Prima di essere cattolico sono stato interista, di terza generazione. Sono cose che segnano, e che solo noi interisti possiamo capire veramente. Ci tenevo solo a dirle che mi ha rallegrato la giornata!

Michael Maron

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Un concentrato di sapienza

Caro Valli,

la sua analogia sportivo/ecclesiale  (fedeltà alla squadra prima che ai giocatori) [qui] mi ha riportato alla memoria la grande preghiera universale del Venerdì Santo che, nel rito ambrosiano, recita così:

Dio onnipotente ed eterno /sapienza che reggi tutte le cose, /ascolta benigno le nostre preghiere: /custodisci con paterna bontà il papa che tu hai scelto per noi / perché sotto la sua guida il popolo cristiano, / di cui tu sei il pastore unico e vero, /cresca nella fede. /Per Cristo nostro Signore.

Un concentrato di sapienza che con poche parole mette ben in ordine Dio, Chiesa, popolo, papa senza confusioni e sovrapposizioni.

Natale

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La via stretta, ma sicura

Caro Valli,

cerco di portare anch’io un sia pur modesto contributo all’importante dibattito da lei promosso. Ho letto diverse opinioni apparse sul suo blog, ma sinceramente trovo idee troppo complesse, che non hanno possibilità di attuazione.

Se proprio di strategia dovessimo parlare, la più efficace sarebbe senz’altro quella subdola che ha portato i modernisti a impadronirsi della Chiesa cattolica.

Ma credo che avendo dalla nostra nientemeno che lo stesso Fondatore, la strada migliore sia quella da Lui indicata, ovvero la propria santificazione e la  testimonianza che portò i martiri e i santi di tutti i tempi a trionfare nel mondo e sul mondo.

Questa secondo me è la via migliore: una via stretta, ma l’unica che si addice a un vero figlio di Dio.

Con stima e confidando in Dio

Giovanni G. Marcolini

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Lì dove il Signore ci ha “seminati”

Caro Valli,

ho continuato a seguire sul suo blog il dibattito sul che cosa fare per fronteggiare la deriva della Chiesa cattolica che, vista ora e da dentro, si direbbe inarrestabile.

Ho particolarmente apprezzato la conclusione espressa da Davide Lovat [qui]: è tempo di capire che essere cristiani è una cosa seria.

Ricordo che, appena convertito, un amico mi prendeva in giro vedendomi recitare il santo rosario e beffardo mi provocava dicendo: “Mi raccomando, prega per me!”. Fu lì che capii che la vita cristiana tutta è una preghiera, rigorosa e attuale e che non v’è nulla di più serio.

Per tornare alle proposte sul da farsi, per  quanto meno ostacolare la caduta libera in cui  buona parte della Chiesa sembra essersi lanciata, continuo a ritenere buono e logico il semplice comportarsi da cristiani, il che è possibile nel lungo periodo solo essendo cristiani.

La battaglia, per essere vinta, si deve spostare necessariamente sul piano dell’essere. San Francesco, uomo contemplativo ma anche alquanto pratico, in altre parole uomo fatto preghiera, aveva ben chiaro che per cambiare il mondo, come fece, era necessario un cambiamento ontologico, cui è seguito quello pratico che è però sempre rimasto subordinato al primo. Quando i suoi stessi frati non lo facevano rientrare a casa sua, sfinito e sanguinante, non indisse un referendum, né chiese che venisse sostituito il portinaio!

Nella Chiesa, per poter sottostare alla voce dello Spirito, è necessario soffocare le voci dell’indignazione, del rancore mascherato da rivincita e del fare, per lasciar spazio allo stare con la Parola, nel tempo e luogo in cui il Signore ci ha “seminati”, in pace per poter operare la pace!

Nicolò Raggi

 

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