di Investigatore Biblico
In questo articolo ci occupiamo della prima Lettera a Timoteo, nella quale, leggendo la traduzione Cei 2008, ho trovato alcune anomalie da cui nascono una serie di quesiti.
Ecco il testo.
Cei 1974: “Dobbiamo confessare che grande è il mistero della Pietà: Egli si manifestò nella carne…” (1 Tim 3,16a).
Vulgata: “Et omnium confessione magnum est pietatis mysterium: Qui manifestatus est in carne…” (1 Tim 3,16a)
Cei 2008: “Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero della vera religiosità: egli fu manifestato in carne umana” (1 Tim 3,16a)
Prima di disquisire sulle differenze, analizziamo i termini originali, che sono due.
Il primo è eusebeias. La Cei 2008 traduce con “vera religiosità”, la Cei 1974 e Vulgata con “pietà”. Il termine, nel vocabolario di greco biblico del Buzzetti (ed. 1994), viene così tradotto: pietà, devozione, religiosità, citando specificatamente 1 Timoteo. “Pietà”, dunque, è il primo significato.
Nel testo greco l’aggettivo “vera” non è affatto presente, quindi è stato deliberatamente aggiunto dai traduttori.
Nuovamente, come abbiamo visto in tanti altri casi, la traduzione Cei 2008 licenzia una terminologia che ha un grande peso nella nostra storia.
Chi ha fatto studi classici può avere ben presente ciò che fu la pietas romana e successivamente, in epoca cristiana, il concetto teologico di pietà, non a caso uno dei Sette Doni dello Spirito Santo.
Tradurre con “vera religiosità” confonde la mente.
Il termine religiosità, infatti, per come è descritto nel vocabolario, rappresenta un indefinito atteggiamento/sentimento religioso, non legato a un particolare culto. Altra cosa, e ben più densa di senso, è la pietà. Senza andar lontano, lo stesso basico e consultabile Dizionario Treccani ci rimanda a Dante.
Pertanto, il fastidioso e anonimo Investigatore Biblico torna a fare sempre le stesse domande a chi ha architettato queste traduzioni. Signori, voi pensate forse che in questo modo i significati siano più leggibili ai contemporanei? Non vedete che, al contrario, la conseguenza di tale traduzione è un impoverimento, un dimenticare la nostra storia e la nostra ricchezza passata?
Sofismi, penserete. Ma, come ho ribadito in alcuni articoli precedenti, è mediante le piccole cose, anche una sola parola, che si può cambiare (anche in peggio), il nostro approccio alla Fede.
Non voglio arrivare a pensare che le conseguenze estreme avranno il sapore di una religiosità mondana, tutta umana, con qualche pizzico di new age. Tuttavia mi preoccupa la poca serietà di fronte a determinati termini che portano il peso specifico di una tradizione secolare nella teologia come nella poesia e nell’arte sacra.
Il termine “religiosità” ha davvero un sapore generico, condito (quasi fosse un contentino) con un aggettivo, “vera”, inventato al momento e di sana pianta, forse per giustificare il grande passo rivoluzionario di questa traduzione.
Ma passiamo alla seconda perla, che compare poco dopo nel versetto.
Nel testo greco è presente il termine sarki’, che significa “carne”. Ma il traduttore della Cei 2008, in vena di inserire aggettivi non presenti nel testo originale, vuole specificare che si tratta di carne umana.
Non sia mai che un vulcaniano, magari lo stesso Dr. Spock, trovi una Bibbia terrestre in qualche wormhole e vada a pensare che si tratti di carne di manzo!
Ringraziamo per avercelo specificato, ma ricordiamo che per secoli è stato detto: “Il verbo si fece carne” (Prologo di san Giovanni). E san Paolo allude chiaramente al mistero dell’Incarnazione.
Tutto molto semplice, cari traduttori.
La traduzione del 1974 e la Vulgata non avevano bisogno di inutili aggiunte. Ma ora si vuole forse rimarcare un Gesù Cristo più umano che divino? O forse, addirittura, per dare coerenza alla vera religiosità della riga precedente, si vuole presentare un Gesù umano molto umano, icona di una nuova religione tutta umana?
Volete proprio farmi entrare in questo stadio del pensiero e arrivare a teorie complottiste?
Trascinato da questo incubo a occhi aperti, mi sono addirittura imbattuto in articoli come il seguente: Il Cristo di cui parla il New Age è il Gesù dei Vangeli?
Pertanto, signori traduttori, ridateci la traduzione così com’era. E si capiva perfettamente.
Non offendetevi, ma non avete portato alcuna novità. Anche perché la Parola di Dio non ne ha proprio bisogno.
Fonte: investigatorebiblico.wordpress.com