Intervista al regista brasiliano Gustavo Brinholi, autore del film Human Life, di ritorno da Lisbona. “I giovani hanno tanto desiderio di verità, bellezza e purezza”. “Grande partecipazione alle Messe vetus ordo”. “ Poco interesse verso le conferenze di James Martin”.
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di Paolo Gulisano
Si è conclusa la GMG 2023 di Lisbona, una edizione che ha riscontato un grande interesse mediatico. I Tg delle reti di Stato le hanno dedicato per diverse sera le pagine di apertura. I toni dei servizi degli inviati erano quasi trionfalistici, sembrava di essere tornati ai tempi di Giovanni Paolo II. Eppure, leggendo diversi interventi degli ospiti della kermesse, vedendo diversi video, molti dei quali girati dai giovani stessi, sono sorte diverse perplessità. Abbiamo provato a fare luce sulla GMG attraverso un’intervista a Gustavo Brinholi. Brasiliano, con origini italiane, stabilitosi in Europa da anni, prima in Baviera e poi in Sud Tirolo, è un musicista, compositore e regista. Tra le sue opere figura un eccezionale docufilm, Human Life, che illustra la vera bellezza e l’importanza del dono della vita, anche in mezzo a sofferenze e difficoltà. Esplora le storie di un pittore tetraplegico, del fondatore di una casa per bambini abbandonati e disabili, di un surfista che ha perso le mani in un incidente, di un’ex medaglia olimpica che ha fatto la volontaria in un centro di sostegno per donne incinte, della madre di un bambino con la sindrome di Down, di un sopravvissuto all’olocausto e di molti altri. Questo film è una potente testimonianza della vita in tutte le sue fasi e sfide. La proiezione del film è stata inserita nel programma della GMG, dando così modo a migliaia di giovani di incontrare una forte e commovente bellezza.
A Gustavo Brinholi, di ritorno da Lisbona, abbiamo chiesto di raccontarci la GMG.
Gustavo, anzitutto come è andata la proiezione del film? Che impatto ha avuto sui giovani?
La proiezione è andata benissimo, meglio di quello che immaginavo, a dire il vero. La sala era piena e i giovani si sono commossi. In tanti sono venuti a parlare con me dicendo che il film li aveva toccati e che – di questo sono molto fiero – devo continuare a fare film.
Come le è sembrata questa GMG?
È la prima volta che sono stato a una GMG. Non avrei nemmeno pensato di vivere questa esperienza a Lisbona se il mio film non fosse stato selezionato per la programmazione ufficiale. Ormai ho 42 anni, non sono più giovane. Invece l’esperienza mi ha fatto molto bene. La presenza di tantissimi giovani, di per sé, è qualcosa di rinvigorente ma allo stesso tempo richiede umiltà per avvicinarsi a loro in maniera amorevole e paziente, in un mondo che prova a insegnare tutto il contrario di quello che insegna la Chiesa.
Mi permetto di tornare un po’ alla prima domanda: tante volte ho sentito dire che il mio film non parla “il linguaggio dei giovani” e invece lì, come in altre occasioni, a loro è piaciuto, eccome! Dobbiamo smettere di pensare che i giovani abbiano la capacità di comprendere solo un linguaggio semplice e stupido. Sono lì pronti ad avere gli occhi e l’anima scolpiti di Bellezza.
È vero che c’erano tanti giovani interessati alla Messa in rito antico e che la cercavano?
Si, è vero. Un amico prete portoghese mi aveva già inserito in un gruppo WhatsApp dove si davano informazioni sulla celebrazione delle sante messe secondo il Vetus Ordo. Il gruppo ha subito raggiunto centinaia di partecipanti e le celebrazioni inizialmente previste sono più che raddoppiate vista la grande adesione. Le messe antiche erano piene!
I media hanno dato risalto alla presenza di relatori come padre James Martin, il noto testimonial della cultura LGBT+. Ma c’erano anche personaggi come Christopher West… Ce ne può parlare?
I media parlano tanto di cultura LGBT+ oppure di temi come l’ecologia, ma sinceramente non ho sentito giovani commentare tutto ciò mentre ero lì. Non ho sentito nemmeno un ragazzo dire “vado a vedere James Martin perché è imperdibile”. E non solo fra i cattolici “tradizionalisti”.
Sono andato alla conferenza di Christopher West, che ha ideato un vero “Oratorio contemporaneo” sulla teologia del corpo con musica di Mike Mangioni e citazioni di santi, papi e scrittori come C.S. Lewis e posso dire che la sala era piena. Le sue conferenze sono state complessivamente tre o quattro e ciascuna contava più di mille giovani presenti oltre ad altri in coda fuori dalla sala. James Martin non ha certamente riscosso lo stesso successo.
Io sono sicuro che i giovani siano alla ricerca della purezza, che è una grazia difficile da trovare o mantenere, ancor più ai giorni nostri. I media certamente credono che la purezza sia una follia ma è quello che tanti se non tutti cercano, prima di essere travolti della pornografia e della falsa libertà sessuale post Sessantotto.
Lo sforzo dei media, almeno in Italia, è stato quello di presentare la Chiesa attuale come in piena salute, che raccoglie il consenso dei giovani se si apre alle tematiche “alla moda”, come l’ecologismo, il gender e così via. Una Chiesa che fa propria l’Agenda 2030. Ma è proprio così?
Una Chiesa piena di salute, direi, è una Chiesa che offre i sacramenti, dove non fai fatica a trovare un confessore e la Santa Messa. Difficile pensare che un prete che si occupi con regolarità della confessione non sviluppi il suo sacerdozio in direzione alla santificazione sua e dei suoi parrocchiani… Di questi temi i media non trattano.
Devo dire che nella GMG le code per confessarsi erano lunghissime e le Messe nonché le occasioni di preghiera erano le “offerte” più ricercate. Spero che ciò possa venire nel quotidiano di ogni parrocchia.
Esistono poi i discorsi diffusi circa i “quattro gatti”, che trovano troppo spazio nella stampa, in ambito governativo e talvolta addirittura all’interno della Chiesa. Costoro vogliono far credere che l’Agenda 2030 e la Chiesa siano sostanzialmente la stessa cosa.
Vi voglio raccontare qualcosa che è accaduto durante la GMG e che, secondo me, è molto significativo per capire o almeno meditare sul rapporto fra la Chiesa e le forze mainstream. Un amico argentino mi ha inviato un video di papa Francesco che chiedeva agli uomini della security di fermarsi per prendere il mate offerto da un gruppo di argentini.
Lui ha preso il mate e lo ha bevuto da vero argentino, senza nemmeno pulire la cannuccia. Quindi mi viene da pensare che spontaneamente Bergoglio non sarebbe un sostenitore della pazzia che ha oscurato la Chiesa durante la cosiddetta pandemia. Io stesso ho avuto l’opportunità di incontrare il papa pubblicamente in un periodo di obbligo vaccinale e obbligo di indossare le FFP2, e ricordo bene che entrambi non avevamo alcuna mascherina… Questo mi porta a riflettere su quanti dei temi che appaiono in perfetta concordanza con il mainstream siano realmente condivisi dal Santo Padre.
Abbiamo visto diversi video con abusi liturgici tipici delle cerimonie di massa. Altari a forma di vasca da bagno, abbigliamenti (anche di esponenti importanti del clero) quantomeno eccentrici, ostie consacrate contenute in ciotole di plastica. Non si è andati un po’ troppo oltre?
La domanda mi fa subito pensare alla descrizione di Pero Vaz de Caminha della prima Messa celebrata in Brasile nel 1500: “Mandou naquele ilhéu armar um esperavel, e dentro dele um altar mui bem corregido. E ali com todos nós outros fez dizer missa, a qual foi dita pelo padre frei Henrique, em voz entoada, e oficiada com aquela mesma voz pelos outros padres e sacerdotes, que todos eram ali. A qual missa, segundo meu parecer, foi ouvida por todos com muito prazer e devoção. Ali era com o Capitão a bandeira de Cristo, com que saiu de Belém, a qual esteve sempre levantada, da parte do Evangelho“.
Tradotto: “Ordinò che venisse allestita un’impalcatura su quell’isolotto e un altare al suo interno, molto ben decorato. E lì, con tutti noi, celebrò la Messa, che fu detta da padre Henrique, con voce cantilenante, e officiata con la stessa voce dagli altri sacerdoti e preti, che erano tutti lì. Questa Messa, secondo me, è stata ascoltata da tutti con grande piacere e devozione. Lì con il Capitano c’era lo stendardo di Cristo, con il quale era partito da Betlemme, che è stato sempre innalzato, da parte del Vangelo”.
Questa bella descrizione è diventata anche un quadro dipinto da Victor Meirelles nel 1860. Una Messa fatta dentro la tradizione della Chiesa in mezzo alla giungla e agli indios brasiliani. Sinceramente non vedo motivo per creare nuovi paramenti e ancora meno cambiare la liturgia.
In un tempo che sembra ormai lontano Giovanni Paolo II definì i giovani la speranza della Chiesa. Si può dire che sia ancora così?
Io credo di sì. Gesù Cristo diceva di portare a lui i bambini: in loro c’è la vicinanza alla purezza, ma non solo. Cronologicamente dobbiamo affidare il futuro a chi è più giovane ma ovviamente dobbiamo insegnargli le cose correttamente. È nostro compito affermare quello che è buono e bello e, nonostante la crisi della Chiesa, abbiamo il dovere di dare voce a quello che rappresenta la Bellezza e la Verità. Ribadisco quello che di bello ho visto nella GMG: le Messe piene, i confessionari pieni, i giovani che cercavano di conoscere meglio la vita dei santi o venerabili, riempiendo le sale di cinema o le conferenze su Carlo Acutis e Guido Schäffer, il giovane medico e surfista brasiliano morto nel 2009. Basta dare voce al Diavolo! Parliamo di Bellezza e Verità!