Santità è purezza / Rileggendo san Giovanni Bosco. 3

di don Marco Begato

Sogni e visioni

“La purezza della vita era per don Bosco l’anima della sua anima” e “la notte la mente e l’immaginazione erano così illuminate dagli splendori incantevoli di questa virtù, che godeva di visioni svariatissime tutte piene di vita, di bellezza ineffabile, e di ammaestramenti indelebili”. Di giorno dunque don Bosco irraggiava purezza, di notte faceva sogni e riceveva visioni che erano lo specchio della sua trasparenza di vita e di costumi. Molti di questi sogni fornivano materiale per le Buonenotti, cioè i pensieri serali coi quali don Bosco intratteneva i suoi alunni Convittori prima di imporre il silenzio serale e di congedarli per il riposo notturno. In tali Buonenotti sovente illustrava i sogni avuti – sogni o visioni, decidete voi! – e “lo sfondo dei suoi sogni era quasi sempre la purezza della vita o conservata o perduta o riacquistata”. Nel sogno del pastore e della guida don Bosco si sente dire: “Ripeti ai tuoi giovani che se essi conoscessero quanto è preziosa e bella agli occhi di Dio l’innocenza e la purità sarebbero disposti a far qualunque sacrificio per conservarla”. Gioventù, sacrificio, eroismo, purezza, fede in Dio: una catena di valori e di vita che si regge o cade insieme, come la nostra società negativamente e inesorabilmente ci mostra. Don Bosco sognerà queste immagini di purezza fino al termine dei suoi giorni, perché “è stato come pervaso da una santa febbre di purezza e di santità”.

I giovani di don Bosco angeli di purezza

Le cronache del primo oratorio attestano un fenomeno interessante e prezioso, “in quegli anni fortunati, in cui questi sogni avevano luogo, i carismi soprannaturali del Padre passavano in certo modo ai figli”. E così si narrano vari episodi in cui si rileva una finezza spirituale e un affacciarsi al soprannaturale per i primi alunni e discepoli del santo. Soprattutto però è importante notare l’adesione dei primi figliuoli di don Bosco al suo messaggio di purezza, “tutti i salesiani che ebbero la fortuna di essere stati in qualche modo a contatto con il Santo Fondatore, portarono il messaggio della purezza insieme con l’immagine paterna scolpita nei loro cuori”. Ma come avvenne? “Egli ci ha posto le mani benedicenti sul capo, ci ha detto all’orecchio la parola della purezza generatrice della nostra vocazione”. Ecco un altro nodo fondamentale, quello che intreccia la purezza alla vocazione; ecco un’altra infelice conferma che otteniamo dai nostri tempi scristianizzati, di come cioè il dilagare della licenziosità si accompagni al diradare delle vocazioni. Lo diciamo senza indugio ulteriore: sappiamo bene da dove ricominciare e su cosa operare per invertire il corso del deserto vocazionale odierno.

Santità e purezza nel concetto di san Tommaso

San Tommaso è stato il teologo di riferimento unico e primo per la Congregazione Salesiana dalle origini al ventunesimo Concilio della Chiesa. Qual è il suo parere circa il tema in esame? Per l’Aquintate un “uomo santo equivale a un uomo puro, senza macchia di terra”. La santità dunque in sé stessa “vuole dire mondezza”. Ma la santità può significare anche purificazione, in quanto “il Sacrificio era destinato a placare la Divinità”. E qui si collega il concetto di purezza di Tommaso a quello tramandato da don Bosco, non solo purità ma processo purificatore, e infatti don Bosco “era sicuro di santificare i suoi giovanetti, esortandoli a purificarsi al più presto delle macchie che eventualmente ne avessero bruttato l’anima”. Il che poi spiega i costanti riferimenti del Santo al sacramento della Confessione. Non un assillo sessuofobico, ma la premura a tenere pulito il cuore dei ragazzi, pegno di una crescita serena e stabile.

Origine dell’amore di don Bosco per la purezza

Don Bosco è stato un educatore pieno di zelo. Ora, secondo san Francesco di Sales lo zelo si palesa “nell’odio al peccato, nel procurare la purezza delle anime, nell’adoperarsi per la loro salvezza”. Così fu per don Bosco. “L’amor di Dio, dice Don Rua (primo successore del santo al governo della Congregazione, N.d.R.), era il movente di tutte le sue opere”. E questo ha origini antiche: “Favorito fin da bambino da celesti visioni sente già allora tutta la pena dell’offesa che i giovanetti suoi coetanei recano a Dio”. Nuovamente si rinviene un fondamento antropologico costruttivo, e non un moralismo oscurantista, nell’apostolato salesiano per la purezza: “L’anima candida di don Bosco vedeva Iddio, come soltanto le anime pure lo possono vedere, desiderava che tutti lo potessero contemplare”. E in effetti, assunto per divina rivelazione che “la purezza è la luce dell’anima, è l’occhio che può fissarsi in Dio”, ne consegue che l’educazione più luminosa che possiamo favorire è quella alla purezza, intervento a servizio di tutto l’uomo e non mera indicazione etico-comportamentale. Ed è proprio così che “lo zelo senza limiti di don Bosco, volendo condurre le anime a Dio, unendole a Lui nella vita eucaristica, si sforzava di allontanarle da ogni macchia o terrena bruttura”.

3.continua

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