Certo che un cartello del genere fa pensare, perché il pensiero è propriamente umano e rinunciare a esercitarlo significa rinunciare a essere ciò che si è per natura.
Un manifesto di identico contenuto è affisso sui treni regionali ( qui ).
Parlando con un giovane e sconsolato capotreno del nord-est, subito dopo che un passeggero l’aveva insultato per essere stato addirittura richiesto di esibire il biglietto, scopro che la catena di anomalie è pressoché interminabile, mi dice infatti: “Lui non ha il biglietto, gli chiedo un documento e non ce l’ha o non me lo dà, gli dico di scendere e mi insulta rimanendo sul treno, chiamo la polizia ferroviaria che, anche se sta a due passi, non viene prima di mezzora perché nessun agente osa sollevare qualcuno di peso dal proprio posto per non finire su youtube e, se gli va bene, essere sospeso”.
Questi gli effetti, sulle cause riguardo agli ospedali, se ti muovi attraverso il canale del servizio pubblico, hai attese estenuanti sia nella prenotazione degli esami sia nella loro esecuzione, con rinvii all’ultimo e strutture sovraffollate e a volte fatiscenti, penso in particolare all’Oftalmico a Roma, dove sono stato di recente in visita a un amico e che è stato il fiore all’occhiello di questa branca.
I miei genitori, in una città molto più piccola come Ravenna, sono stati tenuti 12 ore al pronto soccorso con gli infermieri che passavano tra le barelle chiedendo ai pazienti se potevano liberarle perché non ne avevano altre!
Parlando col personale sanitario si scopre poi che sono stati chiusi tutti i pronto soccorso dei paesi vicini!
Bande di ragazzini, sui treni metropolitani della zona anello di Roma che ho utilizzato per anni, che minacciano il capotreno e che, come per il passeggero sopra citato, ridono spavaldi sicuri dell’impunità.
Ho incontrato giorni fa un’amica e collega insegnante che non vedevo da anni e scopro che ha lasciato la scuola per lavorare in una cooperativa di educatori.
Le chiedo il motivo di questa scelta, dato che i benefici di essere soci-lavoratori in Italia sono noti a tutti, e mi risponde: “qui mi pagano meno ma tutti i mesi, lo stato ti paga una volta a gennaio, una volta a giugno e, avendo famiglia, non posso permettermelo”.
Anch’io, supplente come lei, non ho ancora ricevuto diverse mensilità e se domandi la risposta è che “le risorse sono in corso di assegnazione da parte del Ministero dell’Istruzione”.
In altri termini le risorse ci sono per pagare chi sta a casa in quanto cittadino ma non per chi va a lavorare!
É chiaro che la prima e più istintiva reazione a tutto ciò è la rabbia che, non educata, diventa violenza.
Ma la soglia, come suggeriva lei nel suo libro Facciamoli mangiare questi bambini, si può spostare anche più avanti e si è già spostata: in Inghilterra, solo per citare l’ultimo recentissimo episodio, un padre è sotto processo per aver pensato di pregare per il proprio figlio deceduto ( qui ).
Umanamente è tutto fallito, ma ciò che è impossibile all’uomo è possibile A Dio in men che non si dica
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di Barbara Aldrovandi Feldman
Caro Valli,
resto nuovamente sconcertata (ci sarà mai un limite?) dalla lettura del cartello appeso in un ospedale: alla sua esclamazione finale nell’articolo, mi permetto di aggiungere la considerazione che il regresso della convivenza civile (?) si manifesta anche nell’assurdità esibizionistica dei graffiti beneauguranti sui muri del nosocomio stesso (e l’ambiente sterile ?) che riconduce alle caverne preistoriche dove segni murali erano il balbettio di una civiltà ai primordi.
Che il Cielo dia un futuro migliore a tutti i bambini di questo povero mondo.
blogducinaltum@gmail.com