Il vescovo Strickland e le sette verità da preservare

di Rita Bettaglio

“In questo tempo di grande tumulto nella Chiesa e nel mondo, devo parlarvi con cuore di padre per avvertirvi dei mali che ci minacciano e per assicurarvi della gioia e della speranza che abbiamo sempre in Nostro Signore Gesù Cristo”.

Così si apre l’ultima lettera pastorale [qui] di monsignor Joseph Edward Strickland, vescovo di Tyler, Texas, datata 22 agosto 2023.

“Il malvagio e falso messaggio che ha invaso la Chiesa, Sposa di Cristo, è che Gesù è uno tra tanti, e non è necessario che il Suo messaggio sia portato a tutta l’umanità. Quest’idea dev’essere respinta e rifiutata costantemente. Dobbiamo condividere la gioiosa buona novella che Gesù è il solo Signore, e che Egli desidera che tutta l’umanità, in ogni tempo, riceva la vita eterna in Lui”.

C’è quindi una dottrina falsa e cattiva che vuole ammorbare, avvelenare la fede cattolica, la fede degli Apostoli, dei santi, dei nostri padri. La fede che ci ha regalato le cattedrali, il Beato Angelico, la Divina commedia, ma anche le processioni, le rogazioni, i conventi, i seminari pieni.

Monsignor Strickland prosegue citando il rimprovero di san Paolo ai Galati: “Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate a un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!” (Gal 1,6-9).

“Come vostro padre spirituale”, prosegue il vescovo, “sento che è importante ripetere le verità fondamentali che sono sempre state credute dalla Chiesa da tempo immemorabile e sottolineare che la Chiesa esiste non per ridefinire le verità di fede, ma per salvaguardare il Deposito della fede, come ci è stato consegnato da Nostro Signore stesso per mezzo degli apostoli, dei santi e dei martiri. Rifacendomi ancora una volta all’avvertimento di san Paolo ai Galati, ogni tentativo di pervertire il vero messaggio del Vangelo dev’essere categoricamente rifiutato perché ingiurioso verso la Sposa di Cristo ed ogni suo membro”.

A questo scopo, il presule elenca nel dettaglio sette verità di fede costantemente insegnate dalla Chiesa cattolica. Eccole:

– Cristo ha stabilito una Chiesa, la Chiesa cattolica, e perciò solo la Chiesa cattolica offre la pienezza della verità di Cristo e la via autentica per la salvezza a ognuno di noi.

– L’Eucarestia e tutti i sacramenti sono d’istituzione divina e non sviluppati dall’uomo.

– L’Eucarestia è realmente il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo e riceverla indegnamente (ad esempio in stato di peccato grave, impenitente) è un sacrilegio devastante per l’individuo e per la Chiesa (1 Cor 11:27-29).

– Il sacramento del matrimonio è stato istituito d Dio. Attraverso la legge naturale, Dio ha stabilito il matrimonio come unione tra un uomo e una donna, reciprocamente fedeli per la vita e aperti ai figli. L’umanità non ha diritto né vera capacità di ridefinire il matrimonio.

– Ogni persona umana è creata a immagine e somiglianza di Dio, maschio o femmina, e ognuno dovrebbe essere aiutato a scoprire la propria vera identità di figlio di Dio, non incoraggiato in un tentativo disordinato di rifiutare la propria identità biologica, dono di Dio.

– L’attività sessuale fuori del matrimonio è sempre peccato grave e non può essere condonata, benedetta o permessa da alcuna autorità della Chiesa.

– Credere che tutti gli uomini saranno salvati indipendentemente da come vivono la propria vita (un concetto a cui ci si riferisce come universalismo) è falso e pericoloso, perché contraddice cioè che Gesù ci ha ripetuto più volte nel Vangelo. Gesù dice che noi dobbiamo rinnegare noi stessi, prendere la nostra croce e seguirlo (Mt 16:24).  Egli ci ha indicato la via, la Sua grazia, per la vittoria sul peccato e sulla morte, attraverso il pentimento e la confessione sacramentale.

È essenziale che abbracciamo la gioia e la speranza che vengono dal pentimento e dall’umile confessione dei nostri peccati. Attraverso il pentimento e la confessione sacramentale ogni battaglia contro la tentazione e il peccato può essere una piccola vittoria che ci porta ad abbracciare la grande vittoria che Cristo ha ottenuto per noi.

Per seguire Gesù Cristo dobbiamo volontariamente scegliere di prendere la nostra croce, invece di tentare di evitarla, e soffrire ciò che Nostro Signore ogni giorno ci offre individualmente nella vita quotidiana. Il mistero della sofferenza redentiva, cioè soffrire ciò che Dio ci permette di sperimentare e accettare in questo mondo e di offrirgli di nuovo in unione con la Sua sofferenza, ci umilia, ci purifica e ci attira più profondamente nella gioia di una vita vissuta in Cristo. Questo non vuol dire che dobbiamo cercare la sofferenza, ma, se siamo uniti a Cristo, mentre sperimentiamo le nostre sofferenze quotidiane possiamo trovare la speranza e la gioia che esistono in mezzo alla sofferenza e perseverare fino alla fine in tutta la nostra sofferenza (cfr 2 Tm 4,6-8).

 

 

Nelle prossime settimane e mesi queste verità saranno prese in esame nel Sinodo sulla Sinodalità. Strickland richiama alla vigilanza. Pur senza suggerire che il Sinodo possa cambiare o tentare di cambiare queste verità, egli invita a non farsi ingannare e a rimanere saldi nella fede.

“Dobbiamo attenerci a queste verità e diffidare di qualsiasi tentativo di presentare un’alternativa al Vangelo di Gesù Cristo, o di spingere per una fede che parli di dialogo e di fratellanza, tentando allo stesso tempo di rimuovere la paternità di Dio”.

Come ci esorta san Pietro ogni sera compieta: “Fratres: Sóbrii estóte, et vigiláte: quia adversárius vester diábolus, tamquam leo rúgiens círcuit, quaerens quem dévoret: cui resístite fortes in fide.”

Senza paura, perché non combattiamo per noi stessi e ogni operaio è degno della sua mercede. Quale sarà la nostra?

“Gesù”, disse don Camillo al Cristo Crocifisso, “eccomi qua. Anch’io sono riuscito a pagare di tasca mia anche senza avere un soldo in tasca”. Rispose sorridendo il Cristo: “Comunque ognuno paghi secondo la tasca sua. Ora puoi andare a letto contento, don Camillo”.

Sicut ablactatus est super matre sua, ita retributio in anima mea. Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre.

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