Cari amici di Duc in altum, dopo l’articolo del professor Martino Mora Il caso Vannacci e la destra di Crosetto [qui] mi scrive il professor Pietro Marinelli, il docente dell’Istituto Curie-Sraffa di Milano sospeso e colpito da provvedimento disciplinare dopo essere stato accusato di “negazionismo” e da alcuni organi di stampa anche di essere “no vax, anti gay e filorusso”. Un caso, il suo, per certi versi analogo a quello del professor Mora, ma con alcune differenze, come puntualizza lo stesso Marinelli.
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Caro Valli,
vorrei puntualizzare quanto il professor Martino Mora scrive a mio riguardo, nell’articolo [qui] a commento della vicenda del generale Vannacci e del comportamento del ministro Crosetto.
Io sono stato colpito da ben due procedimenti disciplinari, alcuni giorni dopo il polverone mediatico suscitato da Open di Enrico Mentana, la Repubblica e il Corriere della sera. Il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Valditara ha “dato impulso” a un provvedimento di sospensione cautelare, in seguito a quanto pubblicato dai giornali suddetti, senza minimamente informarsi della questione e senza chiedere a me quanto fosse accaduto effettivamente. Il ministro Valditara ha dato subito completa fiducia ai giornali del “pensiero unico”, che mi hanno accusato, anch’essi senza alcuna cognizione di causa, di “negazionismo”. Faccio notare che il provvedimento di sospensione cautelare è un provvedimento molto grave, che generalmente precede il licenziamento, in quanto viene comminato a chi ha commesso reati gravi, come per esempio una violenza sessuale ai danni di un minorenne, oppure il furto di somme di denaro dalla cassa della scuola. Il secondo è stato l’avvio di un procedimento disciplinare, anche questo “su impulso” del ministro Valditara, fatto avviare dalla Sovrintendenza scolastica regionale della Lombardia.
Cosa è successo poi? Che il sottoscritto, probabilmente sbagliando, ha preferito rimanere nell’ombra e fidarsi delle autorità competenti, che invece non hanno alcun interesse al riconoscimento della verità dei fatti, ma si muovono solo su “spinta” dei mezzi di comunicazione e hanno paura a loro volta della gogna mediatica, che potrebbe costringerli a dare le dimissioni.
Questo è stato il mio sbaglio: ritenere che chi è preposto a un ente pubblico abbia mantenuto un minimo di correttezza e non sia invece prono alle pressioni e mediatiche e politiche.
Il risultato è stato che dopo diversi mesi dal fatto la sospensione cautelare è stata trasformata in provvedimento disciplinare, con la conseguente decurtazione di metà dello stipendio, per ben cinque mesi!
Pietro Marinelli