Ottima lettura biblica, ma l’omelia…
“Allora molti che ricercavano la giustizia e il diritto scesero nel deserto, per stabilirvisi con i loro figli, le loro mogli e il bestiame, perché si erano inaspriti i mali sopra di loro”.
Le parole dal primo libro dei Maccabei che sono state lette ieri nella messa (novus ordo, rito ambrosiano) fotografano alla lettera quanto molti di noi hanno vissuto nel periodo della cosiddetta pandemia, costretti ad andare “nel deserto” a fronte di provvedimenti in totale antitesi con giustizia e diritto.
Anche il comando che gli uomini del despota Antìoco Epifane rivolgono agli ebrei che non vogliono cedere alle pressioni e abbandonare le loro usanze fondate sulla fede (“obbedite ai comandi del re e avrete salva la vita”) ricalcano quelle che ci siamo sentiti rivolgere dal potere costituito.
Quale occasione migliore per una riflessione su quanto abbiamo vissuto sulla nostra stessa pelle?
Il celebrante, invece, pur rilevando che anche oggi nel mondo ci sono persone perseguitate per la loro fede religiosa, decide di spostare il discorso “sul piano culturale” e propone una riflessione sul fatto che ormai tra i giovani pochi credono alla creazione divina, per cui, venendo meno questa fede, viene meno anche la fede in Dio padre e nel Figlio mandato per la redenzione del mondo: “Se non si crede nella creazione tutto viene meno a cascata”, e poiché il concetto di creazione è messo in discussione dalla cultura prevalente oggi nel mondo, ecco che, argomenta, “possiamo dire di essere di fronte a una forma di persecuzione religiosa, sia pure morbida”.
La prospettiva scelta dal celebrante per la sua riflessione può anche essere legittima, ma mi sembra comunque una furbata per non guardare la realtà gigantesca che abbiamo davanti ai nostri occhi, e cioè che molti di noi credenti hanno vissuto di recente una situazione di autentica persecuzione da parte delle autorità per non aver voluto cedere all’ideologia vaccinista sostenuta dalla propaganda del terrore.
“Quando il potere politico prevarica sul sentire religioso, si aprono scenari di persecuzione”: così si legge nell’introduzione alla lettura biblica pubblicata sul foglietto della messa. Giusto. Ma il celebrante, nella sua omelia, ha svicolato, e con la scusa di spostare tutto “sul piano culturale” ha di fatto parlato d’altro. Mi chiedo: forse anche per non dover affrontare quell’altra realtà gigantesca davanti ai nostri occhi, e cioè che durante la psicopandemia i vertici della Chiesa cattolica, a differenza degli ebrei rimasti attaccati alla loro fede fino al sacrificio, si sono alleati con il potere politico e, anzi, in non pochi casi sono stati addirittura più realisti del re?