Chiese messe all’asta e vendute per farne commerci di ogni genere. Fenomeno sul quale raramente si riflette. In proposito ecco un articolo dell’Investigatore Biblico, che per una volta non si occupa di traduzioni traditrici ma punta l’attenzione su un inquietante segno dei tempi.
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di Investigatore Biblico
Prima di addentrarci in questo tristissimo argomento, vi consiglio di leggere alcuni articoli:
Bologna, l’ex chiesa in San Felice acquistata all’asta per 650 mila euro dalla cordata di Lideo,
San Leonardo va all’asta: Fano rischia una perdita. La Fondazione interessata
Ex chiesa da ristrutturare in complesso storico a Cremona, Asta 13919
Poi c’è un caso più recente:
Conosciuti i fatti, possiamo fare qualche considerazione.
Che cosa significa, in effetti, chiesa sconsacrata? Esiste forse un rito di sconsacrazione di una chiesa?
No di certo. Una Chiesa non si “sconsacra” con un rito, ma con un decreto del vescovo diocesano dopo aver sentito il consiglio presbiterale. Ecco perché, in realtà, il luogo santo non perde mai la sua sacralità e l’altare resta sempre consacrato, tanto che vi si potrebbe celebrare nuovamente la messa in qualunque momento. Ovviamente, se la chiesa è stata utilizzata come discoteca o negozio o sede di sfilate di moda, c’è stata una profanazione e quindi è necessario un atto di riparazione celebrato dal vescovo.
La questione diventa ancor più inquietante nel momento in cui, segno dei tempi, le chiese vengono messe all’asta per cambiarne la destinazione. La casa in cui ha dimorato Nostro Signore venduta per trenta denari!
Il processo di scristianizzazione galoppa al punto tale che non ci si fa problemi nel procedere in tal senso. Così il luogo sacro, “riconvertito”, viene adibito agli scopi più diversi e spesso blasfemi. Un gravissimo atto sacrilego e profanatore.
Per molti, probabilmente, la questione non appare così grave. A mio parere lo è. Parecchio.
Il fenomeno purtroppo non è recente. Già da qualche decennio è in uso nelle diocesi mettere all’asta chiese ormai non più frequentate. Poiché le chiese si svuotano e non ci sono nemmeno più i sacerdoti, il tutto viene considerato “normale”.
Ma mi chiedo: la scelta, anziché quella di guardare al portafoglio, non dovrebbe essere di fare ogni sforzo per ritrovare la spinta evangelizzatrice, così che le chiese si riempiano di nuovo?
Spesso ci si lava la coscienza con la classica argomentazione: “Con quei soldi sicuramente aiuteremo tanti poveri”. Ma in proposito Gesù ha già risposto:
Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa. I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: «Perché questo spreco? Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!». Ma Gesù, accortosene, disse loro: «Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete. Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura. In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei» (Matteo 26,6-13).
Vieni Signore Gesù! Vieni presto!
Nella foto (abc.es), chiesa trasformata in discoteca, con la postazione del disk jockey sull’altare maggiore
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