Carissimo Valli,
scrivo per renderla partecipe di una piccola esperienza vissuta recentemente.
Domenica 20 agosto, trovandomi per qualche giorno di vacanza sui Colli Albani, con mia moglie ho deciso di approfittarne per partecipare per la prima volta alla santa Messa in rito antico nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, a Roma.
Un’occasione speciale, perché da noi, a Messina, non abbiamo la possibilità di prendere parte a Messe vetus ordo.
Le confesso che abbiamo vissuto un’esperienza molto intensa, bella e spiritualmente arricchente. Ho potuto vedere, per esperienza diretta, come il rito antico non lasci spazio all’eventuale intraprendenza del celebrante, il quale non catalizza l’interesse dei presenti: al centro di tutto c’è la Realtà che viene celebrata e verso la quale anche il celebrante è rivolto. Ma oltre a ciò e a tanto altro, siamo rimasti edificati dall’atteggiamento dei fedeli presenti. Non c’era quel solito chiacchiericcio che caratterizza le nostre assemblee prima e dopo la Messa, ma silenzio, compostezza, raccoglimento. Ho detto a mia moglie: “Queste persone credono veramente nella Presenza Reale”. Lo si capisce anche dal modo di stare dinanzi al Tabernacolo.
La domenica seguente eccoci a Messina, la nostra città. Per la Messa mi reco in una chiesa francescana del centro e qui, nel corso dell’omelia, il sacerdote a un certo punto dice: “Non capisco quelli che hanno nostalgia della Messa antica!”.
Per un attimo ho la sensazione che stia parlando proprio a me! Il celebrante se la prende con i baldacchini, i paramenti esagerati, con quelli che “non accettano il Vaticano II e nonostante ciò vanno a Messa, perché non sanno che il Vaticano II ha riportato in vigore ciò che era antico, come quest’altare posto al centro, che permette di celebrare come avveniva anticamente”. Poi dice: “Non comprendo quelli che hanno nostalgia dei preti che celebrano con le spalle rivolte alla gente. Non dobbiamo annunziare la fede con le immagini sacre e i rosariucci. Noi annunciamo la fede quando, portando a spasso il cane, raccogliamo le feci; quando facciamo picnic e puliamo dove abbiamo sporcato, quando perdoniamo in famiglia, quando portiamo i pesi gli uni degli altri”. Parole testuali! Senza aggiunte né omissioni.
A questo punto l’istinto mi dice di alzarmi e uscire, ma mi faccio violenza e resto, perché ancora credo nel sacrificio eucaristico.
Mi sembra che non ci sia troppo da meravigliarsi se alle Messe domenicali novus ordo, nelle quali si ascoltano queste omelie, si registra un crollo di presenze, mentre una chiesa come la Santissima Trinità dei Pellegrini è sempre strapiena, con tanti giovani e tante famiglie al completo.
Nell’arco di una sola settimana ho vissuto una duplice realtà: a Roma consolante, a Messina deprimente. Alla Santissima Trinità dei Pellegrini ho potuto dire: “Com’è bello, Signore, stare qui”. Una settimana dopo lasciavo la chiesa tristemente, con animo depresso, in solitudine.
In seguito ho riflettuto sul fatto che il 20 agosto è il giorno della morte di san Pio X. Poiché non avevo mai partecipato prima a una Messa in rito antico, chissà, forse si è trattato di un piccolo dono da parte del papa santo.
Nel salutarla con tanto affetto, caro Valli, la ringrazio vivamente per il lavoro che svolge con Duc in altum, così utile e prezioso per noi.
Carmelo
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Chiedo ai lettori di Duc in altum che vivono nella zona di Messina di suggerire a Carmelo dove potrebbe partecipare a Sante Messe vetus ordo. Grazie! Scrivete a: blogducinaltum@gmail.com
A.M.V.