Cronache dal mondo di Comunione e Liberazione. Tra tensioni interne e sbandamenti, dove sta andando il Movimento?
di Francesco Balducci
Non mancano le novità estive nel mondo di Comunione e Liberazione e dei Memores Domini. Tra fine luglio e i primi di agosto si è svolto il consueto ritiro dell’Associazione laicale che riunisce circa 1800, tra uomini e donne, che hanno scelto di vivere il carisma di don Giussani in povertà, castità e obbedienza. Al loro ritiro estivo si è fatta sentire con forza la voce del cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, che ha chiesto al commissario, monsignor Filippo Santoro, di rendere noti i temi affrontati nel corso dell’incontro di pochi giorni prima, lo scorso 21 luglio, tra lo stesso Farrell, i vertici del Dicastero e la Memores Domini. Ricordo che l’associazione laicale di consacrati è commissariata dal 24 settembre 2021.
Nel resoconto, pubblicato il 29 luglio in una lettera recapitata a tutti i Memores, il cardinale Farrell ha fatto il punto della situazione, notando che dall’inizio del commissariamento a oggi permangono grandi difficoltà tra i consacrati laici di CL, ancora influenzati da Carrón. Il porporato statunitense ha evidenziato alcuni aspetti positivi della strada intrapresa dai Memores nell’ultimo triennio, ma ha “indicato – si legge in un passaggio della lettera – alcuni aspetti critici da affrontare con decisione: la mancanza di un’adeguata chiarezza sugli errori del passato; un concetto errato di autorità, per il quale la fedeltà al carisma viene fatta coincidere con la fedeltà a chi riveste il ruolo di autorità; una conseguente interpretazione deviante del concetto di obbedienza e di comunione; una concezione erronea del primato dell’esperienza, per la quale ciascuno giudica soggettivamente l’esperienza di Cristo, senza tener conto che è compito della Chiesa discernere l’autenticità dei carismi; una chiusura rispetto alla verifica da parte dell’autorità della Chiesa”.
Nella stessa missiva, il cardinale Farrell ha ordinato che venisse resa pubblica tra i Memores la lettera del 10 luglio 2019 che lo stesso prefetto del Dicastero aveva scritto all’allora presidente dei Memores Domini, Antonella Frongillo, e in cui venivano mosse accuse dure e circostanziate a lei stessa e all’allora presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julian Carrón. Lettera che è stata tenuta nascosta per quattro anni, nonostante la Chiesa avesse chiesto di renderla pubblica tra i Memores subito, nel luglio 2019.
E qui Duc in altum è in grado di svelare un retroscena interessante. Dopo la ricezione della lettera, Carrón riuscì a farsi ricevere in Vaticano dal pontefice, dopo un paio di mesi, il 19 settembre, sperando che papa Francesco sconfessasse in qualche modo il titolare del Dicastero per i Laici. Invece, il prelato spagnolo fu invitato dal papa a seguire le indicazioni di Farrell. Carrón tuttavia se ne guardò bene, tenne la lettera in un cassetto e nel 2020 si fece rieleggere presidente della Fraternità di CL. E se ne comprende il perché. Il documento è un chiaro atto di accusa a chi ha guidato CL e i Memores dopo la morte del Fondatore: “Negli interventi Suoi (il riferimento è alla presidente MD, Frongillo, ndr) e del reverendo Carrón – scriveva quattro anni fa il cardinale – si riscontrano una grave svalutazione del riconoscimento pontificio (definito “bollino”, “conferma di una commessa” ecc.); l’affermazione del primato dell’esperienza personale sul discernimento della Chiesa; l’indifferenza circa l’immanenza dell’associazione nella Chiesa; lo svilimento dell’autorità ecclesiastica. Purtroppo, emerge un’inadeguata comprensione del diritto della Chiesa”.
Con la gestione Carrón (costretto poi a dimettersi nel novembre 2021), è emerso in CL un elemento che mai ci si sarebbe aspettati dai figli di don Giussani, che sull’obbedienza alla Chiesa è sempre stato cristallino, tanto da dire una volta al cardinale Colombo di Milano: “Se Lei me lo chiede, sciolgo CL anche domani mattina”. Perché non è solo nei Memores che si ravvisa una incapacità di obbedire alla Chiesa, ma anche in Comunione e Liberazione, dove gli aderenti, confusi da anni di insegnamenti erronei con la guida precedente, sembrano non riuscire a capire cosa è accaduto negli anni passati, mentre il cardinale Farrell a nome della Chiesa chiede con insistenza che questo venga spiegato. Il risultato è che il nuovo presidente Davide Prosperi viene percepito dalla stragrande maggioranza degli aderenti come una sorta di usurpatore, che ha estromesso Carrón con l’aiuto della Chiesa. Le comunità locali sono guidate tutte, tranne in un paio di casi, da esponenti di obbedienza carroniana. Lo stesso dicasi per tutte le altre realtà della galassia ciellina, dalla Compagnia delle Opere alla Foe, passando per il Meeting di Rimini, dove, tra spazi dedicati all’anticristiana Agenda 2030 e odi ai poteri forti, si fatica a riconoscere i connotati di quella grande kermesse culturale che nei decenni passati sfidò vittoriosamente il laicismo. Non è un caso che, come ha notato acutamente il giornalista e scrittore Antonio Socci, si sia mobilitato il grande quotidiano della borghesia laica italiana per scongiurare il ritorno di CL al carisma originario.
I timidi tentativi del presidente Prosperi di invertire la rotta si scontrano con l’opposizione di una classe dirigente carroniana che non si è dimessa e anzi lavora sotto traccia per creare l’alternativa a Prosperi e riprendere la guida del Movimento nel 2026, quando si terranno le elezioni per la scelta del nuovo presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. Bruciato, per le ragioni spiegate sopra, il nome di Carrón (che fino a pochi mesi fa girava tutte le comunità locali d’Italia per tenere desta l’opposizione, prima che un intervento netto e discreto del pontefice, raccontano fonti interne, lo facesse smettere), i fan del sacerdote spagnolo ora puntano su un giovane teologo di origine siciliana, che gode dell’investitura della classe dirigente carroniana e che – se si votasse oggi – vincerebbe a mani basse.
Probabilmente la Chiesa e il Dicastero per i Laici, e questo è il grande interrogativo che si stanno ponendo alcuni militanti di CL, hanno sottovalutato la gravità della situazione e hanno adottato una soluzione intermedia per la Fraternità di Comunione e Liberazione, evitandole un commissariamento (come fatto con i Memores), provvediento che invece, ex post, sarebbe stato probabilmente salutare. Prosperi non ha i poteri di un monsignor Santoro, non riesce a intervenire in maniera efficace nel governo della Fraternità, e non riesce quindi ad affrontare i tanti problemi che affliggono il Movimento: una scarsa maturità ecclesiale; una ancora più scarsa formazione dottrinale; un allineamento al pensiero del mondo su tanti, troppi temi; una perdita della dimensione educativa (con la chiusura di non poche scuole nate da cooperative e da persone cresciute alla sequela di don Giussani, e la trasformazione della maggior parte di quelle rimaste in scuole d’élites, per ricchi); e l’invecchiamento anagrafico di CL, nato come movimento di studenti medi e universitari crollati, durante la gestione carroniana, da 11 mila agli attuali 2.500 aderenti negli atenei italiani. Più o meno tutti figli di ciellini, tra l’altro: segno che si sono perse quella capacità di attrattiva e quella dimensione missionaria che erano il cuore dell’insegnamento di don Giussani.
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Nella foto, la prima pagina della lettera inviata dal cardinale Farrell il 10 luglio 2019 all’allora presidente dei Memores Domini, Antonella Frongillo