Lo strano caso del giudice Zaffaroni

Nonostante il suo passato come promotore di programmi contro la vita, Eugenio Zaffaroni, giudice e penalista argentino, è stato voluto da papa Francesco tra i membri fondatori del consiglio di amministrazione di un nuovo istituto per i “diritti sociali” con sede in Vaticano.

Vecchio amico di Bergoglio, Eugenio Raúl Zaffaroni ha un passato quanto meno controverso, in particolare per il suo sostegno all’omosessualità e all’aborto e per una torbida vicenda di sfruttamento della prostituzione.

Attraverso un chirografo [qui], il papa ha deliberato “la creazione dell’Istituto per l’indagine e la promozione dei diritti sociali Fray Bartolomé de las Casas, con scopi accademici, didattici e formativi sul tema dei diritti sociali, migrazioni e colonialismo”. I membri del consiglio accademico dell’istituto Bartolomé de las Casas nominati dal papa per il quinquennio 2023-28 sono i professori Raúl Eugenio Zaffaroni, Alberto Filippi e Marcelo Suárez Orozco.

Il nuovo organismo opererà nell’ambito della Pontificia accademia delle scienze sociali, presieduta dal cardinale Peter Turkson, e sarà sostenuto economicamente, diretto e amministrato dal Comitato panamericano dei giudici per i diritti sociali e la dottrina francescana, creato dal pontefice in Vaticano nel giugno 2019.

Il Comitato fu costituito dopo un incontro, tenutosi in Vaticano, di centoventi magistrati provenienti da tutte le Americhe. Secondo il chirografo del papa, l’organismo è orientato alla “tutela e promozione dei diritti sociali da parte della magistratura, ponendo particolare attenzione ai settori sociali scartati, colpiti dai diversi processi del neocolonialismo”.

Zaffaroni è noto per le sue posizioni a promozione dell’aborto e dell’omosessualità. Ex membro, dal 2003 al 2015, della Corte Suprema argentina, è stato anche giudice della Corte interamericana dei diritti umani dal 2016 al 2022.

Come riportato da Maike Hickson in LifeSiteNews, Zaffaroni è stato il principale responsabile dell’organizzazione di un evento in Vaticano per attivisti LGBTQ sulla depenalizzazione dell’omosessualità. Nella lettera di invito, si leggeva che “le parole del professor Zaffaroni saranno seguite da un discorso storico di Sua Santità attinente all’argomento trattato”.

L’evento fu rivelato da Frédéric Martel, omosessuale dichiarato, attivista Lgbtq e autore di un libro, Sodoma, in cui si denuncia la diffusa omosessualità tra il clero in Vaticano. Martel ha descritto Zaffaroni come “un amico di papa Francesco”.

A sostegno di questa affermazione c’è il fatto, documentato, che nel 2010 Bergoglio, quando era arcivescovo di Buenos Aires, invitò Zaffaroni a partecipare come relatore a un evento diocesano sui bambini e i giovani, cosa che all’epoca suscitò indignazione tra i cattolici. Una lettera inviata all’allora cardinale Bergoglio descriveva Zaffaroni come un personaggio che “difende pubblicamente il diritto all’aborto (proprio in un momento in cui il nostro Paese è preda di una spietata campagna a favore dell’assassinio di innocenti), e si è espresso chiaramente ed enfaticamente a favore del ‘matrimonio’ omosessuale (che comporta la possibilità di adozione riconosciuta dalla legge), così come a favore della depenalizzazione della droga e degli innumerevoli peccati dai quali la Chiesa   – come Madre e Maestra – e i suoi pastori devono proteggere i propri figli”.

Zaffaroni non nasconde di essere da tempo sostenitore della depenalizzazione delle relazioni omosessuali e di opporsi alla criminalizzazione dell’aborto.

Un punto d’incontro tra il papa e il giudice argentino è la comune difesa della cosiddetta “ecologia integrale”, compreso il sostegno alla pachamama. Come si ricorderà, nel 2019 Francesco partecipò all’evento che in Vaticano vide la venerazione delle statue della dea Inca della fertilità, statue che furono poi collocate in una chiesa a pochi metri dal Vaticano (Santa Maria in Traspontina), prima che Alexander Tschugguel le gettasse nel Tevere, un gesto per il quale Francesco si scusò con i leader indigeni dell’Amazzonia.

Lui stesso sostenitore dell’idolatria pachamamica, Zaffaroni è stato elogiato dall’ex sacerdote francescano Leonardo Boff, teologo della liberazione, per un suo libro intitolato La Pachamama e l’essere umano. Un libro, secondo Boff, in linea con l’enciclica ambientalista di Francesco Laudato sì’.

Nel libro, Zaffaroni si mostra in sintonia anche con la Fratelli tutti, condividendo con Francesco un concetto di fraternità separato dalla religione e proposto come risposta alle crisi dell’umanità.

Un’indagine del 2011, condotta da Perfil, scoprì che numerosi appartamenti di proprietà di Zaffaroni a Buenos Aires venivano utilizzati per una lucrosa attività di prostituzione.

Zaffaroni negò di essere coinvolto, sostenendo che la gestione dell’immobile era affidata a una società e che lui fu vittima di una campagna mediatica. Successivamente furono avanzate richieste per l’impeachment di Zaffaroni, dato che all’epoca prestava servizio come giudice presso la Corte Suprema argentina.

Nel 2013, l’avvocato di Zaffaroni Ricardo Montivero testimoniò in tribunale che era lui a gestire il business della prostituzione, non il giudice. Per il suo reato Montivero fi condannato a pagare una multa, la pena minima.

Come riportato da Perfil, Marcia González, che gestiva alcuni bordelli negli appartamenti affittati da Zaffaroni, nel 2012 morì in un incidente stradale. Con lei in auto c’erano Angélica Duarte, che aveva affittato altri due appartamenti di Zaffaroni per farne bordelli, e Juan José Cantero, ex commissario della Polizia Federale che era stato sposato con la Duarte.

Fonte: lifesitenews.com

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Nella foto (lavoz.com.ar), Zaffaroni con Francesco

 

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