Lettera / Io, sacerdote cattolico, chiedo: “Nello sfacelo più totale, davvero vogliamo fare le pulci alla FSSPX?”
Cari amici di Duc in altum, circa la serie di articoli che La Nuova Bussola Quotidiana ha dedicato alla Fraternità sacerdotale San Pio X (sollevando non poche perplessità e numerose domande), il blog ha ricevuto un’infinità di reazioni e ovviamente non le ho potute pubblicare tutte. Ora mi arriva il contributo che trovate qui sotto e che mi sembra estremamente significativo. Lo ha scritto un sacerdote che conosco bene ma che, per evidenti motivi, non può firmarsi. È un articolo che spiega molto bene come vanno le cose nella Chiesa oggi.
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Caro Aldo Maria Valli,
ho seguito, invero un po’ da lontano, la querelle attorno alla FSSPX sollevata dall’amica e stimata Luisella Scrosati sulle pagine della Nuova Bussola Quotidiana. Non riesco ad avere un’opinione netta sul tema, e forse dalle prossime righe se ne comprenderà il motivo. Quindi considero questo mio intervento come una condivisione e poco più.
Anticipo la mia tesi: la FSSPX è un castigo di Dio contro la Chiesa cattolica. E quando parlo di castigo voglio subito mettere la sottolineatura su un elemento, che è quello della responsabilità. Chi subisce un castigo, teologicamente parlando, è responsabile e si è meritato tale punizione. La Chiesa – intesa ovviamente non come corpo mistico, una santa cattolica e apostolica, ma come insieme di uomini di Chiesa vissuti in un certo frangente storico – si è resa protagonista di azioni siffatte da meritarle come conseguenza tale castigo, e cioè la comparsa della FSSPX. E tanto più ha perdurato nelle sue ostinazioni ed errori, tanto più il fenomeno della FSSPX è cresciuto.
Tanto per essere chiari, i principali manuali di storia ecclesiastica adoperati nei seminari moderni non hanno nessun freno nel puntare il dito contro pontefici e vescovi, accusati di essere responsabili di tutte quelle reazioni che vanno sotto il nome di eresie, scismi, riforme eccetera. Il revisionismo modernista non ha problemi nel metter sul tavolo gli errori, le piccinerie, le beghe politiche che starebbero all’origine della rottura con gli Ortodossi, con i luterani, con i comunisti e via dicendo. Prendo per buona la lezione e la completo: pontefici e vescovi sono responsabili della reazione lefebvriana.
Detto questo, cosa penso della critica sollevata sulla Nuova Bussola Quotidiana? Scrosati insiste, di per sé giustamente, attorno all’importanza del Diritto canonico e quindi attorno a quei punti del Diritto che squalificano giuridicamente l’azione della FSSPX. Io mi limito a osservare che il Diritto canonico oggi è tranquillamente calpestato dalla maggior parte dei chierici, di qualsiasi grado. Che si tratti di canoni giuridici o di rubriche liturgiche è davvero difficile trovare una tutela e un rispetto, che non siano di alcuni singoli. Sui larghi numeri, almeno nella nostra Europa, le posizioni del clero, insofferente di leggi e norme, schiacciano senza possibilità di replica quelle del clero rispettoso delle stesse. L’atteggiamento sciagurato di preti e collaboratori vari rispetto alla distribuzione delle specie eucaristiche è solo l’ultima e più diffusa delle manifestazioni di tale anarchia.
Vogliamo trovare un fondamento teologico oggettivo, che motivi le nette posizioni canoniche e quindi tenga in scacco le pretese azioni pastorali della FSSPX? Possiamo farlo e vorrei poterlo fare. Ma in questi anni, pur dispiacendomi per la situazione teologico-pastorale assunta dalle centinaia di sacerdoti lefebvriani sparsi nel mondo, sono piuttosto atterrito dalla totale arrendevolezza dei milioni di cattolici che hanno accettato Amoris laetitia, Mitis et Misericors Iesus, Mitis Iudex Dominus Iesus, Gaudete et exultate, nonché la modifica contro natura del nuovo insegnamento sulla pena di morte, per non parlare della legittimazione e poi esortazione alla vaccinazione pro-abortiva, al compromesso coi protocolli psico-sanitari eccetera eccetera.
Davvero in un momento storico in cui la Legge e la Liturgia sono saltate, in cui il Magistero è sconvolto, in cui la Pastorale è dilaniata, possiamo attaccare la FSSPX appoggiandoci a sottili distinguo canonici, liturgici, magisteriali e pastorali?
Certo che possiamo. Anzi, forse dobbiamo. Eppure a me questo sembra completamente assurdo. Non che io abbia una risposta o un’alternativa. Solo che a me personalmente sembra assurdo.
Debbo aggiungere una testimonianza personale, affinché possiate capirmi. In pochi anni dalla mia Ordinazione stavo curando e facendo crescere un bel gruppo di fedeli, che si incontravano ogni domenica per la recita del Santo Rosario e la celebrazione della Missa cattolica, secondo le disposizioni di Summorum Pontificum. A ciò si aggiungevano pellegrinaggi e momenti di formazione. Avevo accompagnato tale crescita in un costante confronto coi superiori e i referenti, passando addirittura dal Consiglio pastorale. Punto d’onore è il taglio che abbiamo sempre tenuto nella nostra vita pastorale tradizionale: mentre già fioccavano le polemiche contro Papa Francesco e si diffondevano gli strappi alla don Minutella o le tesi di Cionci, noi portavamo avanti un cammino di profonda comunione con la Chiesa. In tale gruppo, che coinvolgeva almeno duecento persone, sono entrati numerosi fedeli che prima orbitavano attorno alle cappelle della FSSPX o peggio. La ricchezza spirituale che si generava da queste esperienze era tale da vincere ideologie ed estremismi e riusciva a fare quello che ogni parrocchia ordinaria dovrebbe fare: tenersi vicine le pecorelle, anche le più indomite, e accompagnarle con gradualità verso una sempre maggiore comunione con la Chiesa di Cristo e una sempre più autentica pace interiore.
Poi è arrivata Traditionis custodes e quindi, coerente con la mia linea, sono andato dai superiori, cioè in questo caso dal vescovo, e ho presentato la situazione chiedendo di poter proseguire con l’apostolato tradizionale. Tralascio i dettagli dell’incontro, per non fare la fine di Cam, e mi limito agli esiti: in nome dei desiderata del Papa, redatti in Traditionis custodes, il gruppo andava sciolto. A espressa domanda: “Che ne sarà dei fedeli in generale e soprattutto di quelli che in tal modo ricadranno nella FSSPX?”, altrettanto netta è stata la risposta: “Tanto ci sarebbero tornati comunque”.
Capite? Ai nostri vescovi non interessa la salvezza delle anime, non interessa il destino del gregge, non interessa la sofferenza dei fedeli: devono solo attuare protocolli.
Io da allora ho obbedito. Ho sciolto la cappellania e ho smesso di celebrare la Missa coi fedeli. Alcuni di loro sono andati incontro a un esito che reputo molto triste e del quale il Vescovo renderà severamente conto davanti a Dio. Lo scrivo volentieri, così se quel vescovo si riconosce in questo scritto magari inizia a fare un po’ di penitenza. C’è tempo fino al ritorno del padrone della vigna. Altri più semplicemente sono finiti nella FSSPX.
Ecco, ora dovreste capire appieno la mia perplessità: abbiamo di fronte lo sfacelo più totale, l’arroganza, l’egoismo, il clericalismo sfrenato, ma dobbiamo fare le pulci alla FSSPX? Il tutto mentre decine di persone vanno direttamente al seguito di don Minutella e di altri chierici vaganti. Direi di più, il tutto mentre una certa fetta di fedeli usa i servizi della FSSPX, ben consapevole dei limiti della Fraternità e però è a ciò costretta, perché la Chiesa, poco Mater e poco Magistra, li tratta peggio che paria, e li mette in coda a transessuali e clandestini.
Vogliamo davvero far guerra alla FSSPX in questo contesto? Che devo rispondere? Facciamola. La sana Teologia e la Legge canonica ce lo chiedono. Però io non posso aggregarmi a questa sana e santa denuncia. Perché ho negli occhi lo sguardo gelido del vescovo e lo sguardo sconfortato dei fedeli cacciati dalle chiese o costretti a liturgie blasfeme.
E già, pensavate forse che nel frattempo la Curia avesse avviato una campagna per sconfiggere gli abusi liturgici e avviare una crociata di rinnovamento eucaristico? Davvero lo pensavate?
E con questo rispondo direttamente a un lettore di Duc in altum, secondo il quale se monsignor Lefebvre non avesse proceduto con il suo strappo avremmo avuto ancora più frutti e una maggior diffusione della Missa cattolica, essa non si sarebbe legata a movimenti più o meno scismatici e così lo stesso Francesco l’avrebbe accolta meglio. Apprezzo il buon cuore di chi esprime tali sogni. Probabilmente vi è molta ignoranza circa la vita clericale reale e l’aperta persecuzione liturgica subita negli ultimi decenni dai miti fedeli rimasti attaccati alla Tradizione e restii a qualsivoglia strappo. Devo davvero riportare le frasi di insulto con cui Benedetto XVI e il Summorum Pontificum venivano accolti dal clero, prima ancora della sua rinuncia (vera o presunta)? Credete che portare avanti la Missa secondo il Summorum Pontificum sia stato facile e agevolato per noi pochissimi che ci abbiamo provato? Posso aggiungere che io stesso da seminarista ho assistito alle Missae della FSSPX (senza mai comunicarmi!) e ho trovato più aiuti da parte loro nel guidarmi a celebrare secondo il Summoum Pontificum di quanti abbia mai potuto trovarne nella Chiesa! Lo dico e lo ripeto: i lefebvriani mi hanno aiutato a conoscere e apprendere la celebrazione della Missa cattolica, pur sapendo che avrei seguito il solco del Summorum Pontificum e non il loro. Per contro, i veri cattolici, nella mia esperienza, hanno sempre irriso Benedetto XVI su questo punto (si eccettuano eccezioni sparute).
Concludo. Io comprendo davvero l’esigenza di fare chiarezza teologica e canonica e so che non si può passare oltre ad essa in modo indolore. Credo che il contributo della querelle sui lefebvriani abbia una sua dignità culturale e vada approfondito. Però nell’attuale contesto io non mi sento di appoggiare tale causa. Credo non sia il momento. Mi sento in guerra, e in guerra le sottigliezze morali lasciano il campo agli sforzi per sopravvivere. In questa mia posizione c’è anche tutto il dolore di chi sa che la FSSPX per come si pone è una trincea di rifugio e non una patria. O qualcosa di simile. Non posso appoggiare la causa perché diverrei come il mio vescovo: un traditore del gregge. Uno di quei farisei che impongono ai fedeli pesi enormi, che loro non spostano nemmeno con un dito: Cristo folgora quei tali!
E al lettore che invoca la pace sperando nella bontà dei pastori, cito volentieri l’epilogo della guerra messicana dei Cristeros. Lo ricordate? Il Papa chiese la pace, come fa sempre il Papa dinanzi a una guerra. I guerriglieri cattolici allora negoziarono, vennero allo scoperto di fronte al governo massone che li perseguitava e ottennero la pace. Ma dopo poco tempo il governo fece strame dei trattati e dei guerriglieri ormai svelatisi dai loro nascondigli.
Ecco, se invitassi i fedeli a consegnarsi al clero, io oggi mi sentirei come al tempo dei Cristeros. Con l’ulteriore analogia: che i nostri nemici sono i massoni. Ma con una differenza: il Papa allora non poteva sapere con certezza che il governo avrebbe tradito i buoni cristiani. Noi invece oggi lo sappiamo: da Roma vogliono le teste della Tradizione. Io lo so per averlo letto nello sguardo del mio vescovo.
Che dunque? La fuga verso la FSSPX è sana? Certo che no. Ma è sopravvivenza, almeno per alcuni fedeli. E per la Chiesa è un castigo con cui è fustigata la sua dimenticanza della missione per cui Cristo l’ha fondata. Uno dei castighi che si sta meritando. Il primo e uno dei più lievi. Poi col crescere della guerra arriverà di peggio. Ma queste non sono teorie o consigli, è solo la condivisione di un sacerdote che ogni giorno di più si chiede dove stiamo precipitando, e prega che i suoi fedeli trovino un rifugio da qualsivoglia parte. Io, essendo nell’obbedienza, non posso più essere rifugio per nessuno. Che l’Immacolata ci custodisca!
Un sacerdote cattolico
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