Monsignor Schneider scrive al vescovo Strickland: “I futuri papi la ringrazieranno per la sua fedeltà”
Cari amici di Duc in altum, vi propongo la versione italiana della lettera che monsignor Athanasius Schneider ha inviato al confratello vescovo monsignor Joseph Edward Strickland, vescovo di Tyler (Texas), di recente sottoposto a una visita apostolica punitiva per aver apertamente preso posizione a difesa dell’immutabile Dottrina cattolica (in particolare su vita, matrimonio, eucarestia, sessualità, ordinazione femminile) e della Tradizione. In Vaticano il papa sta pensando di chiedere le dimissioni di Strickland, ma il vescovo non si è lasciato intimidire. Anzi, ha assunto una posizione molto critica verso l’ormai imminente sinodo sulla sinodalità: “Non mi fermeranno. Quando parliamo della verità di Gesù Cristo, non esiste il politicamente corretto. Il mondo può cercare di farci chiudere, ma non funzionerà”.
E per questa sua fermezza il vescovo di Tyler riceve ora il pieno appoggio e la fraterna solidarietà di monsignor Schneider.
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di monsignor Athanasius Schneider
Eccellenza, vescovo Strickland, caro e stimato fratello nell’episcopato!
È per me un privilegio e una gioia esprimerle tutta la mia gratitudine e il mio apprezzamento per la sua intrepida dedizione nel custodire, trasmettere e difendere senza compromessi la fede cattolica, così come gli apostoli l’hanno consegnata alla Chiesa e con la quale tutte le generazioni di cattolici, in particolare i nostri antenati, i nostri padri e le nostre madri, i nostri sacerdoti e le nostre religiose-catechiste, si sono nutriti. In tutta verità possiamo applicare a lei, caro vescovo Strickland, ciò che san Basilio affermò a suo tempo: “L’unica accusa che ora è sicura di ottenere una severa punizione è l’attenta osservanza delle tradizioni dei Padri” (Ep. 243).
Mi permetta di condividere le seguenti parole di grande attualità dello stesso grande e santo vescovo:
“Le dottrine della vera religione sono rovesciate. Le leggi della Chiesa sono in confusione. L’ambizione degli uomini, che non hanno alcun timore di Dio, si precipita nelle alte cariche della Chiesa, e le cariche esaltate sono ora pubblicamente conosciute come il premio dell’empietà. Il risultato è che quanto più un uomo bestemmia, tanto più il popolo lo ritiene adatto a diventare vescovo. La dignità clericale appartiene al passato. Mancano del tutto gli uomini che pascono il gregge del Signore con cognizione di causa. Gli uomini di Chiesa che detengono l’autorità hanno paura di parlare, perché coloro che hanno raggiunto il potere per interesse umano sono schiavi di coloro a cui devono il loro avanzamento. La fede è incerta; le anime sono immerse nell’ignoranza perché gli adulatori della parola imitano la verità. Le bocche dei veri credenti sono mute, mentre ogni lingua blasfema si agita liberamente; le cose sante sono calpestate” (Ep. 92).
Viviamo davvero in un’epoca come quella descritta da san Basilio con una così sorprendente somiglianza.
Le parole di san Basilio nella sua lettera a Papa san Damaso, in cui chiedeva l’aiuto e l’intervento efficace del papa, sono pienamente applicabili alla nostra situazione odierna:
“La sapienza di questo mondo vince i premi più alti nella Chiesa e ha rifiutato la gloria della croce. I pastori sono stati scacciati e al loro posto sono stati introdotti lupi spaventosi che mettono in fuga il gregge di Cristo. Le case di preghiera non hanno nessuno che vi si riunisca; i luoghi deserti sono pieni di folle lamentose. Gli anziani si lamentano quando confrontano il presente con il passato. I giovani sono ancora più da compatire, perché non sanno di cosa sono stati privati” (Ep. 90).
Caro vescovo Strickland, a differenza di san Basilio che si rivolgeva a Papa Damaso, lei non ha, purtroppo, la possibilità reale di rivolgersi a Papa Francesco affinché la aiuti a mantenere con zelo le sante tradizioni del passato. Al contrario, la Santa Sede la mette ora sotto osservazione e la minaccia di intimidazioni e di privazione della cura episcopale del suo gregge a Tyler, fondamentalmente solo per l’unica ragione che lei, come san Basilio, sant’Atanasio e molti altri vescovi confessori nella storia, sta mantenendo le tradizioni dei Padri; solo perché non sta mettendo a tacere la verità, solo perché non si sta comportando come non pochi dei vescovi dei nostri giorni, che – usando le parole di san Gregorio nazianzeno – si comportano come i vescovi di oggi: “Sono al servizio dei tempi e delle esigenze delle masse, lasciano la loro barca al vento che soffia al momento e, come camaleonti, sanno dare alla loro parola molti colori” (De vita sua. Carmina 2, 11).
Tuttavia, caro vescovo Strickland, lei ha la felicità di sapere che tutti i papi del passato, tutti i coraggiosi vescovi confessori del passato, tutti i martiri cattolici che, secondo le parole di santa Teresa d’Avila, erano “decisi a subire mille morti per un solo articolo del credo” (Vita di Teresa di Gesù, 25, 12), la stanno sostenendo e incoraggiando. Inoltre, i piccoli della Chiesa pregano per lei e la sostengono; sono un esercito sempre più numeroso, anche se piccolo, di fedeli laici – negli Stati Uniti e in tutto il mondo – che sono stati messi in disparte da ecclesiastici di alto rango, anche in Vaticano, la cui preoccupazione principale sembra essere quella di compiacere il mondo e di promuovere la loro agenda naturalistica e l’approvazione del peccato dell’attività omosessuale sotto la maschera dell’accoglienza e dell’inclusione.
Caro vescovo Strickland, grazie per aver deciso di “servire il Signore e non il tempo”, come sant’Atanasio ammonì una volta i vescovi (Ep. ad Dracontium). Prego che altri vescovi dei nostri giorni possano, come lei, alzare la voce in difesa della Fede cattolica, fornendo così il nutrimento spirituale e la consolazione a molti cattolici, che si sentono spesso abbandonati come orfani.
Sicuramente i futuri papi la ringrazieranno per la sua intrepida fedeltà alla Fede cattolica e alle sue sante tradizioni, con la quale lei ha contribuito all’onore della Sede Apostolica, in parte oscurato e macchiato dal nostro tempo sfavorevole.
San Giuseppe, suo patrono, il “servo buono e fedele”, sia sempre dalla sua parte e la Beata Vergine Maria, la nostra dolce Madre celeste, distruttrice di tutte le eresie, sia la sua forza e il suo rifugio.
Con profonda stima, uniti nella santa battaglia per la Fede e nelle preghiere,
+Athanisus Schneider, vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana