Sull’incontro Bergoglio – Stallone
di Nicolò Raggi
Caro Valli,
mi auguro che lei non abbia visto la sconfortante scena dell’incontro di Bergoglio con Sylvester Stallone e famiglia, avvenuto qualche giorno fa (qui per chi regge bene i colpi), la cui fugacità non ha potuto mitigare l’amarezza.
Se uno non conoscesse i due personaggi – ma è una grazia riservata a pochi – si direbbe essere il claudicante vestito di bianco a far visita al boss di una qualche organizzazione certamente a scopo di lucro, personaggio, questo, ultimamente interpretato dallo stesso Stallone in una squallida serie TV di grande successo.
Al di là di tutto, ci si potrebbe chiedere per quali motivi Bergoglio, che rifiuta di ricevere i suoi stessi cardinali come avvenuto con Zen e con i quattro dei dubia, abbia preferito proprio l’elegante Sly, e a me ne vengono in mente di ottimi:
– Stallone tiene alla famiglia. A tutte, veramente. Con l’ultima moglie, la terza, è sposato da quando aveva cinquant’anni (e lei ventotto), anche se non si sa ancora per quanto;
– Si droga e gli dispiace (qui), si droga e ne va fiero (qui);
– Non si esprime politicamente: è repubblicano con i repubblicani e democratico con i democratici;
– È un cattolico devoto e in suffragio dei defunti fa praticare rituali hindu (qui);
– Non esiste un suo film in cui tutti escano con le ossa intere, quando non crivellate di colpi, ma lui è contro le armi (qui).
Insomma, uno così come fai a non riceverlo (dopo avergli consegnato le chiavi del Vaticano lo scorso anno, qui)?
Le affinità sono in effetti notevoli e prossimamente mi aspetto di vedere in udienza anche Rocco Siffredi, che da anni si batte contro la pornografia, producendola.
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Caro Raggi,
forse lei ricorderà lo schiaffo (detto anche papagno) rifilato da Francesco alla donna che in piazza San Pietro gli afferrò la mano (qui).
Bene. Pare proprio che, in vista di prossimi match (ops, volevo dire incontri) con i fedeli, Francesco abbia chiesto a Stallone, in quanto interprete della serie di film dedicati al pugile Rocky, alcune opportune dritte, in particolare per migliorare la velocità nel colpire. In modo misericordioso, s’intende.
“Siamo cresciuti con i tuoi film” ha detto Francesco a Stallone, rivelando così di essersi allenato a lungo al fine di rendere la sua misericordia sempre più efficace.
Risulta inoltre che Francesco abbia chiesto a Stallone qualche indicazione sul modo migliore di colpire misericordiosamente certi prelati e vescovi non troppo allineati. “Il mio misericordioso gancio – pare abbia detto Francesco – non è più quello di una volta, però il misericordioso uppercut è ancora abbastanza buono”.
“Mi creda”, ha risposto Stallone, “per chi non vuole sentire non c’è niente di meglio di un bel diretto sotto l’orecchio. Non mette l’avversario al tappeto, ma fa appannare il cervello”.
Dunque, caro Raggi, direi che l’udienza ha avuto un suo perché.
A.M.V.